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374 excludantur , l. licet , C. de mat. liberis , in fnes Quantunque j figli vacurali pogino effer infti. citi eredi vnineríali, fe i Padri non habno figlio legitimo : C. de flús natmrals ead. l. e lo tiene Leo lib. 2. de inf. cap. 239. dub. 6. mum. 71.Figlio naturale fi chiama quello , che na. Íce da Genitori, fra” quali nel tempo del con. cepirfi, e naícere non era impedimento diri. mente 5 e Spurij fon quelli, che naícono da Ge. nitori, che al tempo di concepirfi , e naícere, aucuano "impedimento dirimence; come que!a lo , che naíce da Parenti dentro del quarto Era- do, ó cfiendo maritato , ó ordinato in Sacris fuo Padre . 8:c. Il modo lccito , co” quale queÑ'infermo pOs teva laíciare qualche coía 21 Gglio Spurio, era, inflituendo Ercde vn'amico , ó confidente, prt- gaudolo compiaceríi dar tanto á fuo figlio ; € quefl'amico poi potrebbe darglielo , 8c il ñ glio Spurio riceuerio ¿ ma queño doucua farfi, lena za che Pamico s'obbligafíe, 9 promecrele di fare Ció , che gli dimandaua l'infermo ; perche quefta promeíía farebbe peccato graue, enon farebbe obbligato á fodisfarla , come dice Leí. lio ibid. num. 60. e 62. lo queíto cafo non par» lo degli alimenti , che quefti e coía piana ,che puó il Padre lafciar al figlio fpurio , poiche gli fi deuono per diritto barurale; e non folo puó laíciargll gli alimenci necefarij per viuere, ma anche per la decenza del fuo ftaro, e períone, che ha obbligo di foRentare il figlio fpurio, co- me, fe ha Moglie , ó figli: Sanchez nelli Opufe. lib, 4. cap. 3. dub. 39: nuvr. 3. Y fcq. 8 Anco per tirolo di rimunerazione de” fuoi meriti puó il Padre laíciar al figlio fpurio qualche cofía ; € come pofa faríi quefto , potrá vederí in San- chez ibi. dub. 38. num. 1. e 3.€ nel mtdemo de matrim. lib. 6. difp.6- e Diana part. 5. Tras. 3. refol. 1314 103. FP. M'accuío Padre, che ad ve'alero infermo , che inclinava d laíciare, oltre la je. gitcima , vo'antiparte ad vo figlio, conígliai, che laíclafle cueti vguali, C. E che motivo aucua il Padre di lafciar V'antiparte a quel figlio 3 P. Perche á queíto portana piú amore , che aglialeri. C. Suppongo , ch'é lecito lafciar qualche cofa dí piú d qualche figlio , vn terzo , 6 quia- 10,0 piú , O meno, fecondo difpougono le Jleggi municipali; 8c il laíciar ad vno piú degli alcri fenz'alcra cauía , che di aucrgli pin rene- rezz4 precifamente, non e lecito, come dice Layman Tom. 2. lib. 3. $e. 5. cap. $. num. 13. Si potrá peró fare , aucodofi cauía giufta ,co. mee, fe alcuno di loro e faro pit fedele, 8z ha feruito Con piú follecitudine al Teftatore ¿le sicuno refta piú pouero ;£e lo lafcia molto pic- colo, 8: ha bifogno di qualche cofa di piú per Trattato X111. Dell Y ficio de Parrochi. Dni ex damnato fumt coitu , omni prorfus beneficio gli fudij, 0 fe fi vía lafciar pid el primo gent: tot éc. : 104. P. Altro infermo , che non aucua aleri Parenel che vo pouero fracello , non voleua lafciarlo erede; ma bensi vn” alero efranto, enon volí añoluerlo, fiaché non mutafie vo. lontá, C. Quelto fracello era ia efrema, ó graue neceffira ? P. Padre ,non era io quelte neceffitd , ma avena bifogoo di qualch'ajuto , per poter vin uere con decenza , € minor trauaglio . C. Sarebbe tato mociuo di fcandalo,fe nou laíciaua erede queño fratello ? P. Molto fe oc lameacaua il fracello , e gli aleri aler:si lo cenfurauano , C. Se il fracello foie ia necefficd eftrema , 9 graue, farcbbe Pinfermo obbligaro á lafciaredi per il meno il necedario, perdouuenirí ia que ite neceflicá, fecondo quello, che rracranda della limoGoa difli sella pare. 1. della Prat. Trab 10. 14M. 44. Pag.213.€ eratea piú diffalamence ¡1 P. Moya nelle Seler. Tom. 1. Trat. 6 difps 6! q» 4. ma non eíleado in neceflitá grans, O efec. ma, quaotungu* paris qualche crauaglio, non era obbligaco il Teñatore á lefciarlo erede, le foríi 006 ne feguite Ícandalo ; E' dortrina , che con Bonacina, Sá, 8 alcri, infegoa Diana part. 1. Tras, 8. refol. 85. perché non vé legge varorale, né Dinina , né vmana , che obblighi dlaíciar eredi ú frarclli, non anendo necefica graue,d eftrema, enon feguendone Ícandalo, E notifi, che non fi chiama Ícandalo , ilamen- ti, le mormorazioni, e querimonie , che (de rabnoi fracelli, 8 amici, per non autrli inlti. enicieredi ,come dice Layiman Tom. 1. lib. 3. Trall. 5. Seét, 5. cap. 5. fub num. 17. 5. Dicoz E per cautelare fimiglianci cenfure, fará bene infticuire crede la fua anima, fondar Legari , Opere pie, e laíciar á fracelli il citolo onor:fico del Patronato di queñte Opere pie, come auuers te Laymaa ibid, 105. P. Hó anche qualche Ícrupolo d'va coníiglio , che diedi ad voinfermo , il quale voleua fondare wn' Opera pia; € ¡o nel dils fuafi. C. Che motiuo n'ebbe V.S, ) P. Il vedere , che aucua.molci figli , de il dee fiderio , che li lafciafie comimodi . €. II Tebtacore era períoha di grofle facolcd; che laíciando ál necefiario per il foítentamento decente de' figli, poteíle altresi fondar Opt: ra pia? P. Padresi, vi larcbbe rimafto capitale ba? ficuole . ; C. Adunque non ha V.S. operaro beneja difuadergli la fua pia intenzione ¿ perche e molto conueniente, che i Teftatori fi ricordino» che tutti i beni ricenuci fono di Dio , 8 1n telti- monio di riconofcimenco dedichino qualchó por-,

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