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242 BERNARDINO DE ARMELLADA me e evidente, di una bellezza spirituale, la quale consiste nella virtu e nella san– tita, o meglio: nella somiglianza che Ella ha con lo stesso Dio» 35 . A questo riguardo e lungo il suo discorso: «L'agiografo si diffonde nel tes– sere le doti della Sposa. Infatti ne celebra la bellezza e l'integrita: Tutta bella sei, o amica mia, e macchia a/cima non v'e in te (Ct 4,7). Quanto sei bella e quanto soave, amor mio (Ct 7,6); ne descrive l'alta statura: La tua statura e come que/la della palma (Ct 7,7); ne esalta l'onesta e la purezza: Sorgi, amica mia, bellezZfl mia... colomba mia (Ct 2,13-14); ne pone in rilievo l'avvenenza, la grazia e la perpetua verginita: Un giardino chiuso tu sei, sorella mia sposa, un giardino chiuso, una Jonte sigillata (Ct 4,12- 13); l'omato: Quanto belli sono i tuoi piedi nei sandali, o.ftglia del príncipe (Ct 7,1), e Son bel/e le tue gote come di tortora, il tuo eolio come gioielli (Ct 1,9) (in ebraico: Son bel/e le tue gote tra i ciondoli, il tuo eolio trai vezzj! E aggiunge: Ti faremo monili d'oro punteg– giati d'argento (Ct 1,10)» 36 • Poi e lodata in tutta la sua persona, dal capo ai piedi. Anzitutto ne e lodato il capo: 11 tuo capo e eretto come il Carmelo; la chioma del tuo capo e come porpora di re legata in trecce. Sono lodati i cappelli, gli occhi, le guance, il naso, la bocea, i denti, la voce e il dolce eloquio, la gola, il collo, il petto, il corpo, il seno, i femori, i piedi, la statura e, finalmente si toma a lodarla nel suo insieme: Sei bella, o amica mia, e non c'e macchia in te. Né pare che voglia interrompere le sue lodi, poiché continua a chiamarla amica, diletta, splendida, sposa, sorella, giar– dino chiuso, Jonte sigillata, colomba, immacolata; e infine, unica colomba, unica per– fetta. E cosí la Sacra Scrittura le tributa mille lodi ad ogni passo. Lorenzo continua a trovare significato spirituale, benché riconosca che «nelle lodi, cosí varie e molteplici... si nascondono misteri che neppure gli angeli saprebbero esprimere perfettamente» 37 • Fermiamoci soltanto, a modo di esem– pio, nell'interpretazione laurenziana dei denti, di cui si dice nel Cantico: I tuoi denti come gregge di pecorelle, che salgon da! lavacro: han due gemelli tutte, né alcrma v'e tra esse infeconda (Ct 4,2). «Seguendo, dice, la comparazione con i denti, come, dun– que, alla bellezza e utilita dei denti e necessaria l'integrita, il giusto numero, la fermezza, la proporzione, il candore e la nettezza; cosí nelle passioni ed affe– zioni della Vergine non c'e un difetto, non v'e traccia di debolezza, di disarmo- 35 Ibid, Serm. 6 Super: Missus est, n. 2, 105; I, 123. 36 Ibid, Serm. 8 In salutationem angelicam, n. 6, 225; II, 85. 37 Ibid, Serm. 2 In Conceptionem Immamlatam, n. 6,429; III, 31-32.

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