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TURCHI E DU TILLOT 35 il 1 settembre 1759, quando il ministro era avviato all'onnipo– tenza, riconfermato in carica dal 1 settembre 1763 al 26 settem– bre 1766 e ancora dal 25 luglio 1767 al 2 settembre 1768 e poi ancora fatto provinciale, con ·sede ordinaria a Parma, dal 2 set– tembre 1768 al 6 settembre 177l27, al P. Adeodato non mancarono veramente le occasioni e i pretesti per trattare con il Du Tillot, e diventarne amico, consigliere, incitatore. Il suo stesso carattere, · « doué d'un esprit adroit, que servent des formes aimables et une gaité qui écartent le sup<;on », come osservera piu tardi anche il Moreau de Saint Méry 2 ª, gli facilito la conquista d'un posto pri– vilegiato accanto al ministro. Per temperamento il Turchi non era infatti un asceta. Al– legro e geniale, amava le conversazioni brillanti nelle quali riu– sciva estremamente simpatico 29 • Intelligente, e d'una curiosita 27 Campione di Prov. 11, fl'.9.44.56.67.73-89; Annali di Prov. V, fl'.244 e passim mss. in APC. 28 Moreau de Saint-Méry al Talleyrand: Parma, 24 marzo 1801. PAE, Parme, t.47, f.23r. 29 « ... Oltre a ritrovarlo assai erudito, lo scoprira di uno spirito brillante e vivace, che rende assai amena e gioconda la sua conversazione... ». Alessandro Pisani a Mons. Giovanni Boschi: Parma, 1 genn. 1765. A?'.Oh.Vesc.Piaoenza, cart. 1765: stesso giudizio del marchese Giovanni Fogliani vice-re di Napoli al Du Tillot, Palermo 22 giugno 1767. ASP, Cart.borb. 945; non diverso il giudizio che Ireneo Afl'o espresse a diversi corrispondenti: « E' un uomo di buon gusto, pieno di cognizioni, coito scrit– tore e di amenissima conversazione... ». Affo al ciard. Valenti Gonzaga: Parma 24 giugno 1788, MBE, Autografoteca Campori, e in A. NERI, Lettere inedite del p. Ire– neo Ajfo al Card. Valenti Gonzaga, in Arch.Stor.Prov.Parm. n.s. 51(1905) 217. Cf. anche G, VoLPI, Orazione panegírica, fl',llr-llv. in Ms.parm, 1072. PBP. Interessante e pure una lettera di Lodovico Antonio Loschi, nella quale trasmettendo all'amico Giuseppe Dellani un giudizio dato da! Turchi su! filosofo Antonio Genovesi, da noi riferito piu avanti, e nel quale giudizio si diceva che « bisognerebbe che solo ei [il Genovesi] parlasse, ed altri scrivesse », cosi concludeva: « Adeodato dipin– gando cosi il filosofo di Napoli ha pur dipinto se stesso. Adeodato primeggia nelle compagnie, il suo volto vibra gli ignicoli in copia, la sua anima sublime e attiva ·getta le anime circostanti nell'inazione. Scriva un po_co costui: un giovin scolaro, un accademico, un gesuita letterato ed ignorante, uno spirito un · po mediocre con qualche uso di lingua, con una certa agevolezza di frasi, la vince sopra di lui, e si fa ascoltare e leggere con piacere. Le orazioni stampate di Adeodato non piacciono nemmeno agli amici suoi... ». Lettera del Loschi al Dellani del 1767, in PEZZANA, Memorie del Turchi, f.VI, ms. PBP. Ma v,a notato che a quel tempo il Turchi non aveva dato alle stampe che due sole Orazíoni funebri e il discorso sopra il Segreto político, ed e noto, del resto, che il Loschi in seguito si espresse ben diversamente sul modo di scrivere dell'oratore. - Parlando di se stesso il Turchi dice di essere « da un ameno e piacevole genio naturalmente animato » (cf. Op.compl. XVIII, 124: Diverti– menti') e altrove: « lo sono alla mansuetudine ed alla dolcezza naturalmente incli– nato... » ( cf. Op.compl. I, 92: Autodifesa del 1790, Ecco, infine, un brano di lettera, . nel quale l'oratore ci fa una preziosa confidenza sul suo temperamento: « Lasciate pur libero il volo alla vostra immaginazione, i cui piaceri possono supplire in qualche maniera al bene della realita. L'adunanza d'oneste ed illuminate persone che vi dipingete nell'animo, non sara forse mai, ma se giova il sognarla chi potra mai essere si indiscreto per interdirvi un sogno piacevole? lo la penso come voi, e penso anche di piu, che sia maggiore godimento l'immaginarla di quello che sarebbe il realizzarla. Nella nostra fantasía non abbiamo in vista che il buono; ma nella realita si porrebbero in comune anche le debolezze e i difet1Ji. Tutte le volte che io leggo e Dafni e Tirsi colla zampogna alla bocea sotto l'ombra d'un faggio, mi vien talento d'essere nei loro panni, ma penso poi che se mi trovassi cinto da un branco di pecore in una solitudine, sarei l'uo:mo piu infelice del mondo. Contentiamoci dunque di godere sognando, e facciamo dei voti alle maligne Divinita perché non ci sveglino inoppcirtunamente ». Turchi al Loschi, 11 agosto 1767, in PEZZANA, Memorie del Turchi, f.VI , nis. PBP.
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