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NOTITIAE SPARSAE ET TEXTUS INEDITI 17 mínatemi meglio, se e cosa vostra; e se e il demonio, scopritelo, accio io non sia ingannata e non inganní chi sta in luogo vostro. E parmi di pregarlo con grand'istanza che per i merití della sua santa Passione et anche per il suo preziosissimo sangue mi facesse grazia che io po– tessi obbedire col cibarmi come l'altre. In questo mentre mi sentij di rimettermi a tutto quello che esso voleva. Ma, mio Signore, in questo fate che io possa obbedire, parmi di sentire internamente: Sta pure posata e fa quanto io ti dico, che in questo vi e la mia volanta. Et in questo medesimo punto parmi che di nuovo mi imponesse che mi cibassi di pane et acqua. Io dico tutto a V. R. Del resto a queste cose non do retta. Mi rimetto a V. R. et all'obbedienza [27]. 3. - Questa mane subito che sono arrivata a mensa al primo boc– cone di minestra mi si e infiammata la gola ed il palato di modo tale che non e stato possibile che non e stato possibile (sic) a mangiare se non tre bocconi, e questi con gran patire. Ma dí questo non mí da pena, son contenta pure che sia volanta di Dio. Ma il 11011 potere obbedire mi da qualche poco di affanno. Io, e Dio lo sa, se vorrei obbedire di rnan– giare tutto, e vi vado con questa intentione; ma non posso; allí cibi non mi sento nauseata, anzi tutti pare che mi apportino appetito, e l'umanita vi si accosta volentieri, e di tutto si cibarebbe. Quello che sia non lo so. Il patire lo sento; ma per amor di Dio e tutto poco. E delle volte quando io parto dalla mensa, pare a me che l'umanita si risenta qualche poco e si lamenta che la faccia cosl stentare. Io la sgrido e gli dico: Sta quieta; [281 non tanti larnenti; tutto e poco e nulla per amore del Signore. Se la metto poi a qualehe faccenda che sia fatica, potete pensare quanto si lamenta e si duole. A tutto cío non do mente e me ne rido; attendo a fare tutto con santa pace. Di queste cose circa l'umanita ne potrei dire di molte; ma ho volsuto accennargli queste accio meglio conosca tutto. 4. - Questa notte sono stata molto travagliata e da fantasmi e da puzze e da tutte le sorti di tentazioni. Sia benedetto il Signore. Io non vorrei che vi fosse l'offesa sua. E questa prima morire mille volte ancora che io l'offenda gia mai di volonta. Eccomi pronta a tutto cio che Esso vuole da me. Io altro non voglio che il gusto di Dio e l'adempimento della sua santissima volonta. VI l. Diiwrsiti¡, di penitenze corporali - 2. Le tentazioni. - 3 Conversazione con le consorelle. J. M. J. l. - Laus Deo. L'esercizio della ten a g 1 i a lo facdo in due modi: delle volte l'infoco e mi attenaglio per tre o cinque voltc; altre volte mi attenaglio senza infocarla. Quelle dclle s p i n e le faccio in tre modi. Il primo lo chiamo il riposo de spine, e queste ne distendo una buona quantita e mi ci rivolto; le spine ve ne sono dclle lunghe,
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