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FRANCESCANESJMO SCOTISTA 231 l' «affectio iustitiae» si impadronisce dell' «affectio commodi» (di questa ab– biamo gia detto qualcosa), e la liberta circostanziale, cioé la liberta civile e política. Riguardo a questa liberta Scoto afferma schiettamente: "Per legge di natura tutti nasciamo liberi e nessuno e possesso di un altro". Ha nondimeno dinanzi agli occhi la realta sociale dei padroni e dei servi, che non sembra si possa abolire. Condanna con forza la ''vilis servitu– do", in cui l'uomo viene ridotto a mero oggetto al servizio del suo padro– ne. E considera altre privazioni della liberta, precisamente tenendo conto della stessa liberta per sottomettersi ad un altro, o l'esigenza del bene co– mune di fronte ai mafattori. Beco le parole di Scoto: "Per legge di natura tutti nasciamo liberi e nessuno e possesso di un altro: la servitu o schiavitu e stata dunque in– trodotta per una legge positiva. Non legge di natura, dunque, ma legge positiva; e legge positiva che e giusta ad un doppio motivo: primo, per– ché uno puo volontariamente sottomettersi a tale servitu. E benché, agen– do cosl, agirebbe stoltamente ed irrazionalmente se non vi fosse un motivo ragionevole o un principio pfü alto che lo muova (anzi agirebbe forse contro la legge stessa di natura, perché non e consono alla natura che uno abdi– chi alla sua liberta...); tuttavia, dopo che tale rinunzia alla liberta e stata fatta, bisogna osservarla perché cio e giusto. Secondo, perché la legittima autorita dello Stato, vedendo che i facinorosi abusano della liberta in mo– do da essere di danno a se stessi e allo Stato, puo giustamente e legittima– mente punirli con la pena della schiavitu, allo stesso modo di come talvolta e giusto anche condannarli a morte o colpirli con altre pene per il bene dello Stato" 21. Questo vuol dire che a favore della liberta giusta - nell' ambito dell' «af– fectio iustitiae» - si puo perdere la liberta male usata dall' «affectio com– modi» e con grave danno del bene comune. In ogni modo la liberta e per Scoto un bene in se stesso. Dice: "La liberta e la cosa pfü preziosa e no– bile nell'anima e conseguentemente nell'uomo" 22 • Riguardo alla pena di morte e chiaro per Scoto che soltanto Dio e il signore della vita dell'uomo. E cos'i la legge divina ordina ''non uccide– re''; ed a nessun suddito e lecito dispensare dalla legge del superiore; quindi nessuna legge positiva puo essere giusta quando stabilisca che deve ucci– dersi un uomo e lo stabilisca in quei casi nei quali Dio non dispensa. Questi sarebbero espressi nel Vecchio Testamento: bestemmia, omicidio, 21 Ord. IV, d. 36, q. 1, n. 2: Vives, XIX, p. 446ab. 22 Rep. Par. IV, d. 15, q. 4, n. 38: Vives, XXIV, p. 246a.

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