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246 xione naturale per il valore del Sacramento , dall afícrmare: non fi condanna il dire , che bafia.s P attrizione maturale per il valore del Sacra- mento. 224. Ma poteua il nofiro R+P. Torrecilla auer incefo il fenfo , nel quale io parlo, con molta facilicá , lolo con ausr oficruato con qualche atrenzione nel conteo di quello , che dico nel num. 221. e 222. poiche in cucti due vó parlando del fenfo, nel quale € condanod ca la propofizione $7. € dall'rno, € dali'alcro fi conoíce, che quello, che gli aceribuiíco , € folo quello , che aíseriíce derto P. Torrecilla, cioé, che non fi condannaua il dire, che ba» fal acerizione naturale per il valor del Sacra- mento . 225. Poiche nel num. 221. dico ,cht Tor- recilla difende , che la propofizione condanna. ca parlava del valore, e feucto afliemo (e Ci rando fubito la confeguenza , che gli actribuil- co, dico) Adunque non fi condannera il dire, che baña folo per il valore, e non per il fruteo, Si notino le parole, propofszione condannata, dellantecedente, e Palere, non /5 condannerd, della confeguenza ¿ evedali, (e, ce/sendo que- fio quello, che artribuifco al P. Tosrecilla, gli artribuiíco alera cola , che il dire , che detto Padre affermó, che non fi condaonana il dire, che balta lacerizione nacurale pcr il valore, giacche non baíta peril frutto 226. Nel num. 222. dico, che Torrecilla, guantunque non aísenta alPopicione del Sa. cramento valido, € informe; afferma pero, che non e condannata: Adunque con bafte.. vole efpreffione faccio diftinzione fra lafle. rire Popinione , Se afíermare, che non e con- dannaca :e fe auendo con tutta queía chia- rezza in quello numero 222. detto, che il P, Torrecilla non porta Popinione del Sacramen- to'inforine ,e valido; doueuo ¡o dire nel nu- mero 231. antecedence il contrario ? 227. Non nego , che il R.P. Torrecilla ab- bia anuco qualche fondamento per quello , che diffi in quelle parole, che io poft ne! nur. 221, ( vrrum bafii l'attrizione naturale per il valore del Sacramento , giacchbe non bafa/per il fruto ?n2 dubitano Filexcira , e Eumbier ; lonega Hozes, elP'afferma Torrecilla) e che piú chiaramente farebbe Ípiegaca la mia mente , fe io aucfli der. to: Vtrum, fi condanni il dire, che bafti l'attrin zionenaturale per il valore del Sacramento , giace ché non bafta per il frutto (rc. Pero , come nel contefo antecedente, e (ulseguente vado par. lando della condannazione , e fpicgandone il fencimento ,non dubitai, che niuno credereb. be, che lo parla in fenío diferente della con- danvazione ; efe alcuno ne ha dubicato , nin- colpi me , che potei dargli fondamento di da. bitarne, con tralafciare la parola , vtrim fi con- danzi ze non ceníuri va tanto gráuc Autor, Trattato X. Spiego delle Prop. Condannate da Immocenzo XI. come € il noftro R.?. Torrecilla . Propofizione LVIII, Condannaca . Non fiamo obbligati a confeffare la confuetudine di alcun peccato , benche il ComfefJore ¡nteña rogbi d'efja ) Ico ,che il Penitente non é ob. bligaro a confeÑare la confuctu» ne di peccare, quando il Cone feñore non ne'Iricerca . Perché niuno € obbli. gaco a confefíare due volte wn medemo peccas to ; Ma fe il Penirente e interrogato dal Com. feffore, fe il peccaco € di reincidenza , O d'abi- to , ¿ obbligaro il Penictente a rifpondere la ve- ricd ; 8c il dire il contrario, € quello , che Sua Santicá condanna. E fi prova; perche il do. lore della confeffione ha da efcre feoífibile , € há da conítare al Confeffore: Arqui, quando il peccato e di confuetudine, fi puo dubitar molto del dolores Adunque per cercificarícne ha gius il Confellore di dimandare, le € di cone fuerudiae; e per confeguenza € obbligaco il Pes nitente a rifpondere il vero , a28. Propofizione LIX. Condanmnata. E' lecito affoluere Sacramentalmente quelli, chefe fono confeffati , dismidiando la confeffione per ragione di gran concorfo di penitents , quala w.2. puó fuccedere nel giorno di qualche gran Fefta , 0 Indulgenza . Ico , cheil folo molto concorfo non e cauía baftenole , per di. midiare la confeíffione ¿ il dire il contrario, € improbabile , e condannato ptr fcandalofo ¿ Perché , efendo di gius Divino l' integricá della Confefiione , il gran concorfo folo € poca cauía , per dimidiarla . 230. Nonfi condanna p<ró, chtin molti cai non fa lecito dimidiare la confefliones v.g. quando Piofermo non puó, feoza graut molettia, dire cucri i luoi peccati, 8 il Com. feffore teme, che moia auanci, che finifcas la confeflione ; ja queño, E aleri cafi fimili puó dimidiarh la confeífione . Perche las propofizione condannaca dana folo per Catia ía il molto concorío ; equeñi altri danno alcre caufe di maggior vrgenza . Vedafi Diana p. 3. Trat.q.refol, 131, 229. Pro»
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