BCCCAP00000000000000000001361
52 RITRATTO STORICO-PSICOLOGICO la logica dei fatti con quella delle idee e finito per sospettare come portorealista qualunque riformatore, avversario dei gesuiti, illuminista o spirito inquieto e bizzarro. Ma ricorrere a termini ap– prossimativi non giova pero alla storia e non apporta alcuna so– luzione definitiva. Qui bisogna distinguere una volta per sempre il regalismo dal giansenismo e dall'antigesuitismo, separare un primo e un secondo periodo, spartire uomini da uomini, le idee degli uni e degli altri, e vedere fin dove e possibile parlare di un vero movimento giansenista a Parma. Non si puo negare che nel ducato borbonico sotto il Du Til– lot non sia mancata la conoscenza della letteratura giansenista (il caso del Turchi lo dimostra chiaramente), come non puo n 1 egarsi che alcuni collaboratori del ministro, e primi fra questi il Pa– ciaudi e il Turchi, mostrassero anche sicure propensioni per certe parti delle dottrine portorealiste. Ma sono voci timide e isolate in un tempo in cui, per dirla con una frase del cardinale Bona che sancisce perfettamente lo stato d'animo che risultava da una posizione d' antitesi, qu.i non molinizat, jansenizat 102 • E pur volendo evitare il pericolo d'una risposta troppo generica, affermativa o negativa, in merito all'esistenza di elementi gian– senisti a Parma, non possiamo pero non notare che tutto il com– plesso dell'ambiente politico e religioso locale, induce piuttosto a pensare alla scarsa o nessuna importanza della propaganda giansenista nel movimento riformatorio parmigiano attorno al– la seconda meta del secolo XVIII. E con maggiore sicurezza pos– siamo aggiungere che non si puo parlare per questo stesso pe– riodo di un vero e proprio movimento giansenista 1 ºª. Infatti, niente di piu falso che ritenere il Du Tillot affetto d'eresia portorealista. Nella sua offensiva anticuriale egli mostra di essere un accanito difensore dei diritti del suo sovrano, del– la monarchia illuminata, contro le presunte ambizioni della cor– te di Roma, non un fautore della « riforma » giansenista della chiesa. Anche se non ignora le premesse teologiche dei nemici delle « novita » moliniste e gesuitiche, il giurisdizionalismo del mi– nistro francese, il quale in fondo era incapace di penetrare il significato e il valore di una lotta teologica o comunque eccle– siastica che non poteva riguardarlo o riguardare direttamente lo stato, non presenta, di fatto, alcun tratto che richiami una de- 102 R. SALA, Joan.nis Bona epietolae selecta.e, Torino 1'755 7 lettera al card. Noris del 17 marzo 1674, n.33. Del resto ancora nel 1788 il padre Antonino Valsecchi pre– gato da un «molinista» a scrivere un'opera contro i « furibondi appellanti » che in quei giorni disturbavano non poco !'Italia e la Chiesa, si scusava col card. Garampi di non essere piu in grado d'intraprendere simile opera, e che poi « considerando lo stato delle cose», si sarebbe dovuto scrivere « non gia un'opera, ma due: una Contra insanos, l'altra Contra eos, qui de insanis stultos faciunt ». Cf. P. SAVIO, Giansenizzanti e giurisdizionalisti, in L'Ital.Franc. 30(1955) 181-182. 103 Cf. F. CALLAEY, O.F.M.Cap., Praelectiones historiae ecclesiasticae aetatis recentioris et praesentis, Roma 1955, 68.
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NDA3MTIz