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NOTITIAE SPARSAE ET TEXTUS INEDITI 49 7. - La sua as ti nen za ebbe del mirabile, cibandosi ordinaria– mente, al dire delle monache, quasi come un cardellino; stando anche alle volte senza alcun cibo qualche settimana. Del che le monache davan parte al Superiore e al Confsseore, comandandoli che mangiasse come l'altre, sforzandosi per obbedienza, veniva a penosi vomiti e ancor di sangue. 8. - La sua o b b e d i e n z a fu tale che averebbe voluto, com,.! si legge ne suoi scritti, che tutte le sue parole e gesti e i respiri fussero per obbedienza; alla quale fu si intenta, che li suoi continui patimrnti, benche a lei sl cari, fumo insieme un sacrifizio d'obbedienza; e disse alcune volte a suoi Superiori che vorrebbe eRser sempre nell'esercizio dell'obbedienza in vita e in morte, e aneo se fosse possibile dopo morte. 9. - Le sue p e n i t e n z e furono non solo mirabili, ma incredi– bili. Erano in lei continui i patimenti si quelli che si <lava da per se stessa, sl quelli che Dio permettevale per mezzo del demonio. Le disci– pline erano a sangue, di piu ore, e sovente anche piu volte il giomo. I cilizzi, le catenelle, le crocette e punte di ferro erano a leí frequenti e familiari. Il dormire sul nudo suolo, o per dire meglio il quasi mai dor– mire. 11 tagliarsi piu volte neile carni in forma di croce con forhiei e temperini, del ehe se ne sono trovati nel suo corpo doppo sua morte. Segni erano tutti della sua pazienza e mortificazione. Sigillavasi talora per tutto il corpo con sigilli roventi e particolarmente con un police che aveva di ottone, in cuí era scolpito il Nome di Gesu, e talora sbranavasi le carni con tenaglie roventi ed or non roventi. Era usa ancora tenere in dosso parte del giorno, ed ora tutto ed or piu notti una certa veste che chiamava ricamata, ed era tessuta di raghi e di spine, quale invento in occasione di certe nuove mode della donne nel portare le vestí piern" di falpala. Quattro pero erano gli esercizii piu tormentosi di penitenza da lei praticati, quali chiarnava del ceppo, della pietra, della prigione, della crocifissione. Il e e p p o era un grosso e pesante legno, il quale alzato sulle spalle da tre monache sue confidenti, portava essa da se sola con tal dolore che puo ognuno immaginarsi. E doppo la sua morte si e trovata la spalla molto incavata e l'osso decaduto assai dal suo luogo con un lívido ben grande. E questo esercizio praticava a imitazione del por– tare che fece Gesu la croce. La p i e t r a consisteva in un pesante ma– cigno, che legato con un canapo se l'attaccava al collo e con quello andava carponi, e posta la lingua sopra un piano vi poneva sopra la detta pietra. La p r i g ion e era una caverna cosi ristretta che non poteva piu muoversi ed ivi si faceva serrare fin tanto che l'obbedienza e la carita di chi l'aveva serrata l'obbligava ad uscire. La ero e i f i s si o ne con– sisteva nel farsi legare da una sua confidente sopra di una croce di legno con le maní aperte e con tutto i1 corpo sospeso per aria ed avveniva ta– lora che addormentandosi la rnonaca che doveva scio [glie J rla, se ne stava in quel patimento piu e piu ore. 10. - Li s t r a z i i poi che le faceva il demonio sono incredibili. Ora la tormentava con apparizioni rnostruosissime, ora la percuoteva con
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