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236 BERNARDINO DE ARMELLADA, OFMCap come spesso accade nei contestatori odierni, che rivendicano nella Chiesa gli stessi spazi e modi di partecipazione dalla base, cosl come avviene in una societa puramente democratica. Per il Dottore Sottile non e la "recta ratio" naturale a stabilire prin– cipi e conseguenze per l' ordinamento della vita ecclesiale. Piuttosto e la volonta positiva di Dio, espressa da Cristo nel Vangelo, come viene tra– smesso nella tradizione della Chiesa stessa. Basterebbe ricordare la dot– trina tradizionale sul sacramento dell'ordine, che Scoto assume e discute. E attraverso questo sacramento che si stabilisce la gerarchia e la potesta nella Chiesa: Mediante l'imposizione delle mani il Vescovo agisce in con– cordanza con il Vescovo supremo Cristo, che conferl agli apostoli lapo– testa di consacrare l'Eucarestia e di assolvere dai peccati 32 • L'argomento di Scoto e ancora attuale quando nega la possibilita del– l'ordinazione delle donne. Non e possibile, dice, si tratti di una disposi– zione rilasciata all'arbitrio della Chiesa; piuttosto <leve essere stato deter– minato dallo stesso Cristo. Perché la Chiesa non avrebbe osato privare d'una tale facolta tutto il genere femminile, senza colpa da parte sua 33 • CONCLUSIONE Quel che abbiamo detto puo guidare una nostra partecipazione effica– ce nei problemi ecclesiali nello spirito francescano del Beato Giovanni Duns Scoto. Dopo tutta questa esposizione non e difficile percepire come la dot– trina francescana di Scoto chiarifica e rafforza il nostro impegno france– scano di intervento umile ma deciso, nei problemi ecclesiali e sociali del nostro tempo. Riguardo alla Chiesa ci ha dato un esempio preclaro. In sintonia pienamente francescana echeggiano le sue dichiarazioni esplici– te: ''Non si <leve ritenere altro se non quello che ritiene la Chiesa Roma– na" e "non crederei nel Vangelo se non credessi alla Chiesa cattolica". Espressione quest'ultima che ricorda un detto simile di Sant'Agostino. Con– forma del suo pensiero teorico sono le sue scelte pratiche, tra le quali ap– pare esemplare il suo rifiuto a piegarsi alle esigenze antipapali del re francese Filippo il Bello, preferendo l'esilio da Parigi con la conseguente interru– zione della sua carriera teologica. Inoltre, come ho cercato di analizzare, Scoto segnala con la chiarezza 32 Ord. IV, d. 24, q. un., n. 9: Vives, XIX, p. 77a. 33 !vi, d. 25, q. 2, n. 4: Vives, XIX, p. 140a.

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