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as8 perche il ladro con inginfizia priva il fuo Pa. drone del lucro , che auerebbe guadagnato; ma quello , che ( ricompenía , fi ferue del fuo diritro,enon fa ¡ogiuftizia, ne aggrauio al Padrone del vino; non commertendo aggta- vio, noé inginftizia , non puo auere obbligo di relticuire : Dunque £:c, 75. Contro queíña dottrina puó argumen- raríi coll'opivione comune di Leffio , Nauar. ro, 8 aleri, che cica Balico Verb, Reflit. 5. $. 1.2, 3. Qualiinfegnano effer lecito al debicore prolongare la paga, quando , facendola allo. ra, glie ne fiegue qualche danno : la quefto cafo fiegue il danno al debitore di vendere il fuo vino a minor prezzo + Dunque puo lecita- mente diffcrire la paga: Adunque uon háil creditore azione, 2 ricompeofarí per allora co'! danno del debitore . Prono la confeguen- za ; perché none comparibile, che dueia vn medemo tempo abbiao azione ad vna medema coía ; vno perche gli 6 paghi ;P'alero per non pagare ( poiché alias pocrebbe verificaríi l'ane- re giufa guerra rifperro di due contrarij in vn medemo ¡tempo :) Dunque Zc. 76. A quefta cbbiezione rifpondo facilmen» ee colla dottrina comune , che portano Na- -uarro , Pietro di Nauarra , e Maggiore, cicati, e feguiti da Layman lib. 3. Sel]. 5. Trat. 2. capo 32.1. 2. quali infegnano , che quando al cre- ditore fiegue dalla dilazione della paga il dan- no medemo , che al debicore dal prolongarí la paga, há da anceporí il danno del credito- rc, 8 e obbligaco il debitore reftaroe difotro confuo danso: Atqui, nel caío prefente ne feguirebbe al creditors il danno medemo , che al debitore : Dunque doucna quefto pagare fu. bito - Prouo la minore; il danao , che ne fe- guina al debitore, era reftar priuo del lucra, che aucrebbe auuco in vendere 2 maggior prezzo il fuo vino ¿ quelto ftefío danno [cgui. ná al credicores Dunque Ec. La maggiore € certa; la minore %í proua: Se al credicore Ñ pagaíe il (uo debito ,allora patrebbe con que- fto davaro;far prouiñone di vino alla Íua fa- miglia d baño prezzo , e di poil'anerá da com- prare piú caro: l'alero potrebbe impiegares guefto danaro in comprare qualche coía , che peco valeíie ¿e di poi venderla piú cara, quan- do afcendelle di prezzo : Dunque il danao me- demo , che ficgue al debitore di pagare, iegue al crecitore di non pagarí , 77" Ne oba tampoco la dottrina di Siluio, 8e aleri ¿che taciuto il nome, cita Díana part, 2. Trab. 16. refol. 46. che dicono , non eflere lecito fare la compenfazione in cofía di diuería ipecie , da quella , che 1 douena ; V.G. Pietro deue frumcato , non puo faríi la compeníazio- neia vino: Acqui il debicore folo douneua dee naro al creditore: Dunque non poté ricome peoíarí in vino ,che era coía d'alcra fpecie. Trattato Y 11. del V 11. Comandamento + Dico , che queíta doctrina di Siluio , foto ha Inogo nel foro efteriore , ma nel foro della cofcienza puó faríi compealazione in cofa di qualíiuoglia fpecic: Seruata aquitate inter pre tium , 7 foluijonem . Cosi l'infegna , con Pies tro di Nauarra, Vallero in different, vtrimfq, fo. ri. Verb, Compenfatio , diff. 3. m Lo Auuertenza . I N quefo ponto di compenfazioni occulte crouerá il Confeore qualche eccefío ins molti : gli vni, che fenza elfere cerco il debito, ma Íolo per penfare , che fi feceloro qualche danno, daggrauio, fenza cercificariene , pi- gliano occultamente qualche cofía : alcri, che efiendo certo il debito , pigliano in fua ricoma penía piú del giuto; fenza far comparazione frá il debico , e fodisfazione;z e vi fono alcuni, che fe hanno perduto, 0 gli e fara rubara qualche coía, fenza lapere cercamente chi gli há fatto il danno, pigliano al:rá cofa a quel- lo , che fofpertano gli abbia farto il dáano, fenza faperlo di cerco: fono quelte materic, che e necegario Gjao preuenute , per non cilere in quefti cafi lecica la compentazion: 3 p ché non concorrono le condizioni, che abbiamo derto nel n, 67. eere neceflarie, accioche quel» la ia lecica : € n'auuiío i P.P. Contedori, per hauermelo infegnaro la replicata ¡ifperienza3 accioché, quando alcuno confederá qualche ricompenfa , fijao auuertici delle frodi, € ia. gaani, che ia quefto fogliono commetterí . PARTE VIIL Della Reflituzione per caufa dell'inginfta dannificazione » fione menaid paícerei mici armenci in vn monte d'alcri, nel quale io non aueno parte; S eE G difperíero , e mangiaro- no vn feminato . C, Due cofe fono da notarfi in queño cafo: P'rna, fe fia lecico paícere gli armenci in mon- te, O prato altrui: cl'alera, il danao ,che gli armenti fecero nel feminaro . In quanto al primo , dico , che non e colpa paícere gli armenti in prati, ó monti alcruí, quando quefti taii praci, d monci non fj10 ferrari ¿e per confeguenza non v'é obbligazio- ne direfticuire . dá Bannes, e Ledcíma , ci- taci,efeguicida Villalobos part. 2. Tra!. 10» diffic. 19.1. 7.11 medemo (fi dice di quello , Cue caglia legoa nellalori monti aperti che, né pecca , ne € obbligaco á reRituire: V.G. quan- do due Luoghi haano ciaícheduno i fuoi mon- ti, e quelli d"rn Luogho fanno legua nel mon- ee dell'alero , 8 e contrá, non peccano , 06 a deuo- 78. p . Padre m'acculo, che ja vna occ2-

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