BCCPAM0001162-4-1600000000000

Cap. 11. Delm odo, co") quale ha da portarfi il Conf. co! megligenti. 205 folamente la benedizzione. P. Padre, gli protéfto con surta vericá, che m'emenderó » . C. Aunerca figlio , che (e peoía ingannar me jogaona fe ñefío , fe di rurro cuore non é rifoluro d'emendará , e lafciare il mal'abito, e correggere il vizio P. Padre l'afficuro , che con turco il cuore, gli procelto d'emendarmi, e che feró ogoi sforzo poflibile , per fare quauto gli pro» ICLCO e C. Sappia, che per la parola ,che mi da, perora ladolueró, ma auuerca, che quelta fará V'eltima , fe non s' emenda; e che (e ri torna á cadere nello fielo peccato , nefuno potrá agolucrlo . E beache alcuno lo faccia, V.S. non riceuerá il frurco dell'afoluzione , el. feráo i fuoi propofici mere veleicá . E lappia, che la parola ,che mi da, la da á Dio ,enoa a me; puó bensi ingannar me, come huomo, ma non ingaonerá Dio, che vede ¿li fuo Cuo» re , e conofce , fe da vero propone] emen- di, 21. Lo faccia V.S, per quanto le preme la vita; perche, le e vilcá ii non mantencre la parola , che ( da ad vo tuomo , chedifonore fará maacar la parola, che ( da a Dio Oani- potente? Perché vna (o! rolca mentirono Ana- nia ,e Safira fua moglie á Pledi di S. Pierro, ABor. cap. 5. rimalero morti di morce impro» uila , e gli diffe S, Pierro: Non cs mentitas ho- minibus , fed Deo y non me, che loa Miailtro di Dio , ma Dio ticíso hai voluto logan- Dirt. Queño fleíso cafigo pud eglitemere , le fraudoleotemente, e von di cuore , dice, che propone d'emendarfi ; poiché , noo á me, ma a Dio , chenon potrá mgannare , mentira, f: ua vero non cracca di migliorare la visa ,ed ¡ cottumi. Procuri d'cmendaríi, e Dio coa turco amore gli perdoncrá le fue colge , 8 lo ura ne l'alsoineró da tute - CAPITOLO IL Del Modo, co'l quale ha da portarfe il Conf: [Jore co'l Penitente , «be bá molto tempo, £be von ficorfiffa, e con quello, che non fanno la Dotrrina Crifidana O'ti Criftiani, che hanno poco ¿mor di Dio, 8: vna loma obli- uione dell'imporrancifimo ne- goz1o delia 1OrO (atute, fono repidi, e rimeíú neila frequeaza de' Sanei Sacrameon , ftando cai volea gli anni iacieri fenza ricenerli; € taPrnif feoza timor di Dio) ancor piú ¿ne manca 4 moltidi quefti titoli,e prercfti per palliare , € feulare gucíta si Ii» ECIDIUE y prenlibile negligenza : ó il Confeísore 20 lante deue coa efficaci ragiooi fucgiiare 14 cepidezza de oegligenci ia quetta maceria , € conuincere i frinoli fondameaci di quelli, che con fiati preceíti vogliono difesadere la lor 08: gligenza . Queto peró non há da farú al prias cipio della confefione , ma alÉas d'eÑa +: ani con gran prudeoza deue il Confefore , quando al principio dice il penitente, E” vnw'anno € pié, che nen mi fon confiffato ,con femma dilimala- re per allora , vé moltrare di (caadalizarú por quetto, ne riprenderlo, ma tacere, acció dl peccatore noa ( difaaimi, ne A sovfonda ae] dire i fuoi peccati, O lalci di confedarli per paura : dopo ché auerá vomitato cucco il ven icao dalla lua cofcienza puó fargli comofcere, guanto male lia la tardanza si eccelliaa d' a0- dare a Sacramenti, $e aoimarlo alla fcequenza con alcune ragioni; de a quelto fia (1 meitono le feguenti . C. L'avuerto, figlio, che non Ga craícuraro in ricenere freequentemente ¡Santi Sacramenti, cíve fono il cibo dell anima , Vancidoro della lua infermirá , il rimedio delie fue piaghe ,1l conforro delle fue pene , il follicuo de' noi trar pagli,il mezzo per viocere le fue cencazioni, € arma per difeadere dal Demonio la lua hac» chezza, e la [peranza della Gloria ereroa , Po- co amore porca al luo Lio il Criltiano , che € negligence a riceuerlo nel luo cuore : € pleno d'amore quel lommo bene , e le ne relto lacras meoraco 10 quel Pane Celediale , perche ¡l uo afíereo defideraua fommamence ¡nulíceraró ne pecci wvmani co' viocoli amorob- d'+nA MIIE- rivía ynione « $ € diforme corrifpondenza del tepido , che jograco noi fanori , ricula que- ta lacra vnionc co'l fuo Dio, nos velendulo nell'albergo del fuo cuore » E' anco indizio euidenre , del poco amore, che porca alla lua anima il Criftiaoo , che tan- Lo fa ftarla digiuna fenza alimcaro , € CiDO [AM= ro Dinino , Midica, figlio , fe egli cralalcials di mangiare (ej, d otro mefi, vnianno ,0 pi tempo , poa morirebre di fameé Ora fe cauco tempo laícia egli la lua avima [e0za reficiacla £ou quetto Pause Diuimo , forá par necclsario, che s'infiacchilca, e che fiacca , € debole cada. Se egliuon 4 imugadle la camilcia, la 121,0 otro meís, non diuercbbe pin sera del carbones brut» ta, lacera, e d¿itorme ? Se ja alero canto (6mpo noo lava Ja casmiícia della fua cofcienza bell” acqua della coufelflione , ne procura rilan are la vcite all aoíma Lua melo fpazio di canti met, come itará la purezza del Luo soceraaé E' arccísario , che da bruxilBma , deformilll» ma, < iporchifima . G!i pare ragioncuole, COS vi canta diligenza ja nucrire 4l COTO» € si poca ia alimencare anima. Gli pars giuito, che s'acudilca con tanta follecicudine a Maa» tcacr neica la velte, che cuopre. quello cosruc- tibide

RkJQdWJsaXNoZXIy NDA3MTIz