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AURELIO LAITA Vita in fraternita: storia dei primordi. E significativo che i due primi documenti della Santa Sede riguardanti gli iniziatori della Riforma Cappuccina: quello dell'8 marzo 1526 in cui ordina la cattura, e l'altro del 18 maggio di autorizzazione a vivere indipendentemente dai superiori del– l'Osservanza, siano indirizzati al gruppo dei tre: Ludovico, Raf– faele e Matteo. Lo stesso si pub dire del breve Exponi nobis e della bolla Religionis Zelus del 3 luglio 1528, documenti indirizzati ai due fratelli che erano presentí a Viterbo assieme alla duchessa Caterina Cybo. Non c'era dubbio che si trattava di poter vivere da Frati Minori, cioe in fraternita; e, sebbene le Costituzioni di Albacina aggiungono «della vita eremítica», loro sapevano bene che per essere francescani non potevano rinunciare a questo elemento essenziale della loro identita. E quando non si usa piu questo titolo (appena due anni dopo), si chiameranno «fratres a scapucino» e, poi, semplice– mente «fratres cappuccini» 69 • Altro dato storico da tener conto e che i promotori della Riforrna vivono insieme dall'inizio: si conosce il primissimo luo– go, cioe le dipendenze del palazzo ducale e, poi, prima del 1529, i «loghetti» di Arcofiato, Colmenzone, Santa Lucia (Pollenza) e Albacina. A questo riguardo abbiamo una testimonianza scritta bellis– sima, piena di valore per il nostro tema: «Dopo il Capitolo di Albacina i guardiani furono mandati tutti con le loro famigliuole nei detti loghetti .l quali giunti, con grande allegrezza incomincia– rono ad offi,ciare e dir le loro messe e mangiar tutti insieme. E fu tanta l'allegrezza di quei poverini che pareva loro di essere renati e quando sonavano all'offi,cio divino e alle messe le loro campanuzze, duro parecchi giorni che pareva si aprisse loro il cuore» 70 • 36 69 cfr. MARIANO D'ALATRI, l Cappuccini, Roma 1994, pp. 14ss). 70 l Frati cappuccini II, 247s
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