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198 trazzioni conuengono in vna medema ragione fo:male d'infamare il proíflimo , come cutce le contumelie conuengono in vna medema ra: gione forn:ale di difonorare: Arqui il mociuo formale é quello , che fpecifica gli acci ¿a ordi- me ad mores: Adunque le decraziooi, «Ki giue dicijtemerarij non fi difinguono fra dí loro di ípecie per la diverficá de' difecri, che cenfurano 3 come né meno le contumelicas fi diftinguono di fpecie fra loro per la di. verfitá degli obbrobrij, che G dicono al prol- fimo . 39. Mi dica V.S. queíte ingiuric l'ha derte molte velce d queñta períona 2 P, Padre si. C. Fúin vna occalione folo , 0 in molte ? P. In vna Íola , C. Adunque vn fol peccato numero ha coma melo in queíta occañione , quancunque la effa abbia detro pid contumelie, come 2formano Caftro Palao Tom. 1. de peccatis Trad. 2.difp. 3.pundd.3.v. 6. verf. Nibilominas , Teullench vb fupr. n. 3. 8 altri; perche linterruzione morale,e non la fifica moltiplica ii numero de' peccari. Atqui, quando in vn' impcto di colera (i dicono al proflimo molte contame. Jie ,benche vi fía interruzione fiica , noo vé pero la morale : Adunque non we (2 non vo piccato in numero , 40. Qui € necelíario aunertire, chela gen. ee volgare fuole confondere la patola , alle vol. te, con la parola , occafione , Ítimando che gurto fia vna cola fieña: e cosió necefario, che il Cófeñore,per formar giudicio del aume. ro de” peccati , quaodo il Peniteore s'accuía d'auer alle volee mormorato , O derro cone cumelic a] proflimo , gli dimandi, fe fi io vna, Ó in pid occafioniz perche , fe lolo 1 io vna, quantunque jo quella anefíe derto molte volre parole ingiuriofe, fenza interruzione morale, € lolo vn peccato in numero. Lo fefo s'ofer- ui, quando il Penicente s'accuía d'auer auuto moite volte ofcula , amplexus, O parole iode- centiz Che gli 6 ha da dimandare, per far giu- dicio del oumero de' peccaci, fe fú in vna ,0 do mole occalioni. Si limita ptró quando gli atu lono pertectr do fuo genere, vt copula,mol. Lies £c. che aliora,quaocuog; ña io vna lefa occalioue, ciaícheduno € diftinto peccaco in numero dall'aliro, 41. P. Padre, le cole inginriofe , ch” io ditu á queíta períona, ture erano pubbli. che. €. Binché nella derrazione fcofi da ptcca- to grave, Jeliere la materia pubblica , non pero nella contumelia ; perche con la pubbli- «ica folo perdé la perfora il dirirro, che auena allafua fama, ma non quello, che auevas all onore, come dice Bonacina 7 om. 2. de ref. difP» 2. q» q. pund, 2. 1 fine: Atqui , la contu- Trattato V III. del? VIII. Comandamento . melia s' oppone all” onore: Adinque; beni ché la coía fia pubblica , fará peccaro mortale il contumeliare coa quelia il proffimo. CAPITOLO Vi, Della Refiruzione dellPonore , 42. , Padre , come ho da reftitnire 'onos re a quefta períona ? C. Mi dica , quefto foggetto, al quale V.S. dile quelte contumelie, e figlio, leruo gcc. di V.S. perche , le egli € cale, ba. fta , per fodisfazione dell'ingiuria , che V.S, gli parli con famigliarirá , O lo faluri con qualche onorifico faluto . Quefto modo pare Íufficiena te, acció vn Superiote fodisfaccia l'ingiuria, O contumelia deeca ad yn fuo fuddito , a Caie- tano qual. 73. n. 3. « a Lellio lib. 2, de ¡uo fluz.cap. 11. dub. 27.1. 114. 8U adalcri, Er auche dice Egidio Trullench vbifupra n.7. Valeoza, Filiucio, Se alcri, checita,e fiegue Bonacina nel luogo d: fopra queft.5.punét. 1.7.4. che non € peccaro mortale , quaodo con qualche impazienza dicono j Padri a figli, imarici alle mogli, O i Padroni a' ferui ale cune contumelie, yuándo li ripreadono, €s Ccorreggono . 43. P. Padre, non e mio fizlio, né fude dico la pesfona, alla quals ho dexco quelle ¡as gintie. C. E' fuo Padre, O Superiore? perché, fe fofle Padre ausr:b>: la contumelia, fuori della malizia contro la giuttizia , alora di (p:cie di. ftiota couiro la piczá , come ho detto nel quar» to Comandamento Trat 4 cap. 1.e le folle Sue periore aucrebbe aliresi due malizie , vna con. tro la giuítizia , Valera contro la viriú dell'ofe feruanza come pure hó decro nel luogo citatos Ec il modo, co'l quale Vinferiore d euc fe disfa- re la contumelia, che dice al Padre, 0 Supe» riore, há da efere dimandandog!i perdonos Lellio vbi fupr. $. 2. 44» P. Padre, non € quefta perfona mio Superiore , ma vguale , C. Fra vguali, il modo piú efficace, e ficus ro di relticuire Pooore, e dimandar perdono alloffclo . Villalobos p. 2, Trat. 11. dific.4 20 num. 6, perche coa quetta azionc 1 olicufos re da ad iocendere all' offslo , che gli dif. piace dell iogioría facrali, e che l'onora,e venera , le auenti lo difonoró coa la con. tumelia . A Lcilio pero vbi fupra num. 144.5. Secuno do ,pare,chc fía eguali batti alle volce, per reflicuire Ponore , che l'ofF:afore dia il luogo piu degao ailoftío, Pinvici a mangiare,ó biurefeco . Perche Piogiuria, che fi facoola concumelia,e negargli quel offequio elterio- re, col quale d eue vencrará il proffimo+ At» qui
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