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206 bile corpo ,e che ña si poca lPapplicazione d mantener candidi , e necci i veftimenti preziofi dello Spirito 2 Tanta diligenza in arcendere alla conferuazione , e decenza di queño corpo, che ha da efere cibo de'vermi, pañto della pol- ucre, e cenere ; e si poca artenzione in confer- uare anima, che € vna gioia ricchiffima 12. vorata dal Supremo Artefice, che la creó á fua imagioe , e Ginilitudine,e 1'ha fatca immorcale, Íncorruttibile , capace di vederlo , e goderio, 8x abile ad entrare nella Gloria ereroa ? Se giungeficin vna piazza vn Foralliere con vo grofifíimo cumulo d'oro, e facefie burrar vn bando, che diceíse , che quanti vogliono danaro, vadino lá, clregli dará loro tutto ció , che vogliono fenza alcun'obbligo di re- flituzione ; vi larebbe alcuno, che non andaíse da coftuj a prendere di queil'oro, che da di ba- dai Ha depofirato Dio ne Santi Sacramenti i telori impreziabili del fuo amore, della fua grazía ¿della fua mifericordia, che vagliono piú , che tucro Poro, argento, parle, e ricchez- ze del mondo ; la fna Bontá offerifce di bada queñi tefori d quanti vogliono riceuerli: Adun- que pazaia , e Íciocchezza grande e , che vn Crifliano fia si poco auido di quefle ricchezze, che di propria volontá le ne privi, per non an- dare d ricenerle dalla mano di quel liberaliffi- mo Signore . Se egli fi ritrouafc infermo d'in. fermicá mortale , 8: vn Medico perico con turt'amore, e cenerezza gli fofferiíse, feoza volerne pagamento , di curarlo, e'rifanarlo dal morbo ,non gradircbbe egli Pofferra, e rice- nerebbe dalla mano di quetto buon Medico la fanica? Egliha Pavima fuainferma a morte, e travagliaca dalla grave infermicá deta colpa; gli oficrifce il Medico Divino la falate col dar gli vna triaca lalutare , con voa medicina fu4e vifiima , con i dolciffimi cordiali de' Sacra. menti, chericreano, confolano, refrigerano, € fanano 5 come dunque ranto gli piace il (uo mále,che non vuol ricevere la favitá da chi con tant'afferco gliela offerifce? Riflecta aleresi , che la memoria vmana,e tanto fiacca, che oggi pió non fi ricorda di quello s'é taco ieri: diferendo la coofeftione tanto tempo, come poirá ricordarí delle fue colpe3 Cou:e porrá riduríi a memoria le fpe- cie ,lecircofianze, K il aumero de' fuoj pee- cari? Non vede, che fi mertea pericolo , che Je fue contefiloni fijao dubiofe, e piene di Icrupol; ,4e abbia laíciaro peccari, ó nó, efe faccia , Ó no, Pelame necefario per tanto tem. po Conbideri, che la nofira vita € fragile, ioflabile ,€ vero (rilifsimo , € che puó foire con va'impronilo accidente + qutílo € ave. nuroa moltiisimi e puó auuenire a lej, quan. do meno fe'l pení ; Se la morce la troucrá con» teilata , e difpofia , fará fua gran fortuna ;ma dificrendo le comsisioni, lara lua grande sfor- Trattato IX. Delle cofe y che fieguono alla Conf ffzone + cuna l'efler forpreía, fenza quefta preuenzione crifliana . Per quefi, «e aleri mociui la prego, P'eíorto, l'auuifo , la fupplico per amor di Dio, e per amor di íe leña , che (a nell'auuenire pida vigilante, pia follecica, e frequente nel porcarái alcoufiíficnale, 8 all alcare dá comunicarí; follecito il fuo negozio, il fuo interefle , 8 ac- rendo al fuo bene , e vivamente delidero la lua lalure : queíto fleño deue egli deliderare con maggior' ardenza ; poiche piú ¿lei importa, e preme, che á me ; lo faccia figlio per quanto glié cara l'acima , che áquelto modo viuerd V.S, quiera, co'l cuor fereno , e tranquilo , € con quella ficurezza ,che porca feco vna buo. na cofcienzas done per il contrario, traícu. randolo , non ne (Ícocirá , che turbolenze , ¡n- quicrudini, 8: angultic aell'anima fua, c al tempo della morte auerá vn fommo rammati. codinon autr praticato queilo, che ora gli configlio :faccia adeflo quello, che allora oel- lo [pirare vorrebbe auer farco Ec, 24. Altcri Penitenti ricronerá il Confeñore, che non fanno la Dottrina Criftiana , ne cios che per faluarfi fono obbligati lapere ; « han- no ad interrogaríi della Dortriaa Crittiznas quelle perfone , che prudentemente (i fuppone non la fappino , come ho. decro di f pra , nel Trat. 1.c4p. 1.1.1. Né € bene, che 1! Contela fore la dimandi fempre al puncipio della con» fellione , perché vifono molte perfone , che A eorbano , le fiencra ad ioterrogarle (ul princi. pio della Doctrina Criftiana, e s'aroÚ1 cono, fe rifpondono male, e vuendofi queito rolíore d quello, che hanno nel dire i loropeccatí, puo eflere , che a cauía , che ne tacioo alcu- no,e fi confeflino male : fivito di dire ¡ueci j peccati , potrá il Confellore interrogarli dell Do:cina Criftiava ¿; e le ne eroua igaorance il Penitéce 0ó puo alioluerlo, le almeno non sá il Milterio della Santiflima Trioicá , e quelio dell Incarnazione , perche la cogoizione di queíti e necelíaria precilamente , per ricenere l'afío» luzione , come contia dalla Propoliziont 64» condannata da Papa Innocenzo X:.e pocrá vederíi nel fuo Ípiego , nel Traccato X. feguen- te . Sicché , fe il Confelfore ritrova , che in quefto patiíce igooranza il Penicence, deve, auvanti d'aflolucrio, intftruirlo nella notizia de' Mifterij della SS. Trinita , dell [acarnazione , € dell'Eucariltia , che vuol riceuere 3 £ ordinar» gli, che impari gli alcri, che di necefica di precerco deue il Criftiano faperes efe zuendo- glielo ordinato tre, O quarro volie, nonli há imparati, deve difforirfegii 1 afolozione, finche li fappia , come ho deco nel Trat. £» exato e diró anchenel Trart, figuente Trat.10s Spiegando la Propofizjone.64. cona.a. Ecauucrio CHE abcro 1) Penizénee non li conturbi pss vederít interrogare delle cofe del. la Fede ;1i che goffamente penfano, $ aochs dicono
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