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28 MELCHIOR A POBLADURA tempo io habbia questo rammarico e non la vorrei; ma il Signore mi pare che di cio se ne pigli gusto e mi vada dicendo: Tu sei mía, ti voglio a mio modo, voglio che tu faccia la mia volonta. Io sono. Ego su·m qui sum. 4. - A queste parole rimango attonita, sento che l'anima mia via piu si sente illuminare; pare che l'amore la tragga fuori di se, e tutta sor– bita in Dio si trova. In questo mentre mi pare di havere quell'intime com– municazioni sopra la grandezza di Dio, e questo mi scuopre la profondita del proprio mio niente 38 • E delle volte sento tanto nell'intimo del mio interno la verita di questo nostro nulla e la propria vilta della creatura, che con tutto che havessi da patire tutte le [65] pene che sono state t> per essere ancora, tutto mi parebbe poco e niente a quello che dovessimo fare per la gloria di Dio e per l'amore che esso ci ha creato e ci ama tanto. Queste due sole riflessioni, cioe l'amore infinito, l'immensita di Dio, mi penetra cosi al cuore, che delle volte mi fa divenire come pazza. Tutte le pene io abbraciarei, e tutti li dolori chiederei; in fatti altro che croci e tormenti mi apportano contento. Se poi mi resta anche la co– gnizione del proprio niente, con piu ansia e brama mi accosto al patire; e mi penetra cosi al vivo che se facessi tutte le penitenze, mai irnagina– bili, tutte mi parrebbe poco. Se a caso mi viene quakhe [66] occasione di avere qualche disprezzo o mortificazione, ne sentn gran ¡{usto solo pc'l' la gloria di Dio e per far la sua divina volonta. Ma gli dico anche que– sto, sempre pero la parte inferiore, cioe l'umanita, tutte queste cose le sente al vivo; ma con l'aiuto di Dio, mi pare che adesso da un pezzo in qua con tutte le ribellioni del senso e dell'umanita le posso superar,' con piu prestezza; et anche essa si acornmodi a tutto il negativo e dif– ficultoso. In questa mia lettera sono un poco lunga, e non concludo niente; ma tanto V. R. capira. Io sono tanto travagliata e con queste offusca– zioni di mente, che penso di dire mille spropositi. Mi perdoni il tedio e fastidio che gli [67] do. Ma gia che ho cominciatn a dire le cose che passo, sinche sta qui gli diro tutto. 5. - Primieramente lunedi a nott.e, mentre facevo orazione, mi parve di havere un poco di raccoglimento, nel quale anche vi fu la visione di nostro Signore. E fu in questa conformita. In un trono circondato di angeli e tutto risplendente; a questa vista fui elevata fuor di sensi. Parevami che il Signore mi accennasse che voleva fare la rinnovazione di tutto il passato e che per tutta questa settimana ogni notte avrei pa– tito qualche cosa. E in quella notte mi rinnovo la coronazione di spine; la seconda quella della croce, che fu martedi a notte. E questa notte ho provato agonie [68] di morte con tale e si atroce tormento, che non saprei spiegarlo. Nel corpo provavo dolori cosi atroci che parevami d'es– ser battuta con rasoij e coltelli. Nell'interno dell'anima una desolazione et aridita, oh che pena mi dava. Pare a me che quando ci troviamo con questa lontananza da Dio, non vi sia pena maggiore che penetri l'anima 38 Cf. Un Tesoro nascosto I, 257s.

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