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Propofizioni XXX. e XXXI, Condannate: e contraere efteriormente il marrimonio., fenz” animo di acconfentirui, perche quefto farebbe fiogere l” amminiftrazione del Sacramento, del matrimonio : potrebbe pero queÑña per la pan- ra grave contraerse con confenío vero , quanto e da parte fua ,benche alias ¡il tal Macrimonio fofíe aullo , per Pimpedimento dirimente della paura, ne porrebbe confumará il Macrimo- nio ; Sic cum Sanchez Torrecila fopra queíñta propofizione , fol. y num. 75. T fegga 119. Dico per fecondo , che non fi condan- na l'opiniont di S. Tomalo in 4.difinf. aL. queft. 3. art, 1. Í 2. di Suarez, 3 alcri , che di- cono , che il Confefore , che troua indifpolto per 1 aoluzione il penitente, pao fare ilfegao della Croce, e dire alcuac parole,che (aon hijoo la forma dell'adoluzione) che dijao ad inten - dere á circóftanci,che "há afioluco, fic Filgueira fopra quefla propofizione, fol. 146, $. Neque, € col M. Bernardo Hoz:s Torrecilla. fol. 171. fub num. 29. 5: Auerto, (Y feg. si perche qui non v e finzione di Sacramento , poiche le:pa- role della forma non Ái dicono : Si, perché cosi detca il figillo della confeflione, e la conferua- zione della fama del penitente . 120. Da qui s'inferifce , che non fi condan. na Vopinione, che dice effer lecico ammioiltra- rel 'Eucariftia al peccacore occuleto , che pub- blicamente la dimanda,quando minaccia qual. che graue danno al Sacerdote ¿Sic Torrecilla ibidem. $. Auerto per fecondo. Perche qui non fi finge l'amminiftrazione del Sacramento; ma bensi s'ammibiftra ¡il Sacramento vero . Quan- do s'habbia da negarí la communioas al pec. cator pubblico , lo fpiegheró nella 2. part, di guefta Pratica, trat. 13. CáP. $. Po 2.1. 24» Propofizione XXX. Condannata . Pud lecitamente 'buomo onorato ¿mazzare l'agre- fjore »cbe senta calunniarlo falfsamente , fe quejta infamia non f: puo per altiro mezzo enitare . L'iflel]ofi deue dire , fc alcuno da vna guanciata , d baltonata, e aoppo la percoffa fuego . 121, Ico in primo luogo , che quello , D che córenena quelta propofizio. ne, e quello , che vi icondanaa, fono due cofe . Vna, che fe ad va huomo on0-» rato era decra vos parola inginricía , O pon» gente, porena mescer mano alla Ípada, € am- mazzare quello , che Paueua coorumiciiaro, ee inginriaco, le non potcua ja aluro modo evitare )' infamia, che liapportava quel'ingia- ria. Il che € falíifíimo ; poiche 1' lafamias, che apporca la contumelia puó baitancemen. se rifarcicfi con parole, fenza metrer mano alla ípada . Da qui viene, che relta condan- naca l' opinijone di Soro, Couaruuia , Y al- 229 cri malci, che cia, e fiegue Leandro del $2» cram. Toa. $. trat. 2.difp. 14. 9. 1. che dice» nano eler-Jecico ámazzare cum moderaniine iu= culpata tutele quello , che offeade Pouor pro* prio con contusmelie . Sono anche condannate alcre opimioni, che porta lo fteo Leandro ibidem q.12. e 9.28 cq.34:0 249» e nella d:[p. 14 9.27.8.07 feq. come benillimo dice File gucira fopra queja. propofi zione..fol. 148. € 149» 122. La leconda parte, che contenena quee fta propo(lizione , la quale alcresi vi reílta cono dannara, era il dire , che fe ad yn huomo ono- rato era dara vna guanciaca , O altra percofía con baftone , canna , ec. 8: il percufiore fuggi- pa, Pingiuriaco poreua feguirio, K ammniz- zarlo ¿ ¡l che € £2lGílimo ¡Si perche gid € cola. ta la rifa acruale colla fuga del percuffore : Si, perché adhuc lecondo le leggi del duello , refta Vingiuriaro fodisfaceo dall' ingiuria colla fola fuga dell offenfore ; Ben € vero , che, fe l'ag- grellore fi fermade nello fteñlo pofto, fenza fug- gire, anzi godeodo di quel, che ha farco, e vo» Icado contiunare Polrraggio , puo Poffclo ame mazzarlo cura moderamine inculpace tutela ¿ ciod a dire , fe non ha alero mezzo, per diffenderí dallagerefiore ingiufto . Iced Lumbicr obfera, 9.1. 203. € Torrecilla fopra queña propolizio- ne fol. 424.1.27. Propoúziont XXXI. Condannaca , Regolarmente po/)> ammazzare il ladro, per con- feruare un fcudo d'oro, 123. Ico primieramente , che quello, che diceua queña propofizione. $ il condansaro ¡a ea , era, che fe vn ladro mi rubaíle vn Ícudo d'oro, 8 io non aucíli altro mezzo per ripigliargli queñto fcu- do, íe non d'ammazzarlo ,porcuo farlo s 1l che e molro alieno dalla ragione; poiché la vita d'vo'huomo non fi ftima cosipoco , che per va ícudo d'oro (i abbia á coglierla. 124. Dico perfscondo , che le quefto Ícudo d'oro fol: tanro necesario al fuo Padrone, che lenza e/so douetse cadere in eftrema, ó Sra. veneceffica, O tencís: queíto Ícudo per pagare va debico , per ilquale douzua els:r cacciaco ju prigione, e itarui molci giorní, ia quelto can fo non farebbe peccaro l'ammazzario, cum mo. deramine inculpare tutele + ita Torr. nella Pro- pobizioac 3.1. fol.4135.1. 76. Perché la propofi- zioue condanoata dice, che regolarmeoce € lecizo ammazzare il ladro per vo” fcado d' oro: Ácqui queito.cafo propotto non é1:g0s lare , má irregolare: Adunque queño cafo non e compreío nella condanaazioñe . 125. Dico perrerzo, che febpene tego!ar- mente fará peccaro «morcale amipazzaso il la- dro per confcruare due, dere feudi Goto ; pero non

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