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Capitolo TT. Della Contamelia : 197 Soto lib, 4. de veflit. q. Y. 1. 3. 4d 4. Nauarro ñolla Somma cap. $8. 8e ateri, che cita, dz ap- proua Villalobos part. 3. Trat. 11. diffic. 37. n.5. $. L'altro modo . Quelto flefío approua con Valenza , 8 aleri , Diana part.3. Trat. 5. Mifcelan, refol. 20. e nella part. 11, Trat. 6. Mifcelan. refol. 56. loda molto á Confeflori queño modo di refticuire la fama , come pia tuave, e facile., 33. Aliro modo añegíúa il Maeltro Cano, Salon ,8z altri DD, che cíta Villalobos vb: fupr.€c e y diré alle perfone avanci le qualis'é mormorato, ch'era aral informato ,e che s'in. genvó io dir mile del cal profíimo , benche ía realiá fofíe vera la cofa riferca: e non fará mentire il refticuire la fama io quelta manicra, Perchée vi lono due forti di vericá , vna fpecu- laciua ,e Pálera pracica ¿ la vericá (peculativa confitte nella conformicd: delle parole colla mence ¿la veritá pracica comfilte nella confor- mitá delle opere colla ragione , e coo quello, ehed:ue fariis e confeguentemente la fallica (peculariva confifte in non conformarí le pa- role colla mente; e la falicd prarica in che le parole nor fi conformino colla ragione , e con quello , che prudantemente dene faríi, Dal che s'inferifce , che quello, che iofamó vna perfona di qualche delicro occuleo, dicendo di poi, quando relticuiíce lá fama, che s'ée in- gannico, non cofrraniene alla veritá pracica, poiché le ue parole (i conformano con quello, che rágionéuolménte dene far , 34. P. Padre m'accufo , che va Confeffore e'ordinó, che addiniandali perdono alla per lona, dellá quale ho mormorato , ed ¡o non ebbi animo di fa: lO e C. Credena V.S. di peccare granemente, non addimaúdando perdono a quella per- foná ? P, E come non doueuo far psecito , fé non adempiuo quello , che il Coofedore wautuá ordinato £ C. Non aueua Y.S. obbligo di dimandet perdono a quella perfoda, ee il Confefiore ba farco molto male dá comandarglislo;banché V.5, per la cofcienza erronea abbia peecato gravemente jo rralafciarlo ; Le obbligo, che VS. aucua era folo di refticuire la fama á quel- la pertona appredo di quelli, allá prelcozas de' qual ne mórmoró, nella forma deca di fopia. 35. Molta igooranza hó ritrowszo in que- fo ponto, che penfano i poco accorti , Che quello , che há auuro qualche o pitto , O S1u- dicio temerario d Che ha mormorato del prol- fimo, debba dimandare peráono. Error» molto pernicioto ; prima perche , fe il profimo non sá quello , che io hó peníato , Ó detro male di lui, non e gran pazzia , che io ficioo lo dica , € manifeti con dimandargli perdono,generaado nel di lui interao qualche o dío ; d mala volons tá contro dí me? L'alero;perché ipeniceard don hanno animo di farlo ¿e per la cofcienza erro nea,che dice loro, che peccano. non facendolo, commetrono molti peccati . E per «Icimo, pera che il dimandar perdono folo deue farír per reftituire 'onore, e non la famar Atqui ac il giudizio temerario , ng la mormorazion=5 danaificano Ponore,ma bensi la fama. Adung; ne per il giudizio temerario , ne per la mor- morazione deue dimandarfi perdono. La mi- noreé certa ; porche la fana, ela buona api. nioae, che s'há del protli no; e l'onore,e l'eltera na venerazione, eriuerenza, che (i mottra al proflimo : il giudizio temerario, e la mormo- razione (olo s'oppongono alla buona opiaio- ne, che d:ue auerí del proílimo , enon all efierna riuerenza, che gli fi deue moftrarés; Aduaque il giudizio temerario, ela mormora- zione lolo soppongono alla fama. enon all onore, La concumelia é quella , che sopponé ¿ll onore , e di eta tracccró nel leguence Cas picolo , CAPITOLO VI Della Contumelia , 36. . Padre m'acculo, che varie volte há derro ad vna petríona ,chee vola. dro va'ebreo, $ altre parole ob brobriofe . C. Glie 1'há decte in fua prefenza?” P, Padresi, C. Adunque queño e peccaro di contume. lia. morrale ex genere fuo, ed oppofto alla vircd della Giultizia. €: induce obbligo di relticuire Ponore, e fi diltiogue di fpecie dalla derraz- zione , e mormorazione, come la rapina dal farto ¿ perche, fi come il farco (fi commette occulramence , e fenra che jl Padroae lo fapia; cosita derrazione fi commerte la aficoza del profimo dannificato ; e come la rapina A fá jú prefenza del padrone della coía , cosiancat la contumeliz. 37- Non occorrena , che V.S, fpiegx4: le parole coacumelio(e , colle quali ingiurió il proffimo, dicendo, che lo chiamó ledro, ebreo, 82c. ma folo baYaua dire, ed acculaci d'auer deco parole ingiuriole , e pongenci al proflimo ; perché la diuerlicd di contumelia, benche in sencre fifico fi dittioguino di fp:- ciC , NOR pero in genere moris , COME affermano Caiecano , Sto , $4, Molina, 87 ateri, ch. cita, eficgue Truiench fopra il Decalog. lib. 8, cap. 8. dub. 2.1. 2. 38» Lo ftedo hi da diríi della diverfirá delle decfázzioni, e giudicij cemerarij , che non ( die itiaguono di (pecie in genere moris. Etre lara. gione ,perche vuecii gindicij temerarij, € des t1a- mk E — a E , E E o

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