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AURELIO LAITA - «candida et popularis fratris Galdini simplicitas»; - «tenax fidelisque disciplinae monasticae observantia in fratre Patio ianitore»; - «gubernii prudentia in Provinciali Ministro, etc» 129 • Senza nessuna forzatura possiamo chiamare «frati del po– polo» l'insieme di frati, la fraternita, includendo anche la strut– tura del luogo. 11 Ministro Generale John Coniveau conferma questa nostra tesi con queste parole scritte al Presidente della CIMPCap: «E sottolineare l'importanza che rimaniamo amici dei poveri non solo come singoli, ma pure come fratemita: che esse siano visi– bilmente impegnate peri poveri» 130 • E possibile che i Cappuccini siano oggi «frati del popolo»? A quali condizioni? Ecco la seconda questione previa, alla quale dobbiamo ri– spondere affermativamente se stiamo a quanto dicono le Costi– tuzioni attuali che raccolgono «la vicinanza al popolo» come una delle caratteristiche essenziali dei Cappuccini di oggi. Infat– ti, dice il n. 4 che viene considerato come la «carta d'identita» del Cappuccino: «Praticando la cordialita fraterna tra di noi, stiamo con gioia vicino ai poveri, ai deboli e ai malati, condivi– dendo la vita; e conserviamo la nostra particolare capacita di contatto con il popolo». Questa traduzione del testo credo non risponda al testo latino che dice: «peculiarem nostrum ad populum aditum servemus» 131 • E non solo questo numero ci parla a favore della nostra fratemita con il popolo. Ci sono tanti altri nelle Costituzioni attuali che ci esortano alla fratemita aperta a tutti gli uomini, specialmente ai poveri e alle genti popolari. Eccone alcuni si– gnificativi: - «1, 2. Come suoi figli (di Francesco) sentiamoci fratelli di tutti senza distinzione». 66 129 Le.xicon Capuccinum, p. 1026. 130 Italia, n. 6, p. 47. 131 Costituzioni in italiano, 1990, n. 4. 4
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