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Cap. IV. Part. 11. Della Decenza, eo” Intenxione per celebrare- P. Nó Padre,perche doppo formai gindizio, chenon le aueno confacrate; non per la ra- gione . che V.Pa mi dice , perche quelta non. la fapevo ; ma perche ¡o ripofi le tali particole anaori la confacrazione nel Sacrario, 8 ebbi intenzione diconfacrarle flando lá dentro fer- rate. C. Per due ragioci reftarono, fenza efcr confecrare quelle partico!le; primo, per non efere la mareria dererminata 5 efecondo , ptr» ché non erano moralmente prefenti, flando ferrate dentro del Sacrario : come con Suarez, Valeoza , € aleri, dice Balto Verb. Encbariftia 1. 24M. 15. P. M'accufo anche, che auendo confacrazo il Calice , riflerrei, che vna goccia di vino, che fiava acraccata alla circonferenza interiores della ccppa , cade, e mefcoló co'¡ Sangue; 6% ebbi Ícrupolo di pigliare , e coclumare il Cali- ce, fe for violauo il digiuno naruraie con quel- la goccia non coníacrata . C. Che modo dintenzione cbbe, quando coníacro il Calice . P. Padre, ebbi intenzione di confacrare, [£. condo quella, che há la Santa Chieía Care rolica > C. Equeña goccia , che fi mefcoló, era nel tempo della confacrazivoc molto vicina all'al. sra porzjone del vino , o era molto diflante, € fu'llabbro del Calice ? p. Padre, era nella parte fuperiore della coppa vicino al labbro medemo del Calice , da doue ando defcendendo, finche s'incorporó co'1 SS.Sangue . C. L'intenzione legictima di conlacrare,e quella , che comunemente fi giudica ¿bbino i Sacerdoti, e, di confacrare tutto il vino , che fid voito nel Calice, e le goccie ¿che fono vi. cine alla maceria voita, e noo quelle , che fono rimo:e (fe von s'ha foráí altro modo d'inten zione ) Irá Coninch vbi fupr. num. 42. 8% auen- do V.S. auuto intenzione di confacrare io quel modo , che I' ha Santa Chicía, ebbe confe- guentemente intenzione di confacrare nel mo- o legictimo , € prudente ¿ %k efendo quefo, di ecofacrare le goccie proflime all'2icra materia, nen Je rimore : da qui e , che fe quella goccia, cheá V.S. fi melcoló col Singue, fofie (la. ta proflima all' alira materia , fatia rima- fia confacrata ; peró eñendo diflance, no'l timale. E per evitar quefti jotoppi, ha da procu- rarúi nel cempo di preparare il Calice , di purifi carlo molto bene , condacendo il diro indice coperto co'] purificaroio per curra la circonte- renza interiore della coppa » 126. Manon aueua V.S. d' auer Ícrupolo d pigliare il Sanciflimo Sangue, benche fe gli fofic «nita quella goccia non confacrata : ptr- ché come 4 pigliaua per modam unins colla 329 mareria confacrata , non oltaua al digiuno uacurale ; come dice il Cardinal Lugo difp. 4. de Sacram. Eucharif. Sebt. 7.nurs. 129. 51 come quaado pigliando il Calice, fereña arcaccara nellinteriore la parcicola confacrata : e lecico di poi pigliarlz colla prima purificazione, come dice la rubrica del Meñale;, tit. de defetib. num, 8. fenza che queñto obia!l digiuao batu- rale, per pigllaríi per modem vns: Adunque lo Rello ha da diríi nel noftro caío . Alcre molce cole [persanti alla macerja , for= ma, intenzione di queñto Sacramento, lrfcio per la terza parte delle Confereazz Mora!i, do- ve nel Trartaro del Saóriimwo Sacramento dell Eucariftia le diró di propolito » 130. P. Padre avacculo, che il gioruo di 2afqua di Refurrezzione laíciai nella Mefa jl Comunicantes proprio di quella folenaitd ,.e diff ii comune. C. Lolafcio Y.S. per naturale Ícordanza? perche , 1 fode in queto modo, non v'aut- rebb: colpa . P. Padre, no"! lafciai per Ícordanza . C. Perché dunque lo JalciótFA per difprezzo? perche farebbe colpa grau: . P. Padre, noo fú per diíprezzo., ma per negligenza, e per non andar riuolgeado i, fo. gli aurscedsori, perditio « C. E' probsbile, che noa fofíe peccazo mor» rale , ma folo veniale; come con Suarez, Gra- nara, de alcri dice Leandro «ds! Sacramentís Tom. 2. Trah, 8.d fp. 7. quel. Ól. done d:ce, che efolo peccaco veniále, perche e paruitd di materia: ma quelta ragione , che allega Leandro, beuché io non difputi, le lia vera, Ó nó, timo, che fía coutraderra dallPificdo Lean- dro nijla queft. 61. citata : poiche aueado cita- ro Berual de Sacram. d:fp. 6. Sed?. 4. num. 9. Che infegoa , che il lafciare nel Canone delia Mella otto, O dicci Nomi de' Santi non eccede colpa veniale , pare 2 Leandro , che abbia parlato con ecceño Bernal: Or dimando io al Padre Leandro: Doue fono piú parole, io quello, che saggiuoge al Comunicartes comune i glor- vi di Paíqua , Pentecofte, e Natiuicd , O negli otto, ó dieci Nomi de' Sanci ? cofa chiara €, che fono pit di dieci le parole , che ha di van- raggio il Comunicantes proprio di quelti giorai, che il comune: Aduoque fe pare d Leandro materia leggicra il lafciare dodeci parole del Comunicantes, come afferma per eccello il la- fciare otro , O dicci parole de Nomi de'Sanrí jo fimo , che porrebbe prouará la fenrenza di Leandro, dicendo , che quello, che lafcia il Comimicantes proprio della Pafqua , e dice il comune, non mancá acl foltanziale della MeÑa: Adunque non peccherebb morralmente 5 fico- me dice lo ftefio Leandro ibi qua/!. 63. che non é peccaro mortale dire ia giorno doppio ,0 Domenica , Mefa Voriua , O de Requiem . Mz Tc come

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