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470 ADEODATO TURCHI cm. 40 x 30) uscita dalla bottega del celebre Francesco Scaramuzza (1803- 1886) di Parma, facente parte attualmente della collezione ·del Museo francescano dell'Istituto storico dei cappuccini in Ro'ma 17 . (tav. 4). 6. Anche il quadro (mezza figura, tela, cm. 94 x 71) conservato nella Biblioteca dei cappuccini di Parma (che Una annotazione della Soprin– tendenza provinciale delle Belle Arti ha definito come una buona copia della tela. del Vieira, mentre e sicuramente originale) 18 , e un altro buon ritratto del Turchi di ispirazione vieira-martiniana (sec. XIX). 7. Assai lantano dalla icoi10grafia menzionata si collocano invece due dipinti di Antonio Olivieri (1749-1811), discepolo di Giuseppe Bal– drighi, conservati in Parma. Uno, che racchiude l'effigie a mezzo busto (tela, cm. 81 x 61), e situato nel palazzo episcopale; l'altro, con figura intera (tela, cm. 130 x 90), e posseduto invece dai benedettini dell'abba– zia di S. Giovanni. In quest'ultimo dipinto il nostro vescovo e seduto ad uno scrittoio (con la destra regge un grosso volume appoggiato sul bracciolo della poltrona), su di mi fondale con drappi, libri, ecc. Due occhi vitrei spiccano su di un volto adusto (senza zazzera), in tutto simile a quello del ritratto del palazzo episcopale, nel quale tuttavia il raffigurato appare un poco goffo con quel copricapo che scende, come un camauro, quasi fin .sulle ore«:!chie. Ambedue queste pitture sano an– teriori al 1811 (anno di marte dell'autore). Pur non avendo pregi eccezionali, la tela dell'abbazia di S. Gio– vanni e nota nondimeno per una magistrale incisione del celebre Simon Fram;ois Ravenet (della quale parlerenio piu avanti) 19 • 8. Si scosta egualmente da tutti i ritratti accennati, una piccola tela (testa, cm. 42· x 30), collocata attualmente nella residenza dei cap– pellani dell'Ospedale maggiore di Parma, e che ebbe l'avventura di esse– re ricalcata dal bulino di diversi artisti. Non mancano ragioni per ri– tenerla opera di Luigi Rados (1773-1840), incisore e pittore allievo del– l'Accademia di Milano. Benché scurito e decaduto, questo ritratto (an– teriore al 1819) 2 º presenta un Turchi dal volto disteso e reso insolita– mente dimesso dagli occhi larghi e umidi. 9. Di considerevole interesse e J,>ure la tela (mezza figura, cm. 55 x 45), d'autore ignoto del sec. XIX, di proprieta del dott. Luigi Alpi di Reggio Emilia (via G. Matteotti, 36). Questo ritratto, proveniente da casa Reverberi di Montecchio e restaurato di recente, manifesta lineamenti generici che potrebbero portarci vicini alla tela del Martini menzionata al n. 2; ma il raffigurato vi appare assai svigorito e invec– chiato. 17 Numero di catalogo 344. Sul retro della cornice si legge: « Uscito dallo studio del celebre Scaramuzza di Parma. Donato al P. Agostino [Leonardi da S. Vin– cenzo, m. 1942] dal próf. Giovanni Schenardi, Piacenza 28.4.1909 ». 18 L'insinuazione si legge in un ..cartellino appiccicato alla tela, male restau– rata particolarmente nelle vesti (sec. XX). 19 Nestore Pelicelli segnalando quest'ultimo ritratto, sembra opinare che l'Oli– vieri lo imitasse dal Ravenet e non viceversa. Cf; U. THIEME - F. BECKER, Allge– meines Leroikon der bildenden Künstler von der Antiike bis zur Gegenwart XX, Leipzig 1932, 5. Si veda pero piii avanti allorché si parla delle incisioni al n. 6. 20 La prima incisione nota e quella preposta al primo volume delle Opere inedite del Turchi, apparso in Modena a cura del Vincenzi nel 1818. Sulla linea di base di quella incisione punteggiata si legge tuttavia inesplicabilmente una data– zione che non puo essere esatta: « L. Rados f. 1819 ».

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