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466 Mariano D'Alatri In tutti gli atti del p. Bernardino si nota un grande impegno per l'assolvimento del proprio ministero e un altissimo senso di respon– sabilità. Ne fan fede soprattutto le ordinazioni che egli promulgava prima di partire dalle province visitate. Per coscienza, egli è vindice inesorabile dell'onore dell'Ordine. Per esempio, esige con estrema fermezza la serietà degli studi perché si possano assolvere degna– mente gli impegni dell'apostolato, ed anche perché non avvenga che i candidati al sacerdozio si vedano respingere dai vescovi per difetto di scienza, con disonore dell'Ordine. I revisori dei libri da stampare, non devono limitarsi a far fede che nello scritto da essi esaminato non vi sono errori contro la fede e i buoni costumi, ma diano assicu– razione scritta che son degni di esser pubblicati con decoro del– l'Ordine. Le misure da lui adottate contro frati che indulgono volen– tieri al vagabondaggio o la cui vita non puzza di santità sono d'una fermezza e severità impressionanti. Né è più remissivo con chi tenta di contestare disposizioni da lui emanate. E' noto, a questo propo– sito, il tristissimo caso della provincia Flandro-Belgica che, avendo ottenuto dalla congregazione del sant'officio l'annullamento di un decreto del definitorio generale, fu privata del diritto di eleggere i propri superiori. Nelle stesse ordinazioni vi sono esortazioni e richiami, che do– vranno esser sempre rinnovati da chi deve governare un Ordine, per esempio circa la carità fraterna. Ma, nelle ordinazioni per alcune province, il tono, le esemplificazioni, le pene comminate denunziano una situazione davvero pesante. Va infatti notato che le ordinazioni, pur essendo fondamentalmente le stesse, presentano tuttavia nume– rose varianti, interessantissime per conoscere la, vita delle province nelle quali furono promulgate. Alcune di dette varianti non sono altro che la codificazione di usi e costumi peculiari, mentre nella maggior parte dei casi esse denunziano particolari carenze. Qualcuno potrebbe trovarvi persino qualche incentivo al buon umore: per esempio, quando il Catastini inveisce contro l'uso, piuttosto comune tra i frati della provincia di Brescia, di dire parole « lombarde ». Il Catastini era un superiore dalla mano dura. Sapeva essere paterno, ma solo in vista degli interessi superiori dell'anima di eh! aveva sbagliato e che perciò doveva pagare. Visto con gli occhiali· della mentalità postconciliare, lo si direbbe anzitutto un padrone. Ma, se si considera la sua concezione della vita religiosa e il suo stesso operato nel contesto della vita claustrale del Seicento, forse c'è da essere meno duri con quest'uomo che, esigentissimo co~ se stesso, si adoperava ché i suoi religiosi non fossero contagiat~ dai mali propri di quel secolo, rumoroso e vuoto. Tra i suoi fra!i y1 eran molti nobili, ma si trattava quasi sempre di cadetti di fam1gh~ preoccupate di mantenere indiviso i beni patrimoniali, e perciò spinti ad approdare nel sicuro porto della Religione da motivi non sempre genuinamente religiosi; e questo si verificava ancor più frequente~ mente nel caso di soggetti di estrazione sociale meno illustre. Nel 1698, su 26.228 cappuccini, soltanto 9.801 avevano ottenuta la patente di predicazione: 5.531 erano « simplices sacerdotes », 8.143

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