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2604 ammontadolo fuanementé , € non riprenden= dolo con gridori + moftri al Penicente il fuo jagannó , ma fenza parole , che l'inafprifcano: P'eforri con ragioni, che lo muouano , ma non Patcerifea con difperató rigore : Pillamini con Juce , che Pilluftri, e non P'ofufchi colis tenes bre , ó panenti có tuorii: fecondi la fua anima colla ruggiada di Santa doctrina, e lana, e noa fcarichi grandine , che Pifterilifca . Finalmente procuri colla faícia della pru» denza ligar le piaghe al paziente , temperacdo il vino della riprenfñone , coll'olio dell'amere, € benignirá, e cosifodisierá alla legge , che ha co'Iproflimo , 21 zelo douuro ad va Minifiro di Dio, otrerá il fine dell! emenda del Peni. tente; e Dio lo riempirá di lomi, per cono- ícere il vero, e di prudenza, per ben guidare j peccarori. 17. Molte volre accade , che il Pevicente ( trova in qualche abjto juvecchiato di peccare, S occañone proflima volontaria ; ac” quaii cafi dene negarfi laffoluzione, fecondo la con- dannazione d'Innocenzo Xl. nella Propolizio- 60. Nientedimeno mojte volce ponuo afol- úerfi, concorrendo le circoflánze, che fi no. teraono nello fpiego di derra Propofizione. In quefto cálo , benché debba añoluerí il Pes nitente, e pero acceffario auviíarlo , come co'l ricadere fi fa incapace dell'afioluzione , come ho détto nel preambolo num. 10. Et allora ha da portaríi il Confeflore co'l Penicente nella forma feguente « C. Confideri egli lo ftato miftrabile , nel qualeli ritrova la lua anima per quelte rica. dute ,ched tale, che'! rénde incapace di rice- vere l'afoluzione; poiche il non emendarfi egliin tanto tempo, e argomento , che non viene alla confeflione co'! dolore necellario, né efficace propofito d'emendarfi; é non autn- do quelta difpofizione, e incapace di riceuere Vafioluzione, fecondo che comanda a' Con- fefipri la Sancicá d'Lanocenzo X1. dicendo , che a' recidivi di molto tempo, in qualGuoglía fpecie di peccato , non potiamo dare l'afolu. 210€ . Ela ragione, nella quale li fonda que- fio decrero,é. Perche il Confefiore non puó vedere il cuo- re del Penitente, ne i fuoi atejinterni , ne fe da vero,c con vera rifolezione proponga d' emendará ,e folo d pojteriori dagli tífferti s'in- ttrifce ¡a cauía , che € nel cuore; gli effecti d'en vero pentimento, fono Pemenda de' coflumir egliin rante ccukfioni non sé mai emen. dato: Adunque non ha aunto vero pentimen. 105€ non Panendo, € jaczpace di ricenere Vatioluzione , il frucrro di queito San:o Sa. eramento della Penicenza , 18.P. Padre, io gli do paróla , che nel” aunenire m'emenderó . €. Figlio, io poto mi fido di quefta paro- Frattato IM. Delle cofes che fregsano alla Conf fanme * la ¿ perche fempee, che egli € andara Y confel: faríi,hádaco queta Rea parolá , € mai ¡'hi mantrenura y con che fondamento dunque ho jo da éredere adeño , che Pofícruera ? Vogelio , che egli medemo , fa giudice della fua cavía . Mi dica ,f2 egli imponelle , che faccífi vna cola , Y io gl'impegnaí la parola difarla, e non la facelli, ed egliricornale vna, e piu rolte d pregarmene, de lo lempre gli diceffi di farla , ma mai la facefíi, mi cre- derebbe pit per quaato di poi gli promertefi? No per cerco, econ ragione . Egli e venuto a confefiiríi vna, due , e pid volte nel decorío del tempo, che ha queíto rizio ; ha dato [e m- pre parola al Confeílore d'emendará , ne mai ha oficruara 5 come poi crederó io adetio, che egli Poferuerá £ 19. P. Padre , che vuole? Sismo fragili,e milerabiliz benche nel coofeffaro:i aucuo ani. mo di pid non cffindere Dio, di poi, come fragile, cadeuo . C, Son certo, che € inconítante la condi zione della natura rmana , che é curca fragilio cd , ma queíta feagilicá ha da riparará in qual. che maniera , e la maoiera ha da ellere , 0t. gandogli 'affoluzione ; poiche , mentre e tan. ro incancherica la piaga , che nou baltano le medicine fuaui per fanarla , € necelíario valerá dell'aduftione per curarlo da queíta vicera pes ricolofa . Sóben'anche, che fifcamente e compatia bile , auer nella confeísione vero propobito d'emendarí, e di poi romperlo, woa,e pid volte ¿currauvo!lca moralmente fono lncompa- tibili rante reiocidenze con ya'cfficace , e vero propolito : € nci Confeflori dobbiamo regos laríi, non da quello, chic fificamente puo auut. bire , ma da quello, che moralmente Íuccede, e fuole comunemente juccedere, Fificamente e pofbibile , ché guello ,che la in occañone prollima, $ emendis e ció non oftante,á queto tale non puó dará V'aliolu. zione ; perche in giudicio morale, € ¡ncou. paribile Pemenda 4 chi fia in proflima occas fione , benche in queto non vifia ripugosn- 24 fifica; € cosi egli puó andaríene con Dio, che jo non pollo afloluerlo , 20. P. Padre , per amor di Dio m'afolua, che gli protefto d'emendarmi. C. Deue for peníare, che io gli diferiíca Vafloluzione di mía mera voloncá. Sappizs che piú al vivo di lei foco io, dl non alloicr- Jo, ma eflendone incspace , á che gioua , cl1£ l'afolua? Ne V.S. riceuerá íl fructa del Sacra» mento ,néjo fodisiero al mio obbligo, le le dá Vafoluzione. P, Padre, che ha da dire entra la geate, che é qui, le vede, che noo a alfolue4 C, Queño fi rimedierá , co] far io la ceri- metia, che li fa , quando s'2ñolue ,e gií daró lolí :

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