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EL (< BREVE DISCORSO » DE JUAN DE FANO 37 Mayor interrelación guardan los dos escritos en lo que atañe a la ignorancia: Discurso La ignorantia crassa et supina, ben– che in parte excuse (cioe che non e tanto grave peccatto, quanto e l'affec– tata), non excusa pero che la tran– sgressione de li precepti non sia peccato mortale. Et e quando l'homo per ne– gligentia non se cura sapere le cose necessarie a la salute. Dicono li Qua– tro Maestri che non excusa etiam la ignorantia de li statuti (448). Dialogo La ignoranza crassa e sopina benche in parte escusa, cioe che non e tanto grave peccato quanto l'affettata; non escusa pero che la trasgressione de precetti non sia peecato mortale, et e quando per negligenza !'horno non si cura di super le cose necessarie alla salute. Dicono li quattro Maestri che non escusa etiam la ignoranza delli statuti (c. 1, 33). Y de la ignorancia afectada dicen: Discorso La ignorantia affectata ne le cose aecessarie a la salute non excusa ne in tutto ne in parte. Et e quando per malicia et desprezzo uno non vole im– parare ne studiare le cose necessarie a la salute, a le quale per voto et precepto e astrecto; pegio quando de– sprezza li observatori (448). Dialogo La ignoranza affettata (secondo tutti Ji Dottori) nelle cose necessarie non escusa dal pee.cato mortale, ne in tutto ne in parte; et e quando per industria, malitia o disprezzo alcuno non vole imparare le cose necessarie alla salute alle quali e per voto o precetto astretto, e qucsto fa pcr havcr quasi maggior liccnza a pecare (c. 1, 33). En los dos últimos principios propuestos por Juan de Fano en la introducción al Discorso observamos el mismo fenómeno. Discorso Semo tenuti ad esser solliciti de la nostra salute, perche desprezzandola semo in mal stato; et pero bisogna studiar ben la Regola et observarla, et non vivere a la ceca, ne seguitare el commune periculosissimo abuso (448). Dialogo Semo tenuti a esser solleciti della nostra salute e disprezzandola semo in mal stato (c. 1, 34). Y de la obligación de tender a la perfección, inherente al estado religioso, se afirma en ambos documentos: Discorso Semo obligati tendere a perfectione, cioe con ogni amor de Dio, sollicitu– dine et fervore sforzarne de conoscere, saperc et mettere in opera le cose che Dialogo Benche non siamo tenuti ad esser perfetti, semo pero tenuti tendere a perfettione: cioe ponere ogni solleci– tudine di far le opere nostre (massi-

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