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Viaggi di un ministro generale cappuccino 457 privazioni e delle sofferenze dovute alla fame, alla sete, al sonno (invece di cacciarci il sonno dagli occhi, c'era pericolo che l'aguzzo scopiglio che formava il nostro letto regale ci cacciasse un occhio dal capo!, nota a proposito d'una venta), dovute al mal di mare, al fango tenace ed alto, al sole dardeggiante, alla pioggia che durante giornate di viaggio in aperta campagna era così gentile da rinnovare più volte i suoi scroscianti favori, poiché - cosi egli conclude filoso– ficamente più d'una volta - son cose che capitano a chi viaggia all'apostolica. Più spesso egli brontola contro le erte salite e le discese a precipizio, dal che sembra si possa concludere che fra Filippo, nono– stante tanti digiuni e tante fatiche, fosse piuttosto pingue. Ed è pure sensibile alla paura: paura di briganti e corsari nella Spagna meri– dionale, dove, essendosi proposto di recitare un de profundis, per ogni croce che ricorda un assassinato, non fa in tempo a termi– narne uno che già deve intonarne un altro, e così durante tutto il viaggio; paura di essere avvelenato dagli ugonotti convertiti a forza, paura di essere incornato dai buoi sopravvissuti alle corride o sbra– nato dalle belve, paura di sprofondare sotto il ghiaccio mentre attra– versa fiumi gelati o di essere sommerso dall'alta marea che lo insegue sulla spiaggia di Fuenterabìa. Rispondono perfettamente all'indole di un diario di viaggi le descrizioni magistrali di fiumi, monti, porti, fortezze militari, monu– menti, giardini e curiosità di ogni genere. Nell'impossibilità di rife– rirne qualche pagina, ci si consenta di segnalare alcuni temi da lui trattati con maggiore ampiezza: l'Escorial, La Alhambra di Granada, la cattedrale di Siviglia, il porto di Cadice, il sistema di illumina– zione della città di Parigi, le reggie di Versailles e di Fontainebleau, il canale dei Due Mari o Canal du Midi, l'orologio di Lione, gli arse– nali di Tolone, di Marsiglia e di Venezia, il ponte e il palazzo papale di Avignone, il suono del cariglion nelle città di Fiandra, il corso del Regno, la navigazione dell'Inns su zattere, i collegi di Parigi e di Parma, l'Ambrosiana e la galleria Settala di Milano, l'estrazione del sale e del carbon fossile, il cadere delle valanghe e mille altri argo– menti che egli tratta perché hanno attirato la sua attenzione e crede che meritino quella dei suoi lettori che, meno fortunati di lui, non hanno avuto modo di girare per il mondo e di saziare l'innato desi– derio di vedere e di conoscere tante meraviglie. Duemila pagine sul folclore europeo di fine Seicento Ma, in fondo, le bellezze naturali e i monumenti visitati e descritti da frate Filippo sono quasi tutti visibili ancor oggi. Vi è invece nel suo diario una parte, rilevantissima, che ha un notevole valore docu– mentario. Essa riguarda il folclore delle regioni per le quali viag– giò. Gran parte di questi usi e costumi sono ormai scomparsi, e c'è davvero da esser grati al cronista fiorentino che li immortalò nelle pagine del suo diario. Ci sia lecito ricordare la fantasmagorica

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