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194 CAPITOLO nuL Di quello < che fente mormorare . 16. « Padre nvaccuío, che varie volte ho vdito mormorare , e non hó cora recto i mormoratori. C. Le perfone , che mormorauano, erano Servi, figli, O fudditi di Y.S. Perche , cMeadoli, era obbligata farlitacere . P. Padre ¿non erano foggerti a me. C. Erano Superiori 4 V.S. v.g. Padri , PA- droni, 0 Gindici? Perche il fudciro , regolar- mente parlando , non e cbbligaro a COLTEggt- re il Superiore . P. Padre, erano á me vgualj quelli, che MOrmorauano . C. La materia , della quale fi MOrmoraua, era cola d'onore, e riputazione? P. Padre, alle volte fi diceua , fe Folano era lollecito ne fuoi negozij. Selaliro era di quefta natura, e condizione . C. ll riferice diferci naturali del proffimo, v-g.dire,che € ponero,colerico,ignoráce, di PO» co giudizio , O audace, non € materia di pec- Cato mortale, e per confeguenza né meno e tale il fentire quelti difecti? Come ne meno il dire , che P'altro e fpurio , 6 illegitimo Clanis Regia lib. 14. cap. 6. 2. 8. con altri. Né meno e materia grave il riferice, d vdire di qualche períona, che Ciracondo, ambiziofo , auaro ,0 Íbperbo, cosi generalmente riferendo queíti di. ferti. Pietro di Nauarra, econ aleri Bonaci» Da. Tom. 2. dereft. difp. 2. Quéfl. 4. part. 2. n.?7. 17. Né meno e materia graue il riferire,ó vdire quel difecco , del quale (i vantano quelii, chelo commertono , come dire »Che va lolda. co ha accertaro il duello , che vias ja concubie nato , O che vn giovine viue alquanto diflolu. to .I:á DD. citati, 1 dire, che Folano e Ebreo, O che diícende da quelli, e materia £raue, e peccato mortale , non efieado pubblico . Irá Molina, Azorio, 8 aleri, che cita, e liegue Bo. nacina nel luogo poco fi citato a, UL. 18. Mi dica, aucua quaiche compiaceoza quando vdiua queñte mormorazioni? Perche, de l'aueua, farcbbe peccato grave contro la caricá, O leggiero , fecondo il male del profli. mo, del quale mOrmoraua.. P. Padic, quantunque io +*aneffi queño gullo , o Compiacenza , non era peró in quan» so fofie male del mio proílimo, ma per cutiofi- td, e peril modo $e Brazia, colla quale lo cone caua quello , che mormoraua , C. Quando la compiacenza non e Cel proífimo , ma lolo del íale, co'] quale íi di. ce , Ó per curiolitá, non e peccaro murtales, Lcího vb; fapr, , dub, 4. 24.5. Aduerte. Re, belo, Navario , 8 aleri » Che cita, € licgue Bo. del male Trattato VIII. Dell PIILC omandamento : DACI0a vb: fupr. part. 11m. 3. perche la comí piacenza e mála , ó buona, fecondo l'oggetro, al quale cermina + Acqui, ¡il male del proli mo € oggetto proibico, ma non la grazia di dire; Adunque la compiacenza del male de piof. mo Íará peccato, ma von quando e folo ó del. la grazia, O fale, co | quale fi dice, C. Mi dica, fapeua V.S, eflere pubblico quello fi mormoraua ,006? P. Padre, io no'l fapeuo , C. Ordinariamente parlando,quando quel lo , che mormora , e Ícuíato dal peccato mot. morando , anche € fculato quelio , che lente, E per follieno de'Confefori, e perfone fimo. lave noceró qui la Docrrina di Bónacina , Re= belo , e Maldero , che cita, 8 approua Diana Pp» 2.trat. 17. refol. 24., doue infegaa , ches quello, che fente mormorare, anche'jo materia graue,e non sá, fe ció, di che Palcro mor- mora, fía pubblico, d 10, d (+1 riferifce giuíta. mente, Oiogiultamente, non pecca vdendo» lo fenza laíciare la di lui conueríazione . Et apgiunge Biana part. 2. trat. 5.refol 38; che quello, che per vergogna, puñillanimica, d negligenza non s'2tceata correggere il ragio- namento , lolo pecca venialmente. Ma lara bene , che il Criltiano , che lente tali ragionas meanti, ne'quali s'ofíende la fama del protlimo, procuri per caricá iotrodurre altro ragionas mento , clie fraltornila mormorazione 6 per il meno mollrare co'] volto corruciato d'¿utra ne diígulto, dando con quelto ad incendere; che non gli piacs mil ragionamieoto, poiche, come dice lo Spirito Santo ne'Prouerbij tap, 25- Ventas Aquilo diffipar plumas , (7 facies eriftis linguas detrabentium , í come l'Aquilone difipa le nuuole grauide d'acque , e le dilperge nella regione dell'aria ¿cosi vna ficcia melanconica, e crilta fuga le nuuole della MOormorazigat, che denigrano la fama del proffimo . Quaíi turca la Doctrina derca ja queño can picolo puó applicaríi per la correzion: fia. terna , feruata proporcione , CAPITOLO 1v. Della Refituzione della fama, 20. AH Quello che V.S. m'ha derto d auer morimorato di quella Giouzac,s é fatto pubblico ? P. Padresi. C. Lefierfi pubblicato e (tato permezzo les cico , come farebbe , 1: il uegozio foie andato alla Giultizia? P. Padre, la pubblicirá e renura dalla fola fama , € per efferíene mormoraro ja queita , 8 in quelllaltra parce, C. Quando il delitto,de] quale vno há mor. morato , eficado ocealto , di poi úi fá pabblico per
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