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Propofiziomi LIIT.e LIV. Condannate: erane : Adunque obb!iga á peccato mortale. Da qui reta condaunaca Popinione d'An- gelo verb. Feria uum. 42. Rofella verb. Mifa, num. 18., € di altri ,che dicenano, che il laícia- re la Mea jl giorno di FeÑa , fenza canía , co- me non fia per difprezzo formale, ó tacito,non era peccato mortale. Si proua, che ¿condan- paca queÑa opinione ; perche e condannato il dire , che il precerto d' ofíeruare le Fefte , non obbliga a peccato, fe non we difprezzo: Adua- que, lo fará auche il dire , che, fe non we dif- prezzo ,non fará peccato mortale non vdires Mefía ia giorno di FeÑa . Prouo la conftguen. 24: perche ilprecerto d' offernare la Feftas obbliga vdire Mea: Adurnque fe obbliga il precerto , anche l'vdire Mcía : Adunque , fc condanoail dire, che il precerro non obbliga citra contemptum , lo medemo fi dirá dell” vai: Mella, Propofizione LU, Condannata . Sodisfa al precetto Ecclefiaflico d'vdire la Mefa quello , cbe in un tempo fte/Jo fente due parti d'effa , G anco quattro aeme da dinerft Sa- cerdoti . 206, Ico , che quello; che fi condanna Dd; in queña propofizione, € il dire, che £ fodisfá al precerto d'vdir Mefía , vdendo la meta da vn Sacerdote, e l'al- tra metá da vn altro: v.g. fe quando vn Sacer- dote Ñá alzando il Santiflimo , l'alero comin- cia la Mefía , e quando quefto arriva ad elena. re'Ofia Confacraca , gid Palero há finito, non fod:sterá al precerto d'rdire la Mefía quello, che folo la fente da quando il primo cominció ¿coufacrare, fino che abbia cominciato d con- facrare il fecondo » Perche in realiá , chi fente Mefia in queño modo, afilte lolo d mezza Mefa. Ma fe quelte due mezze Mefe le fencirá fucceffiuamente: v.g. le fente da! primo dai!" elenazione final fine, e finita quelta Mefía n” vícifle vn'altra ,e la Ícotide fin'all'clevazione, fodisferá al precerto : € d queíto non s'eftende la condannazione, come afermano Lumbier, Hozes,e Torrecilla fopra queña propofizione. E la ragione €; perche iu quetto calo fifice , Y moraliter ha vdico Mefa inciera : Ergo dic, Propofizione LIV. Condancata , Cbinon puó recitareil Mattutino , e le Lodi, ben. ché poffa recitare le altre Ore , non e obbliga- to a recitarle , perche la parte maggiore tira a fela minore » 207. Vppongo , per lo fpiego di quefta propobizione, che vi-fono alcune macerie divifibili , 8 alerce indi, 243 bili moraliter. Diuifibili fono quelle, che in ciafcheduna delle fue parti ( falua la ragione formale del tutto: v.g. il digiuno quadragef. male e materia diuifibile 3 perche in cialcheda. no de' fuoi giorni (i falua la ragione formale del digiuno , che € abffinentia d carnibus , Y* unica comeftio. Materia indiuifibile € quella, pelle di cui parti non fi falua la ragione del tucto : v.g. ¡li digiuno indiuiduo di ciafchedua giorno € materia ¡adiuifibile, poiche rotto vaa volca, cefía la ragione formale del digiuno, che folo permette vna comefiione . 208. Suppongo per fecondo , che , quando la materia e dicifibile, quello, che non puó il tucco , € obbligato d quelia parre , che puo. Quello, che non puó digiunare futra la qua- dragefima, ma ne puo digiunáre qualche gior- no, ¿obbligato a digiunare i giorni, che puó. Quando la materia e indiuifibile, quello , che non pud il turto, non e obbligato alla partes v.g. fe fofle necefario palíare l'oncie della col- lazione la era, e cenare jo vece di far colla» zione, non vi farebbe obbligo di digiunare il refto del tempo del giorno , che precede alla fera . Vedaíi Sanchez nella Som. lib. 1. c4P. 19» per totum . 209. Suppongo per terzo , che quello , che molte volce rrafgredifce il prececto, la di cui materia € indivifibile , non commette piú , che vn peccato la numero : v.g. quello , che molte volre mangia in giorno di digivno peíci s ma quello ,che trafgrediíce vn precetto di mate- ria diuifibile , commecce tanti peccati, quan- te volte lo trafgrediíce ¿ come quello, che mol- te volte mangia caroe ía giorno vittaro . Hi , pofitís . * 210. Dico primieramente , chie quello , che non puó recitare Macturino , e le Lodi, fe puo recicare l'alere Ore, € obbligato áfarlo ; 82 ll contrario € il caío della condanuazione . Imé: vna fol” Ora, che pofía recitare , deue farlo, Si proua: perche 'Ore Canoviche fono materia diviíibile: Aduaque quello, che non puo il tutto, € obbligato alla parte, che puó. Si prova Pantecedente: in cizfcheduna dell Ore fi lalva la ragione formale dell'Vfficio Dinino; Aduuque € materia diuifibile . 211. Dico per fecondo , che Pinfermo, O qualfivoglia alero , che per morale neccfica € impoffibilicato á recitar Martucino , e le Lodi; e dubita , le potrá, O m0, recirars le alcres Ote, non e obbligato d recitarle, Icá Lumbier, Filgueira , e Torrecilla fopra quefta propof+ziont, Perche il calo della propofizione condannaca era di quello, cheynon potendo dire Mattucino, ele Lodí, era certo, che potena le alcre Ore; 8: lo fcularíi da ele (fi fondaua ¡o queíto, che la maggior parce tras d fe la minore+ Atqui, sel noftro cafo w'e dubbio delle alere Ore, e nó fi (cuía da elle ,perche la maggior parce ciri a Hh 2 fe
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