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Capitolo 1. Del! Ordine: 303 ¡Confeffori,comé auuerte Giouamni Sanchez wbifupr.n. 23. ad fnem difp. 10. 15. Suppofto quefto , e che V.S. din occa- fione profiima voloncaria, gid conofce, che io non pofío aoluerla , fenza contrauenire al Decreto di Papa Innocenzo XI. Propofz. 61.e fenza condannare l'anima mia, e queiia di V.S. P. Adunque come m'hanno aÑoluto in tut- to queño tempo gli aleri Confeffori , concor. sendoui le medeme circoflanze, che ora trova Y. P. in queño caío ? C. Queño ¿quello , che io adefío amiro , €: ho amirato molte volte , che vi fijao Confeí. fori si poco zelaoti di fe , e de' loro Penicenti, che vedendoli in occafione proflima , e che vi- vono colle loro amiche dentro d'vna porte ; 8l alcri, che hanno fuori d'efía l'occafione 2per. ta,8 efpofia , € facile Pentrara ; 8 aleri, che vivono in abiti inuecchiati di peccare, li año!. uono fenza riguardo ¿effenda con quefto cau- ía , che continuino i loro peccari; fenza auucra tire quello ,che la Santicá di N. S. Papa Inno- cenzo Xi. ha condannato nelle Propofizioni 60.61.€62.Nonsó ,íe la cauía di quelto f2» rá quella , che gertó nellínferao Giuda il qua- le bon cercando per confefare ¡il fuo peccaro vnS. Pietro ,Ó altro degli Apoftoli, lo con- feísó a* Principi de' Sacerdoti: Principibus Sa: cerdotum , (7 Senioribus Mattb. 27. ch'erano in- fangati nella fieñia force di peccato : qui erant participes eiufdem criminis 16. lo non pollo giuftificare la mia co- Ícienza : V.S. non ha da volere , che il Diauolo me ne porti per ifuoi peccari, e per afoluerla, quando non trouo Teologia per farlo-. P. Padre , ¡io glidó parola ferma di mai piú offendere Dio. C. Quefta ficña parola fuppongo , che V.S. abbia dara in altre confeffioni, ne mail'há pofta in effecro . P. Padre , maie flaca colla rifoluzione, che ho adeño . C. Non fi flanchi V.S. finché non allon- tani, e ftacchi da fe quefa octafione , non Pafloluero . P. Non auuerte V.P.che giá fon veftito per celebrare, e flá qui curra queíta gence al: pertando d' vdir Mefía, e che molto hanno da norarmi, fe non m' afíolue , e laício di dirla? C. Gii io v'hó riflertuto; non € miala co!pa, ma bensi di V.S, che há afperrato a que- Ro ponto á confefiari , douendolo aucr facco auanci. La nota , che nella gence puó patirae, ptr non affoluerlo s'euiterá con darle io la be- medizione , e recitare le preci, come quando s'afolue; fenza peró dire la forma dell'año- Juzioue . P. Padre , come hó da laíciare di dir Mella, fetando gid in queña diípofizione, fenza che ne ficgua notabile fcredito? C. Puó V.S, euitarlo , fingendo qualches fuenimeato ; O fupponendo d'efíer chiamato in fretea per qualche molto graue negozio, che non ammette dilezione : e Í2 quefto non puo ordiríi commodamente, ne íi troua alero motiuo giufto , per cuitare la nota , e Ícandalo de circoftanci 3 puo V.S. porrarí , come quel lo , che há da celebrare necefiarizmente ,enow ha copia di Confefore. Si difponga a fare vt'atto fernorofo di contrizione vera , O exio ftimara ¿ e queño le bafterá, per celebrare ; co. me in caío fimigliante dice il Padre Emanuele della Concezione nel fuo Trat+ de Penit. difp. 2 queft. 16.1. 232. 17. P. Padre, ó che forma giudizio Voftra Pacternitd , che io abbi arerizione de” migi peca cati, O chenonT'abbizfe giudica, che l'abbi, e che fon pentico ¿come mi nega l'alfoluzione? Se giudica , che ¡o non 6j actrito, come mi períuade, che per celebrare faccia vn'acco di contrizione , che e pid difficolcoía , che l'atri. zi0ne . C. Quantunque io ftimi , che V.S. non há attrizione , poflo giudicare , che puo dif. porí ad vn'acto di contrizione, mediante la grazia di Dio, che dá niuno manca da parte della (ua piecd ; e quantunque ¡o giudicall, che V.S. per ora foíle acerica , e ñando ne” ter» mini di Giudice poteffi per quefta ragione al- foluerla ; come che non folo faccio qui l'+f+ - cio di Giudice, ma anche quello di Medico dell'anima fua ; ho obbligo d'applicarle la me. dicioa , di cui ha bifognv per la lua faluce (pi. rituale : $ effendo mezzo necefíario per fanar= la dal fuo morbo , ftaccarla dalla compagnia di quefta perfona inferca , accio piú non Je at» racchi la lepra contagioía della colpa: per que» fta ragione , inche non s'apparca da ela, non pofo darle l'afloluzione. Finalmtnore, quan» tunque jo formi giudizio fpeculaciuo, che V.S, e peocica , de acerica ; ho peró va rigorolo Cos mandamento dal Sommo Pontefice nelle pro» pofizioni condannare , che ho riftrito , quale firerramente m'ordina , che praticamence non afoluiin cafi, come quefto. Ec há YV.S, pera mifíione in quefto cafo di portar, come quele lo , che non há copia di Confeflore , e di po. ter celebrare , facendo vo'atto di contrizione efiltimara , Ó vera + < per quefto non l'aísolue» ro ,benche formal giudizio fpecularivo , che VS. fofse actrica , e le permercero , che celebri, facendo prima vn'atto di contrizione vera , Ó exiftimata . E per muoucríi a vera contrizio» ne , alzi gli occhí dell'anima d quella Suprema, ec infinica Bon:á dell'Alriílimo , che elsendo degna di cutto il noftro amore, há V.S. ol- cragpíaca co"! vilipendio piú diforme . Quella Macitá Sourana , e quella Perfezione gr che

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