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NOTITIAE SPARSAE ET TEXTUS INEDITI 13 ,qualche penitenza, essa se ne lamento molto; ma anche quando ebbi la negativa di non fare niente, mi arrivo un poco, ben sl che non stiedi a -0iscorrerla; mi rassegnai alla divina volonta e offersi a Dio l'obedienza in cambio della penitenza. L'ho volsuto avvicinare, accio ben vegga che ,questo proceda dalla poca mortificazione. Gli dico aneo che [13] ogni volta che vado a mangiare, di gia ci vado con animo di mangiare tutto, e di volere fare questa obedienza; ma subito mi viene lo sturbo e non posso piu cibarmi che un poco, e quasi niente. Mi pare che l'umanita la senta al vivo, e gli pare che sia impossibile il poter vivere; ma questo che sente l'umanita e cosa che la posso superare senza fatiga e con grande bravata a me stessa. La faccio stare quieta, ma che se a caso mi vien occasione di fare qualche fatica, subbito si lamenta e non la vorrebbe fare; ma a questo non gli do mente, in penitenza la faccio rad– doppiare. 3. - Gli ho volsuto accennare queste cose, accio meglio cognosca gl'in– ganni del demonio. Questo non potere pigliar cibo mi fa molto dubitare. Non mi da pena i1 patire che vi faccio, perche e tutto poco per amor di Dio; ma mi creda, Padre, che io mi sento crepare lo stommaco [14.I e la vehemente violenza che faccio per non dare ammirazione, solo Iddio lo sa bene, si che tanto mi restano le forze e non tralascio niente. Se sempre ho di stare cosl, son contenta, bemd che sempre piu mi sento impulsi interni che Iddio voglia questa cosa. Con tutto cio mi rimetto e puol essere mia imaginazione. Per questo ho caro di obedire. Se pen– sassí di morirci. non trovo altra paee che il non fare mai la volonta propria. 4. - Ieri mattina, doppo la santa communione, ebbi un poco di rac– coglimento, nel quale mi parve che il Signore per via di communicazio– ne intima mi facesse intenderc che non solo voleva l'astinenza del cibo, ma anche voleva che io pigliassi il possesso de' patimenti. 'Non dubi– tare, son io per te!', cosl mi pareva sentire. A tutto mi rassegnai se– condo la sua divina volonta; solo lo pregai a volermi levar via [15] ·queste visioni e cose che il tentatore mi potesse ingannare. L'umilta li chiesi e lume del proprio niente. In questo punto ritornai in me con gran brama del patire, et anche con una certa cognizione del mio niente, la quale mi faceva desiderare gli disprezzi et avvilimenti; et anche mi sentivo generosa a tutto quello che Iddio voleva. Parevami che a volta a volta mi venissero quelle brame del patire; e molte volt e mi veniva da dire al Signore che incominciasse a darmi le croci; ma stiedi molto attenta per non trasgredire a V. R. In cambio di chiedere croci e patire, io dicevo: Mio Dio, obedienza et umilta vi chiedo. Ma tanto delle volte ci cascavo, ma non me ne aggorgevo. Ne ho penti– mento e pena, ma questa mi serve di piu vigilare per obedire, sino mi metto la lingua fra denti; ma tanto pare che la mia mente queBta ansia e con la mente gli chieda. Vi sto pero attenta anche in questo; ed accio io mi emendi [16] di questa presunzione, me ne dia qualche JJenitenza che pure mi faccia bene.
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