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NOTITIAE SPARSAE ET TEXTUS INEDITI 15 3. - In questo medesimo punto delle volte mi si rappresentano tutti gli difetti e peccati [19] da me commessi; e parmi di vedere cose cosi brutte et arrende, che la sola vista apporta pena di morte. Oh Dio mio, qui vi pato molto per le tante offese fatte a vostra divina Maesta. Ma questa pena che provo non m'inquieta ne mi affredda del divino servizio; anzi pare a me che mi faccia piu animosa da riccorrere con tutta fede e speranza alla divina misericordia. Ma sento pero un timare, il quale non lo so dare ad intendere. Mi da di continuo stimolo di allontanarmi da tutto quello che non e secondo la perfezione, et anche nelle opera– zioni che faccio, parmi che mi serva di sveglia e di lume, che delle volte anche in cose che pare siano buone e secando la virtu, questo mi cava fuori qualche cosa; e per quanto posso conoscere, l'amor proprio vuole [20] entrare da per tutto, ed e la rovina della povera anima. Questo e punto che mi da molto che fare. Non giova vigilanza. Un poco di rilassamento pare subbito che nostro amor proprio pigli il possesso. 4. - Oh Signor mio, non so cosa siano tutte queste cose! In un istante mi sento tutte le passioni vive ed i sensi desti; l'umanita dalla parte sua, ed íl povero spirito abbattuto. Queste sono pene, che se l'havessi da descrivere, non saprei dire parole. Solo ho volsuto accennare a V. R. accio mi faccia la carita d'istradarmi in tutto secondo che leí vede il mio bisogno. L'anima mia si trova bisognosa della sua direzzione; [21] mi pare pero che leí appresso a poco habbia penetrato la neces– sita che ho d'una guida e vigilanza continua. In quanto al P. Confessore, non me ne posso lamentare, perche mi ha una gran carita e zelo del– l'anima mia; ma poco gli posso dire, perche alla fine bisogna sbrigarsi. Se lo faccio ritornare qualche volta, vi e sempre qualche disturbo. Sía lodato Iddio. Se e il suo volere, sono contenta; non me ne inquieto per questo; solo I'accenno a V. R. accio mi dica quello che debba fare in cío. 5. - Circa poi li miei travagli interni e di fantasmi e tentazioni di tutte le sorti, la piu molesta che provo adesso e la diffidenza e di– sperazione. II tentatore vorrebbe mettermi in pusillanimita e che la– sciassi tutto. In particolare mi sento tentata sopra la tenacita di stare quieta e di non [22] conferire niente con il Confessore ne con nessuno. E quando io vado al Confessore e vedo che non vi e qualche disturbo, allora ho questa tentazione piu gagliarda. Non do retta a niente con l'aiuto di Dio, ne mi turbo di nulla. E se sento qualche cosa, ne faccio un'offerta a Dio. Tutto e poco per suo amore, e chi dice qualche cosa, lo fa per bene. Con tutto cío delle volte mi scotta e questa mia uma– ni ta se ne vorrebbe disentire; ma faccio tutto l'opposto. II suo risen– timento e il fare qualche carita a queste tali; e con questo mi vinco. Per aneo vi e quella opinione che io procuri di mandar vía il Confessore, e si dicono cose che ne meno mi sono passate per la mente, tanto haverle fatte ne dette. Ma in questo non piglio fastidio, perche sono certissima che ne meno vi ho un [23] pensiero in contrario; e me ne sto a quel che Dio vuole. Ed io di cio [ho] detto che stiano posate, che non e vero niente. Del resto lascio fare a Dio. Esso e buono difensore. E faccio
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