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458 Mariano D'Alatri coreografia della processione del venerdì santo a Madrid, il cerimo– niale della visita del re cattolico ai « sepolcri » nel giovedì santo, i balli dei mori e degli zigani e la grandiosa rappresentazione dei mi– steri per la festa del Corpus Domini nel sud della Spagna, le fieste dos toros, l'uso delle donne spagnole di sedere, in chiesa e nelle adunanze in cui vi fossero uomini, su stuoie sparse sul pavimento, le donne di San Sebastian che remano gagliardamente nel golfo di Biscaglia e, per eccessiva devozione all'abito di S. Francesco, si affac– cendano per avere sulla propria barca almeno un frate della compa– gnia del p. generale per una gita in mare, le donne ugonotte neo– convertite che bruciano gli oggetti di devozione sotto gli occhi ester– refatti dei nostri devoti frati dai quali li hanno ricevuti, il modo di pescar le balene, l'atteggiamento poco ortodosso con cui cavalieri e dame francesi, durante la predica, amoreggiano sotto lo sguardo scan– dalizzato dei nostri austeri e pudichi frati, il diverso modo di presen– tar le pietanze e la frutta in Spagna e in Francia, gli interminabili pranzi dei Valloni e dei Fiamminghi, le solenni bevute e le ancor più solenni « sbronze » dei Tedeschi che nei loro ripetuti ed intermina– bili brindisi mandano in giro coppe grandi come caldaie, munite di grossi batacchi per solenni scampanellate che, nota frate Filippo, non servono per invitare a messa, l'uso di cani per il trasporto delle merci nel nord-est della Francia e nella Vallonia, la forma delle stufe, l'odore graveolente e lo smog cagionato dalla combustione della torba che costringe uomini e donne a mutarsi la camicia più volte al giorno, la moda femminile (un giornalista di cronaca mondana non sarebbe più brillante e più malizioso del nostro frate fiorentino - che pure aveva dovuto imparar la mortificazione degli occhi nel noviziato di Cortona! - nel descrivere i ferraioli e i cappelli delle donne svizzere e renane), le regate sui canali di Venezia e il festoso corteo del doge alla chiesa del SS. Redentore, l'uso di celebrare il cinquantesimo delle nozze e, presso i religiosi, della professione religiosa, la simpatia di protestanti e calvinisti verso i cappuccini (alcuni di essi accorrono da lontano per ricevere la benedizione del generale), il costume di chiudere le porte della città mentre il pastore fa la predica, la com– municatio in sacris di cattolici e protestanti in occasione dei funerali, la misera condizione dei contadini boemi, la ferocia dei nobili unghe• resi, il costume delle donne tedesche di ubriacarsi senza vergogna purché si sapesse che la «sbronza» non era dovuta alla birra (oh! come fra Filippo abborrisce questa disgustosa bevanda teutonica), e tanti altri usi che appartengono a tempi ormai lontani ma che nelle pagine del cronista sono descritti in modo vivacissimo. Ci sia consentito di riferire un esempio circa il costume dei tedeschi di cantare durante le funzioni sacre: E' notabile ciò che si usa in Colonia e, per quanto intendo, anche nelle altre parti di Germania, quando si ha da fare alcuna predica: dopo che il predicatore, arrivato in pulpito, ha dette, alcune parole, tutto il popolo, sì huomini come donne, comincian~ a cantare ad alta voce in todesco e così seguitano per lo spatio dt un Miserere in circa; dopo di che il predicatore fa la sua predica;

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