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MOVIMENTO GIANSENISTA A PARMA 55 tolti pero loro i corifei agli ordini dei quali secondo gli storici essi avrebbero dovuto agire, si toglie ancora ad essi !'elemento che da studiosi isolati, ne fa una corrente religiosa viva e capace di influenzare efficacemente il ducato e le vicende avvenute in esso tra il 1764 e il 1771. Essi percio restano spiriti equivoci, senza si possa arrivare a ritenerli eretici, e meno ancora un moto ereticale, anche se tutti insieme ·hanno collaborato con il Du Tillot. Questi uomini, infatti, pensano, agiscono, scrivono con– servando la loro liberta di movimento, senza preoccupazioni di scuola. Tutt'al piu essi sono d'accordo nell'avversare i gesuiti e nel difendere le idee anti-immunitarie e tutti egualmente sospet– tabili di tendenze giurisdizionalistem. Le preoccupazioni politi– che e sociali hanno in loro predominio assoluto su quelle religio– se e teologiche e manca nella loro attivita quello stato d'animo par– ticolare che caratterizza gli autentici giansenisti della genera– zione contemporanea, per non dire poi di quelli della genera– zione ricciana e dei portici pavesi e genovesi, i quali mentre appoggiano il governo riformista, sottomano · chiedono allo stato la commendatizia e il passaporto alla loro riforma, che e quella ecclesiastica, teologica, disciplinare 112 • E' vero che anche nel cam– po dell'evoluzione dottrinale chi ha le gambe spedite corre di gran carriera; ma in questi uomini del ducato parmense, che sbandierano uno stendardo regalista, pur ammettendo in essi infiltrazioni e venature gianseniste, e piu facile scoprire dei do– cili servitori dell'assolutismo, che dei sinceri convertiti, sia pu– re in segreto, all'eresia portorealista, e .dei precursori di Scipio– ne de' Ricci, di Tamburini, di Zola, di Degola: insomma un ce– nacolo giansenista che previene i tempi, un circolo ricciano ante litteram. Caduto il Du Tillot, sotto la reazione di don Ferdinando e la vigilanza dell'Inquisizione, la presenza nel ducato di un cir– colo veramente eterodosso, sara impossibile. Continueranno, non– dimeno, a fiorire (come vedremo) le amicizie sospette, e solo al– lora noi troveremo in Parma un vero eretico, isolato, nascosto, ma attivo e assai piu interessante di molti altri giansenisti ita– liani: il P. Vittore Sopransi 113 • Nato a Varese nel 1739, percio 111 Eppure in questo tempo una corrente giansenista che avesse sorretto il governo contro Roma o comunque offerto ad esso delle buone armi, non avrebbe in– contrato grandi difficolta e lotte nel ducato. Bisogna percio concludere che anche negli spiriti sospettati di dottrine portorealiste, mancasse il vero spirito di partito, l'interesse e il fanatismo per la diffusione della s a na do t trina , degli autentici giansenisti. 112 II giansenismo, nonostante le infiltrazioni e le tendenze politiche e sociali (come in Italia), rimane sempre un moto essenzialmente religioso. Cf. G, CACCIATORE, op.cit., 104,120; G. CIGNO, op.cit,, 313-315; E. DAMMIG, op.cit., 1-16. 113 Su di lui si hanno notizie (non sempre pero controllate, cf. nota seguente) in G. ANDRA, Apologia delle omelie di mons. Turchi, 2 vol!., Assisi 1803-1804; L. BRA– MIERI, Sopransi Vittore di S. Maria, in Nuovo gior. de' lett. 3 (Pisa 1805) 168-172; PEZZANA, Memorie VII, 275-279; A. DE GUBERNATIS, Eustachio Degola. Il Clero co-
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