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192 DP, Padre, mi poteuo fidar poco, che do. vefícro racerlo le perfone , alle quali 1 hó derto » 9. C.Quefte períone erano tali, che do. vellero credere efer vero, quello V.S. ad efe dicena? Perche, quando fi prefume, che gli wditori non daranao credito a quello , che lor fi dice, non ne fiegue graueiofamia al prof. mo ,e per confeguenza non e peccaro morta- Je , Scoto diff. 15. que/t. 4, Navarro cap. 18. 1 50» € alcri molti , che en il nome cita ur 2. (ap. 39 dub. 15.1. 24. P. Peníf: Oo, Padic, che'l MÍAS pa c. ÁAfícrmo V.S. eler cerca la tal cola? P. Nó Padre, folo diffi, che Páucuo vdi. fo. C. Difíe V.S.che Páueva vdito da perfone degues di fede , O pure dí poco credito ¿ P, Padre, diíli, che. 1'hó vdico da perfune degne d'ogni fede, C. Quando fi dice auer vdito Piofimia del prolfimo da perfone di poca fede, do 1 É peca cato mortale, quabrungue coloro ,ch: fento» no, perefere facili a credere, d jno l'afenío a quel, che lfentono , Silucliro Verb. Derractio quafl.4. Ceiciano queft. 73. art. 3. Nauarro £aP. 18, 1! Ma quaudo (1 dice auerlo edico da perlone degae di fede, e peccato mor rale contro la giuitizia , con obbligo di refti- ruire la fama. Soto lib. 4. de imfir, quajt. 6. art. 3.Bonacina Tom. 2. de refl. difp. 2. qua, 4- parto5. mo 5. E alera. Er € laragione. per- che la detrazione , 0 Mmormorazione , io tanto é peccaco mortale, in quanto s'ha baítante fondamento, accíó quelli, che fentono , formi. no cattivo giudicio del prolíimo: vado quan- do li riferiíce la cola, come vdita d Me 49. dá perlone degne di fede, s'ha ballante foodimenco di giudicare male del protEmo , il chc non s'ha, MO liriferifce, come vdiza da periona di poca fede : Adunque il dirlo, come vdico da prrione degne ditide, lara peccato morcal:, e mob quaudo fi riferifce, come vdito da perfo- ne di puca fide, 10. P. Padre m'accuío anche, che ia vn'al. , tro Lucgo, doue on li fapena |; quetta periona , ho detros allora falto Cra pubblico nel mio Luogo . C. liLuugo , nel quee V.S. l'ha detro, era vicio a quello , nel quale era, puúbblica la di Ju intima , di wodo , che fubito al ral Luoso farebbe artivaca a nocizfa d: lla cofa 1 7 P. Padre, eraloniano; e lfejonca lan detro , 10 aun modo fi farebbe laputo o €, Potcua 19 quel Luogo venirí io coogni zjone delia períona , della q uale V.S. mormo raua ? Perche , tc non 4 totic potuta cono non farebb: rimalia oficía con quelta mor razione .. P. Padre, la períona non era conofc; famia di pero ciá il - Ícere, ¡Qu e Trattato VIII. dell? VIII. Comandamento . poteua pero venirfene ia cognizione . C. In due maniere pudo eficre va delicro pub. blico, ó con pubblicita di gos ó con pubbli. cita di farro : pubblico d iure fi dice, quando O de ¿3 “Gindice € infamata vna per- fona ; pubblic bli hi dice , quando per úl mormorio , € voce comune del Popolo, e ja: famaca la Ped ; in qualunque modo il de. liceo fia pubblico , fiue d iure non e peccaco morcale e ve obbligo di refijenire, fi dice ia va'aliro Luog , fiue d fatto ipfo, ontro la giuítizia, ne quando il cal delirro ), nel quale mai li la. ebbe lapuro . Caietano, e Nauarro, apud Leon vbI fupra cap, 11. dub. 13.n.75. Pero che coll'efitr pubblico il delirro, perde il ; ron mo il diritro narurale , che há aña lua fama: Adunque non e contro ja giuflizia il mormo- raros. la €- peccaro mortale contro la caritá dire quelio , che in vn Luogo e pubblico , ia vn'ale tro, E ue prudentemence fi poteua fupporre, che mai farebbe venuto d notizja. E'opínios ne comune de' DD. Sairo in Clan: Rega 115, 14, cap. 6.n.25.€e 26. E la ragione e tondata in quel principio genera taricá , quod tibi non vis, alteri ne feceris: Quaifivoglia 2ut= rebbe molto dá male, che fi dic: lero i fuol nincamenci do ue non fi fanno, ve ponno facilmente faperíi : Adu »que fará contro la cas e 3 dirli in quefto calo . - Quart cu que Diana part. 2. Trat. 5. re- fol.17.c00 Agur ), alcrí' dica ,che úon e pscca:o mortale, né coniro la givfizja ,né6 dire in vn Luogo diftanre quello, che io quelto € pubblico, ó fia noto» le della .j «04 O la ca .i rica , 1 no 4 jure, ,0d4fido, qe ebbaíi laper prelto,Ó DO: Cita Diana per 1 fua fenccoza Fago dez, elacicaz de hon Pben facta ose za dub. bio errore di tampa; la cica peró anche ad in quánro ala foftanza del cb poiché Fa. gunde z On infegna que sefta docirina con quel. la generalicá , colía2 quale la cica Diana: ma folo dice, che quando il delicto € púbblico q jure , O quacdo quello, chel hacommnedo Tha farto in Luogo pubólico, elpon colo delia pubblicitá., ; endoíf á peri- noa e peccaco morrale Coutro la caricá , ue coacro la giultizi morárne la alero Luoga, quancuaqu y | MN as tao ,né doucfle faperá ia breue. Í:d 31 107» efiilona Fag uds dez in obfano pracepr. lib, 8. cap. q.m. 11. 8 ele preliamente riproua nel num. 19, del medefima cap. il dire , ché lecico , € non contro la carirá, quando quello , che folo € pubblico per fama lu alcun Luogo , fi dice in vo'altro diftante, doue fi fupponcua non done t arriuare cosi fa= cilmente queíta no: izia. Queña opivione di Faguadez € probabile, ma ñon la gindico ta- O lc nella gencralica che Papporra Diana , lenza diltiogu re la pubblicitá del Ad , quando € pubolico per fama ¿ 0 que * pubblico, ptt- E ché
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