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320 C. Il recicare 'Víficio di Santo , quando deuc recizarís della Feria, non € peccato mor- tale ,poiche non fi manca alla foftanza della Recirazione , ma lolo nel modo ; benche , fe fa Íeoza cauía , fará peccaco veniale , come di. ce Leandro del Sacram. Tom. 6. Trad?. 8. difps 8. quafl. 61..e.62. € con Caierano , Layman, Leílio, 8e alerimolri Diana part, 2. Trat. 12, refol, 3. e có gliltelli Torrecilla T rat. 4. Confila Conf. 10. num. 52, foprala Propofiz. 39. d'Alef. fandro V 11. il di cui ípiego , colle dowrine toc canti queíta materia, daró di poi al fine di quee to Tomo Trar. 17. Pero preícindendo da queñe dortriae, poté V.S. fenza Ícrupolo alcuno recitare in queño caío diS. Biagio., per dueragioni; la prima, per douer'aodare il gioron feguente al Luogo, doue fi recicava di S. Biagio ,. del di cui privi. legio poteua V.S, come pellegrino godere nel detto Luogo, fecondo quello dico nelle Con. ferenze Trat. 3. Comfer. 5.5, 2.1.12. 8 in ter- mini propr:j Vaflerifce con Tanchredi, Diana part. 11. Trad, 4. refole 45. prope finem , La leconda ragione, perche pore V.S. leozaferu- polo recitare di S. Biagio, € , perche recirana con compagao, che lecicamente recitana del Santo ¿e quando vno dice 'Vfficio con vo'al- tro, Che ha fimigliante privilegio, puo partici. parne ; come dice con Portel, € Henriquez, Diana part. 2, Trate 12. refol. 35, 92. P. M'accuío Pad:e, che per errore nor: recitai di S. Martino oel fuó giorno proprio, € ne recital io vn'alero giorno.» C. Hl giorno nel quale dile 1'V fficio di que- flo Santo, era occupato da Víficio dinoue Lezzioni? P. NO Padre . C. Se foffe ftato giorno occuparo con Vfñ- cio di noue Lezzioni, non potena V.S. recitare in quello , di-S, Martino , perche non era ra- gione, che per il fuo errore cogliefe il fuo gior. no proprio al Santo, che occorrena : Ma el. fendo gioroo diloccupato , pote V.S. molto bene dire in ego 1'Víficio di S. Martino ¿3% an: che vera obbligato ia fentenza di Leandro del Saciam. vb: fupr. q. 47. 93- P. Padre m'accuío , cheoccorrendo la Fetta diS. Geronimoia giorao di Martedi io ditíz il (uo Víficio il Lunedi, e poi tornai voal. tra volta a dirlo del Santo medemo . C. Quefto fi con auuertenza, 6 ptr errore? P. Padre ,fú equivocazione, che feci.. C. Non guardo V.S. il Diario , O Calenda- rio , Che ordina gli VíAci;? P. Padre si, ma cquiuecai; e penfando di lJeggere Feria leconda , 1 Feria terza. C. Giá hó detro nel num. 91. che il dire vo” Vílicio per va'altro (non eñendo quello di Re. furrezione , del quale parleró di poi Trat. 17. fopra la Propofiz» 34. condannata da Alcfandro Trattáto X IT. Dello Stato de Sacerdoti . VI1. ) non e peccato mortále ; nia Venjale; pez ro oe men quefto há commefo V.S. nel calo; che confefla 3 poiche non: fi errore con autre cenza ,0€ Pinauuercenza fil colpabile , per auer víaco la diligenza di guardare il Calendario, per fapere di qual Santo 6 facena 'Víficiose pote V.S. il giorno: feguence recicarlo vo'al. tra, volta, dí S, Geronimo :.8 anco vuoles Leaodro fupra qu. 48. che foffe obbligara 4 farlo 94 P. Cosi anche m'accufo , che ja yn giorno di Santo doppio io 1'hó recitato femiz doppio ; 8 alero femplice hó recitaro come doppio . C. Fú per trafcuragine di non vedere di che rico era il Sanco ? P. Si Padre, poiche ebbi commoditá dive derlo , € dimandarlo , e per ommifione lo tra. laíciai, erecicai io quefto modo , perfuadens domi larebbero di quetto rico i Santi; | C..Quantunque Lezana nella Somma Tom, 1. Cap. 12.74m. 20. giudichi con Gavanto ,e Barboía, che lia peccato mortale il recirare come di doppio d'en Santo , che e di rico fea midoppio,.0 lemplices e peró probabile, e licuro il contrario : tá cum Pellizario Diana Part. 11. Tra!, 4.refol. 4. perche ia queño cafo non li manca alia foftanza del recirare VÍ, cio ,ma folo nel modo, il che e peccato ve: niale , Sc in quefto iacoríe V.S, perla negligen. 24. € trafcuragine commeña ia non cercar di vedere, d:dimandare di qual rito era il Sano, di cui dicenaG 1'Vffcio . 95» P. M'acculo Padre , che auendo recicaro va gioruo Martutino della Feria per errort, ivanuertenza , 8 equiuocazione, di poi conab- bi, che fi diceua ¡a quel giorno d'vn Santo dop- pio ,< ció non oftante proleguij a dire coccoil reflo della Feria . C. Credetce V.S. che ia queño modo fodif. facena all'obbligo del Diuino Vfficio ? P. Noa la(fciai d'2uerne qualche fcropolo; psró mi parue meglio fegnire con voiformitd tutto 1"Víficio , the dirne va pezzo de!la Fria, «e vn'altro pezzo del Santo , €. Caramuele in Regula $, Benedióti, difpo 110, mum. 1403. € di fentimento , che é p2ce cato morcale recicare vna parte dell! Vicio d'vn Santo , 0 Domenica , e l'alera della Ferias perché queño non e recitare vn' Víficio , ma due mezzi Vfficij, e confeguentemente há da dire, che quello, che recica Macrntino dellí Ferizin giorno , che deue recicarfi di Santo, ba da profeguire tutto il reftance dell Vicio della Feria , O recicare di nuono Mattutino co! reíto del Santo : lo ftefo'fente Quintanaduenas Tom. 4. f:n8. 97. Tras. 8. fing. 5. num, 8. il con- trario peró tiene Tamburino in Decalog. lib. 2. cap. 5. $. 2. 1. 31. Leandro dei Sacramento vb Jupra queft, 49. dicendo , che quello ¿che reclz to

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