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326 giotrifíero a pola fatta , rompirebbero il di- giuno nacurale: Lo fteíso fente Bonacina vbi fupta: quaocunque tenga per probabile il con erario Leandro del Sacramento nel luogo ananti citazo , que 8. con Enriquez , Tabiena, Y alcri, PARTE IL Della decenza neceffaria per celebrare la Mefja . 117. p . M'acculo Padre, che in rra occa. fhone mi poíi d dir Meísa, fenza ve- dere fc vera, O nó Croce nell'Alca- rez e dopo, menire celebrano, ofseruando 1'Al. rare , viddi, che non wera la Croce. C. E quando V.S. s'auvidde , che vi manca- va la Croce , non vé la fece portare? P. No Padre; per non dar nota, € non per- rurbare la gente, lo tralalciai. C. E non vera Croce alcuna dipiota nel Quadro dell'Alrare¿ P. Padre si. C. Era vicina all'Altare , di modo che po- teíse V.S, alzar á quella gli occhi con faci. lira? P. Padre si, nel medemo Sacro Conninio era dipinta la Croce, C. Quantunque alcuni Dottori , che cita Fsgundcz in 1. prac.lib. 3.cap. 21, m4M. 3 24 di- chino, che € peccato mortale celebrare in Alca. 1e,dout non e Croce; E' peró comune opi. nione, che non e peccaro moriale, come dice Machado Tom. 2. /1b.4. part. 1. Trat. 11. doc. 3.num». 4. Villalobos Tom. 1. T rat. 8. diffic, 26. num 6. E benché Gauanto dica fopra le Ky. bricbe del Mefale, part. 1. Trat. 10. lett. /, che non bafta , che la Croce (a dipiota nel Altare : pero tiene il contrario , con Tamburia DO, Diana part. 10. Trat. 15. refod. 22.10 tija mo , che Popinione di Gauanco (a vera, quando la Croce non € proflima alla picira dell? Altare , ma molto emintute ncli' ale tura del Quadro , doue non puo con faci. liza alzar gli occhi, ne chinare ¡il capoil sa. cerdote, E P opinione di Tamburioo fimo vera, quaudo la Croce dipinta € tanto vicina , che polí il Sacerdore fare colla tefta Pinchino , che la rubrica ordina faríi alla Croce, con mode. ftia, € facilicá decente , 118. P.M'accuío Padre , che vn giorno ve. fiendomi per dir Melia Ñ ruppein due parciil Ciogolo;e come che non ve nera altro nella Chieía , diff Meñia con gucllo . C. Bañaua alcpua delle due parci,nelles quali hi dinite il Ciogolo , per porcrá V.S. cin= Ecre . £. No Padre; fú neccíario, che 'aggrup- pai, accio poceíle ciogermi . Trattato X11. Dello Stato de'Sacerdoti . C. Aucua V.S. precióa neceffica di dir Meda quel giorno ¿ P. Mi ritrouauo in wn Villaggio , e euts ta la gente di quel Conrorno faria rimafa fenza fcotir Meña, feioaon l' aucíi decta C. Sentono i Teol gi, che € peecato mora tale celebrare , mancando alcuua delle efi Sacre;rma eflendovi neccffitá, come vera bel caío di V.S. non era peccato mortale celebrara fenza quaiche velte delle minori , come fartba be Manipolo, Stola, 6. Cingolo ¿ come con Piecro di Ledeíma nella Somma Tom, £. af» 20, de Sacram. Eucharif, Concl.. 7. dific. 3, Giohan= ni della Croce. S£ alcri, dice Diana part, a. Trato 14. refol. 57. E quantunque Leandro del Sacram. Tom. 2, Traíí, 8. difp. 7. quel a 4% aftermi, che Ledeíma folo dice , che ad alcuni huomioi grauinon pare peccaco mortale ¡9 caío dineceflicá , celebrare fenza Scola , ó Mas nipolo : pero, fe Leandro anefe reduto con piú quiere Ledefna , aucrebbeeronaro , che di. ce di piú ; poiche al riferico aggiuoge nel los go citato : Queflo parere non e fuori di firadaz (inquir Ledeíma ) perche farebbe cofa duriffima in fimigliante cafo lofciar il Luogo fenza Me/fJa per queflo : Nec mirar , quod Leander tot Dobtoribus perlegendis dedicus , aliquera non ita prolixins vis derit . 119. Il Cingolo, co'l quale V.S. celebró, aueva perío la Benedizioae , poiche la perde fempre ¿che í rompe ia modo , che aiuna delle due parti, che rellano (ia baltante per cingere, com: dice Viliziubos nella Samma part. 1. TVat, 8. dific. 28. num. 3. Ció a0a oltaute porra We. celebrare , faceudo Cingolo di qua/che Stola, come dice Villalobos, ¿bi num. 5. ele mauer il Manipolo , potrá farfi d'wna Scola; e man. cando queíla, d'va Maoipolo lengo:Irá Azorlo in toftic. Moral. part. x. lib. 10:c4p. 28.941. 9 clevon vi foie alera Srola, O Manipolo , cué potelie leruire di Cingolo , pwó V.S. per la at cefirá , che há íl Popolo d'rdir Meta , dida co'l Ciagolo roteo, e non benederro, fenza peccare venialmente ; come dice Diaoa nel lno- go citato refol.68. in fine. Quantunque Lead. dro in queño cáfo giudichi, che e peccato mortale , vbi fupr. quel. 44. Vopinione dí Dia» na giudico per vera ¿ perche in queñto calo Cit. do, checcíB la legge Canonica ;¿poich? vol ha da prefumerfi della pierá della Chieía , ché voglia prinare i fuoi figli della confolazion€ d'ydir Meta, per mancanza di benediziont4 velle si píccola, noo ¡areruenendo in queña indecenza , né irriuerenza confiderabile, ché polla [corgeruió . 120. P.M'accufo Padre, che mi trono 40- guftiaro da va. Ícrupolo (fcaipre che dico Meña; ed ¿fe laício cadere nel Calice pid acquá di quello ( dene . C. Quan:e goccie fuole V.S, lafciarul de .

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