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Viaggi di un ministro genèrale cappuccino 459 qual terminata, alcune volte di nuovo si pongono a cantare. Io non intendevo ciò che si dicessero, ma mi fu detto che dette canzoni sono appropriate al :tempo o mistero che corre. In Colonia è talmente in uso ,il cantare per ,le chiese non solo avanti e dopo la predica, ma ancora in molte altre congiuntuve, che tutta la notte del giovedi santo stettero in chiesa nostra donne che can– tarono avanti il Santissimo, usandosi in tal notte di tenere la porta aperta. In oltre, ne i giorni di pasqua cominciavano a can– tare avanti vespro e non terminavano se non dopo compieta, con nostro gran stupore che non capivamo come potessero resistere. Praticano H medesimo ancora nelle altre chiese, unendosi singo– larmente avanti alcuno altave, dove sia qualche bella statua della SS. Vergine (delle quali è fnequente l'uso nelle chiese di Germa– nia) e quivi inginocchiati cantano con semplicità, ma con devo– zione, qualche lauda spirituale. Alla fine dei singoli volumi il cronista, in un discorso generale, riepiloga le caratteristiche geografiche, etniche, politiche, sociali ed economiche delle regioni visitate. Ecco un brano del volume sulla Germania. I nobili mangiano lautamente, vestono con splendidezza e sono indinati grandemente alla caccia. I cittadini e mercanti vivono fra loro con gran concordia e amicitia, aNendendo alla mercantia o esercitando fedelmente le loro arti e mestieri. Fanno spesso conviti, singolarmente ne' giorni di festa, invitandosi gli uni gli altri alle– gramente. Ma è bene di miserabil conditione la vita de' contadini: il loro pane è fatto di segala e d'orzo, ed in alcuni luoghi anche di avena; il beveraggio consiste o in acqua di fontana o tln debole e disgustosa birra. Sono chiamati spesso da' loro padroni a lavo– rare nell'opere pubbliche senz'alcuno stipendio, come arare, semi– nare, batter le biade, cavar fossi, ministrar materia a' muratori; e, per dirla in una parola, non vi è alcuna sorte di servitù aUa quale non vengano obbligati da' loro padroni più giorni della settimana. Accade ciò singolarmente in Boemia, dove i poveri con– tadini sono quasi schiavi, mentre non posson lasciare i poderi, né dividersi dalla famigHa, né maritarsi, né fare altra cosa senza ,licenza del padrone, dal quale vengono sovente obbligati al lavoro a forza di battiture. Tutta la raccolta spetta a' padroni, i quali scarsa– mente lasciano quanto basta per vivere a' contadini; e se questi commettono difetti notabHi, i padroni hanno ius di condannarli come schiavi alla catena, senza che possano reclamare, come da per noi stessi ne vedemmo più d'uno in diversi palazzi di signori, quando fummo in Boemia. Non è però che anche questi po\'erelli, quando possono, non pass,ìno il tempo allegramente ne i giorni festivi, convenendo molti a mangiare e bere sotto qualche albero o altro luogo pubblico, di dove non si partono che non siano la maggior parte briachi. Vero è, però, che universalmente in Ger– mania l'ubriachezza non è annumerata tra' vitii: onde si fanno lecito di passare molte hore del giorno e della notte alla mensa, mangiando e bevendo sopra ogni eccesso, sì bene molte volte anche a1la sanità de gli assenti; e non vi è quasi ragione che vaglia per iscusarsi da questo: chi non risponde al saluto, è necessario che apporti ragioni idonee, altrimente è stimato nimico e sarà
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