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22 MELCHIOR A POBLADURA IX 1. Tentazione di disperazione. - 2. Dio esige il dominio assoluto. - 3. Prez-iosita dei patimenti. - 4. Visione d'una alta e grande montagna. [44] l. - Laus Deo. Gli significo come questa notte sono stata assai travagliata con fantasmi, con fetore e con maledicenze e bestemmie, tro– vandomi con tutte queste cose e con la mente offuscata, con l'aridita e desolazione interna, con una vista di tutte le mie colpe. Parevami che per me non vi fusse piu remedio. II tentatore mi andava dicendo che di gia ero la loro, che lasciassi tutto, e che questo poco di tempo cercassi di con– tentarmi, piu non facessi ne patire ne altro, che tanto non mi giovava ad altro che per maggior dannazione dell'anima mia. E casi cosa hai guadagnato? L'inferno in questa vita, e per tutta l'eternita nell'altra. [ 45] Io non mi potevo aiutare ne con atti interni ne con parole. Solo dicevo, ma come sforzatamente : « Mio Signare, sia fatta la vostra divina volonta in tutto. Eccomi, di nuovo mi dedico tutta a voi. Fate di me secando il vostro beneplacito. Io voglio esser vostra. Altro non voglio che il gusto e gloria vostra ». E con questo mi quietavo. II patire che sentivo in quel punto non mi dava inquietudine, ne avevo contento per amore di Dio, bensi il tormento maggior dell'anima da Iddio, ed ad ogni momento mi era indiviso di avere a sentire quella maledizione eterna. Oh Dio mio, questo patire lo sentivo al vivo. Sia tutto per amore del Signare, che cosl sempre sara poco. 2. - Questo ho detto sin hora lo passai ier notte. Ier mattina nella santissima communione mi parve che [ 46] vi fusse un poco di racco– glimento, nel quale parevami Dio si facesse sentire in modo speciale nel mio cuore. In questo sentire che dico, parevami che il Signore mi facesse intendere che egli solo voleva dominio e del mio cuore e di tutta me stessa. Tutto cio tiravami ad una brama di spogliarmi affatto da tutto. In questo mentre sentivami nel intimo del mio cuore come il Signare mi andasse dicendo: Impara da me la mansuetudine e la vera umilta di cuore. Questo io voglio da te. In questa strada degli avvilimenti e disprezzi di te stessa ti voglio. Non dubitare. Sta forte. A tutto sono io per te. Ego sum qui sum. 3. - Tutto cio mi accendeva in brame e desiderij di patire in tutte le sorti di pene, avvilimenti e disprezzi. Parevami nel [471 medemo punto avere anche communicazioni intime sopra la preziosita de' patimenti. Ma circa di queste communicazioni io non ne posso spie– gare. Solo resta in me una certa certezza, e mi pare di conoscere che in questa vita non vi sia cosa ne di prezioso ne di bello quanto che il patire. In questo mentre tornai in me con gran brama delle croci e pene; ed anche una certa cognizione di me stessa; di gia parevami tutto cio non fosse da me, cosi non lo chiedevo a Dio e ne meno le recusavo; solo gli chiedevo lume e grazia di penetrare bene il mio niente.
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