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NOTITIAE SPARSAE ET TEXTUS INEDITI 9 riore, bcnche con precetto interno, come ne hanno fatta piu volte espericnza per provare se la grazia fu <la Dio e senza inganno. E:lla fra tanto p,man<lo e godendo, frequcnh'.mente pro:rompQ in d:re: e, Oh che gran dolcPzza ne1 patire. Oh che patire giocondo >>, poco divertendo~i da.H'ord...z'.one, in cui si e fatta partecipe di grazie e favori non ordinarij. Si tlegni Dio di com:ervarla. Le seguenti Lettere sono state scritte da questa serva di Dio al P. Brunorij della Cornpagnia di Gesu stato suo confessore per lungo tempo. I 1.. l)es-idcr-io di ciba.rsi rli .".lolo pune ed acqua,. - 2. Lrt preziositit dc-i 11utin1e·nt·i. - 3. Combattirnnnt·i n tcntazioni. - 4. Difficolta provate ncl ma¡¡giarc. - ú. Penite11,w riparatric-i. J. M. ,J. l. - Lr1us Deo. Piglio questa confidenza di venire con queste righe, e lo faccio per non trattenerlo domani al confessionale. Gli significo come ier notte mi parve che ne! raccoglimento, che hebbi all'orazione, il Si– gnore <li nuovo mi facesse intendere che voleva che io mettessi al nuovo modo di vivere rne medesirna, e che altro non pígliassi per cibo che ¡¡anc et acqua"ª. Io gii risposi che se in cio era il suo volere, trovasse modo che lo pote::rni eseguíre senza disturbo della eommunita, e die anche in- chi risicdeva in suo a danni licem:a. 2. - In qncsto 1nentre mi parv,, che mi des~:e akune mipra la preziosit~ de patimenti; ma tutto fu per via di commmlieaí:imü in– time; nwntre io stavo in questo racc:oglimento, stavo conw fuor cli me. Ritornata dw fui in me, seni.ivami una fianmm ne! cnore. la hura mi faceva correre et hora gridan' ben forte. 14] Qum,tí rniei crnno !'invitare le creature tutte al conoscirnento della cTm·e et alla pndo:,ita di tutte le sorti di pene. Tutto eio mi accendeva vía piu; altro non ehie– devo a Dio c:lw il fare sempre la sua divina volonta. E mi vcniva detto, ma di cuore: lV!:io Signon', piu pem,, piü crnci. Ecco1ni pronta a tutto. In questo punto mi parve ehe mi venisse un non so ('.he, come rapimento uel quale lddio mi fece intendere che mi haverebbe eontentdu. j\![a questa fu cosa tanto breve che in nu attimo 1>asso, solo lasciamLJ in me ('erta forza e piü hrnma di patíre. Sentivami tanta sete de che altro non potevo dire, se non queste parole: Sitio, sitio"'. Provai anche piu effetti; ma non mí distendo piü, perche ::;o che 'V. R. tanto capira tutto. B. - Passato tutto questo, hebbi due hore di eombattimenti; et anche vi furono le percosse. E parevami che qudli demonij mi andassel·o per– cotendo e dicendo: Maledetta che tu sei ! [5] Pi u volte scmtivo repli- :2:{ Vüh~ su.p1·a, nota1n 20 et [ln 1'eso,¡•o naacosto 11~ Prato 18D7, Hl8s; 1?ilippo Maria SALVATORI, S.J., Vita di S. Veronicct Gi1,liani, 4 <>el. nap., Napoli 1855. lllss. ~:4 Ipsa Veronica suas enarrans experientias a n1cns~~ 1nartio ad n1enE:en1 au– µ:ustun1 anni 1605 scrihit: << 1\Ioltp volte :il detto ealict\ pEtnq,ra-nú 11:i ~~?rvisf~e di voce por chiedere piU pene, e per invitare le creature tutte al patire. S(•1üiva acccnder111i in 1111.Hlü_, Pd a·v·evu tal spte, chr:, altrei noH dfrevo se non c:.n::l: 8iti11, :::itio ». Cf. [Tn Tesoro nasc.rJgfo II, 527: III, Prato 18J8, 2:3 (23 i::.in. 16HG).

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