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Capitolo 1V. Parte E. De'Giorns, Orese Distuno per celebrare 315 O. E per auanti vera queñta fácolra ? P. Padre siz ma fi concefía pet tempo li- ato ; € Sl era pañaco, e finito . . Aucna V.S, la Bolla della Ciuciatas , Padresi, E. Nella comune fentenza de"Dottori, che rádiveo il vomecica ,e fegue il P. Macreo di Moy2 nelle fuecoller, , tom. 1. traf?. 2. difp. 3. quilt. 2. 5. 2.1. 9. non € leciro celebrare in Oratorio particolare , efendo binito il rempo della licenza del Somtmo Pontefice , abenché fa co' priuilegio della Bolla della Cruciataz Ma contraria fentenza tengo per probabile , e la fiegbono Tomafo Hurtado tom. 2. refo!. moral, frati 12. cap. 1. num. 21774, 8 2tcri, checita Mcya ibid. $, 1. num. 4 iquali dicono, che pet il prinilegio della Bo!la della Cruciara e lecico celebrare in Oratorij, che ptr ausoti anevano concellione Apoftclica, per poteruif dir Mel- ía; quantunque fa finito il tempo della con- crflione ; con queño, che 1' Oxatorio fa de- cence , e non abbia feruico a cole profane: per ché il privilegio , che concede Sua Santitá in quefti cafí, quantunque primieramente mira alla períona; Secondaria , de iodirertamente gira alcresi al Luogo: Adunque; benche rif. ptrio della perfona ( per efier morta, Otra- mutatafi di caía ) ña cerminata la conceliione, timéneodo decente il luogo , rimane facolta, che quello, quale auerá vo'alcro privilegio (come e quello della Bolla ) pofía celebrare in ello . 114. Auuerto di pañaggio , che i Rego- lari, in viroú de' loro privilegij, ponno cele- brate in Gmiglianti Orarorij (benche ha finica la concefone del Papa ) Y in qnslfiuoglia luego decente, come no'] contradice 'Ordis vario. Vedafi Moya nel luogo citato , quefl. 3. per toram y Eril N. R P. Torrecilla nelle Con- Jult, trat, 3. confult. 8. uum. 1. € feg. 115. P. M'accuío Padre , che molte volte Eó prefo rabacco auanci di dir Mega. C. E che force di tabacco piglia V.S, P, D'ogni forte , io foglía , in poluere, jn fumo . C. Glie n' andava qualche poco nello flo- maco? P. Padre del tabacco , che pigliano per bocca niente ve ne pafava ; di quello , che prendeuo ia fumo , € la poluere alcune volce ue Ícendeua al perro per le nari quélche cofa, C. Cola cerca e , che e peccaco mortale ri- ceuere 'Encariftia, non etendo ¡odigiuno na- rurale, € che jo quefto non v'é paruica di ma. teria; deue peró auuertirí, che per rompere il digiuno varurale fi ricercano due condizioni; Yvua , che fi maogi, O beua qualche cola ; € Valera , che quello, che singiorifce , fia ptr nodo di cibo , ó beuanda . Da qui viene , che iltabacco ¡a fumo, de in poluere non rompe úl "e e e Y >. e = ps AS digiuno naturale, quancunque pifi al perro; ó flomaco , perché non í pielia per modo di cibo , 6 beuanda , ma per modo di refpirazio. ne : Sic Cafpeníis rem. 2, trat. 22. difp. 9. fecod. num. 46. tabacco, che fi piglia per boccz , fe qualcie cola delo apoftatamente vá nello ftomacco , rompe il digiuno nacurale; ma non quando curta la faliva , erabacco hi gotea fuori dibocca: Sic Diana part. 5. tra. 13. refol. 1. 5. Verum modo , perche il tabacco ía foglia fi piglia al modo del cibo, mafticando- lo : Adunque , fe pafía allo fomacco , rompe- rá il digiuno ¡efe u0n vi paña no'! romperá; perche non fará come cibo , né beuanda: 1l certo e, chtjanzoranque non s'jngiotifca, far cof1 indecente il pigliario auznci la Meda , ne deneh pigliáre : Pvno per la riuereoza delSh. cramento; 1 alto , perché per quaiche áccia dente , % in auuertenza e facile, che qualche cola pafíi allo femáco : giudico altresi poco decente vfercil rabacco in fumo auanti la Co- munjone; E fempre configlierci, che non prendelle prima d1 dir Mefía ; quantuoque no'l condaono per colpa, maílime, le fi pigliado per qualche neceíica . 116. P. Padre, m'accuílo anche, che vn giorno ritrovandomi molto alieccaro dsila Ícte, ai lavai vo poco la bocca auanti di dir Mila, e fentij ch" era prísara allo ftomaco qualche goccia d'acqua . C. Lasció V.S, paísare auucreencementes allo Ñomaco quefta goccia d'acqua? P. No Padre, fú fenza volerio . C. Ben pote V.S. celebrare fenza Ícrupolo alcuno + perche in quefto calo pasó quellas goccia d'¿cqua per modo di faliua , O refpira- zione , e non per modo di beuanda ; e paísea- do in queño modo , non rompe il digiuno nas rurale + come dice Bonacina tom. 1. difp. 4. de Sacr. Eucb. quaft. 8. punét. 2. num. 6. Lo Reíso e ,fe lauandofi le nari paísaíse quelche goccia allo ltomaco , che né meno romperebbe il di- giuno narurale : E quantunque alcuni fencano, che il pigliar vn poco di carca, cera, legno, ar- gento , oro, O cola fimile, rompeil digiuno pacurale; E' pero probabile il contrario ,co- me dice Leandro del Sacramento tóm. 2. trad. 7.difp. 5. qual. 13. perche quefte cofe ne ali- mentano , mé fi pigliano per modo di cibo , 0 beuanda: Adunque son rompono il digiuno nacurale: né meao lo romps quello , che al- laggiando il cibo, che ita al fuoco, calual- mente, e fenza incenzione ne jogiociíce qual- che mionto fragmento mefcolato colla faliua; come dics Caítro Palao part. 4. Trat. 21. difp. nic. punt» 15.1 8. Ni quello , che de' frag- menti, che delia cena gli reftarono frá deací, paísa allo fomaco 3 come dice Lay n2n Tom. 2. lib. 5. Trad. 4. cap 6. fubuum. 18, 5. CAle= runs: peró Ícaro con Paludano, che, fe sia: gi06=
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