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FRANCESCANESJMO SCOTISTA 227 sociale: la lezione dell 'AMO RE. Gia Sant'Agostino aveva parlato di due amori divergenti, come fattori di due citta cosl differenti quanto il bene e il male. Ma penso sia stato Scoto colui che ha espresso, con chiarezza e profondita singolari, non soltanto la realta metafisica dell'amore, ma anche la sua proiezione psicologica ed etica. Qualcuno puo pensare che andiamo troppo lontano per indicare soluzioni a problemi cosl vicini e di– versificati. In nessun modo! Accade qui come nelle malattie fisiche. Sono inutili gli impiastri sulla cute quando il malee interno. Bisogna colpire la radice dell'affezione. l. La radice del malé: il disordine nell'amore E la radice dei nostri guai individuali e sociali e proprio il disordine nell'AMORE. C'e un detto spagnolo - paradigmatico di tutti i nostri at– teggiamenti - che la ''la caridad bien ordenada comienza por uno mi– smo'' ( = La carita bene ordinata comincia per uno stesso). E se sentiamo il precetto evangelico di "amare Dio al disopra di tutte le cose", propen– diamo a intendere Dio come il massimo bene per noi, per cui Dio viene implicitamente subordinato ad un altro amore primo e incondizionato, cioé l 'amore di noi stessi. In questo modo ci incontriamo di nuovo - per quanto sembra - con la inevitabile radice di tutti i nostri mali: 1' egoismo, che, se crede in Dio, lo include tra i fattori utili per il proprio servizio. E proprio qui dove il genio di Scoto scopre nella volonta dell'uomo la radice di una liberta capace di oltrepassare l' amor proprio e arrivare all'amore radicale, cioé l'amore del bene in se stesso e per se stesso, al di la di qualsiasi utilitarismo o tornaconto soggettivo. La volonta dell'uomo, per Scoto, non e soltanto un appetito intellet– tuale che, come ogni appetito puro, non tende ad'altro che al suo proprio bene. La volonta reale e ragionevole in se stessa e per se stessa, il che significa che e capace di far giustizia a ogni oggetto come bene in se stes– .so. Questo fa sl che la volonta non sia di per sé schiava dei propri impul– si, ma capace di uscire da se stessa e affermare nel suo atto di amore il bene oggettivo come tale. Questa razionalita o ragionevolezza della volonta e chiamata da Seo– to «affectio iustitiae», mentre la tendenza come semplice appetito, e da lui detta «affectio commodi». Questa «affectio commodi» significa la ten– denza al bene considerato come perfezione soggettiva della stessa volonta o del proprio essere. Non viene eliminata dall '«affectio iustitiae», bensl regolata da essa. Dice Scoto: "L'«affectio iustitiae» e piu nobile che

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