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176 do queño fillogifmo: la queño cafo fapeua il Penitente , che il Minifiro pecca mortalmente nell'amminifirare il Sacramento con mala dif. pofizione;e ció non oÑante e lecito diman- dargli,che Pamminiftri, perche e diípottoá quello + Atqui, quando il Cultode trata co'l , wiandante di diffimulare , € difpofto á peccare: Dungque Íará lecico valerfi della congiuncura, € fervirí della fua diffimulazione. 149. L'altro , perché non commette pecca» to di lcandalo quello, che dice , O fi qualche cofa mala in prefenza di Perfone , che fono gia determinate , erifolute al male (fteflo , che vdi- Trono, Ó viddero ferfi; come li dice di fopra Trat.5. cap. 7.1.5$494.econS. Tomafo , Suarez dx alcri , fente Gio: Sanchez nelle Selett. d:fp.46, n. 11. € Diana p. 5. Traéi, 7. refol. 3. e Baíico Verb. Scandalum n. 7. Adunque efíendo i Cufto« di dererminati di tacere , 8 offerendofi eglino fieffi di farlo , non fará peccato il valeríi del loro filenaio . 150. Contra. Quello , che accedit ad mulie. rem ,ch'é diipofta ¿ peccare, € € lollicitaco dalla ftefía, non per queño lalcia di peccare, cooperando al peccaco di quella: Adunque, benche il Coftode (4 diípolto á tacere, es'offe- riíca , non per queño lafcierd d'efler peccato il cooperare con lui alla crafgreffione del fuo giuramento. Rifpondo , concedo l'antecedene te, enego la coofeguenza; la difparitá e chia» ra ; perche accedere ad mulierem , e per le Eco peccato ¿ma il paíare occulcamente le mero canzie , non € per fe ftefío peccato : e per que- fia ragione pecca quello , che accedit ad mulje- rem expofitam , benche fa da quella follicicaro; e non quello, che (i ferue del filenzio del Cu- ftode che Piouica á pañare le fue mercanzic, L'alcro , quello , che accedit ad mulierem expo- fitam , folicitato da quella (tea,non commerte peccaro di Ícandalo ; perche non induce, ma € indottó : Sed fic elt , che tutto il peccaco, che il viandante potrebbe commettere nel no. ftro caío , farebbe di fcandalo , che dana al Cuflode : Adunque ciendo egli ftedo , chreden. do diípofo, lo falicitó , e inuitó il viandante, (come 6 fuppone ) non vi fará nel nofiro cafo peccato alcuno . 151» E/c inftafíe alcuno , effere diuerfo il calo di dimandare l'amminiftrazione del Sa. cramento al Miniftro elpotto , che fi sá, che há ad ammivitrarlo malameoce , dal cafo de" Cuítodi ; perche al Miniítro s'addimanda vna coía , che añolutamente puo amminiftrar be. ne, benche per fua malizia lamminiftri mala- mente ;1i Cuttode peró non puo ja niun mo do lecitamente difiimulare co'l viandance, fen- z4 rompere il giuramenco , che ha dato . Rif pondo , che , quantunque fia vero, efere di- uerío vo calo dalPaltro ; € peró anche diuerfo dl dimandare , che ki faccia vna coía mala , da Trattato V IT. del V'II.Comandamento ; fernirái della malizia dell'altro Per il fuo vtile, fenza ioduruelo : E' vero , che non e lecito di. mandare , néiodurre alcuno , quantunque ia perferramente rifoluto , ad vna. cola , che in. trinfecamente e mala, SY in njuna maniera puó farí bene : ( Quidquid aliqui opinentur , quibus non affentior ) nel noltro cafo peró , ne fi di. manda , ne s'induce il Cultode a rompere il giuramento sanziche egli Refo € quello , che induce , che dimanda , e che follicita . 152. Eranco Bañeo Verb, Cujtosm, 2. foula dal peccato i Cultodi delle felue, fiumi, e mon« ti(elo fteño puo difcorreri deglí aleri che diflimulano ) concorrendoui tre condizionis la prima , che il Cuftode fappia, che quello, che frauda , lo fa per necellicá ; la (econda, che la neceílica (a eftrema, O quaí eftrema: ela terza , che non gli permecta prendere piú di quello gli bifogna, per rimediare alla neceicá, che patilce . Queña opinione, effendo la necellicá cfre. ma , € probabile ; perche in necellica efrema, non € inuito ragioncuolmente il padrone del. la Gabella , O Selue; ne il giuramento , che efigedal Cuftode, g'eltende ragionenolmente aqueño; ma le la neceffica fofle lolo graue, non potrebbe pratricará decca opinione , per eiere chiaramente contro la condannazione d'lanocenzo Xf. nella Propofiz. 36. condan. nata «dal che S'inferifce , che nel caío deteo, ch:il Cuftode non pecca in diffimulare; ne meno pecchercode ii viandante ia indurlo 2 dillimulare, poiché non lindurcbbe a cofa, che fofle peccaco . 153. In quanto alPiagiuñizia , che V.S. há potuto fare alla Gabella; ¡o non ue parlo, pera che in quetta maceria vnufquiíque ia luo fenfa abundar : mi dij campo di elaminare vn poco piú abelagio il calo , e poi rifolueró ( cosi deue porcaríi ii Confeffore quando incontra qual- che caío fcabrolo ia materia di giultizia , per fuggire il pericolo di danneggiare ó l'vnz,09 Valera parce, e non deciderlo sú due piedi ¿con me fanno alcuni, che ftimano fentenza di Ro- ta cio gli fuggerifce il lor corto giudizio ) . ln quefta materia di Gabelle vedafi Nauarro nel Manual. cap. 17. n. 200. e Bafleo Y. Gabella dove fi cirano altri molti , che crattano di que» fta materia , 154. Edació dicono quefti, Se alori Autori vedrali le € obbiigaro,o nó a reftituire chi frau- da la Gabella ; per hora non dico alcro , le non che Baíseo dice disi,e dice , efsere que= fta l'opinione píd comune. 153. Se poi pofla il Gabelliere erarreneríá ció , che gli é donato, 0 pure debba refticuic- lo al viandante che glie l'ha donato? Quan- zunque Baíseo Verb. Cuftos mn. 5. fia di fenti- mento, Che il Cultade debba refticuire la quan- ticá del danaro, che riccus dal viandante, co'l quale

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