BCCCAP00000000000000000001361

468 ADEODATO TURCHI particolare studio di scuole e di dipendenze. In questa breve rassegna ci proponiamo pertanto di darne un saggio meno incompleto e piu si– stem:atico, descrivendo sommar.iamente i quadri a olio su tela, le in– cisioni su rame ed alcune altre rarita iconografiche, delle quali siamo a conoscenza, restringendoci ai secoli XVIII e XIX. Diciamo pero subito che non ci e stato possibile rintracciare alcun ritratto del Tur– chi databile in epoca anteriore all'episcopato (1788)7. l. RITRATTI A OLIO SU TELA. l. Quale protoimmagine a noi nota del celebre oratore, parrebbe doversi ritenere il ritratto (figura intera, tela, cm. 130 x 90) dipinto da Gaetano Callani (1736-1809), conservato nel palazzo episcopale di Parma 8 • Seduto in atto di scrivere, su di un fondale fantasioso con biblioteca, drappeggi, ecc., il raffigurato riveste gia abiti episcopali; e ancorché seduto appare come persona estremamente alta e slancia– ta, contribuendo cio ad attenuare un poco l'effetto del volto cui danno vigore lineamenti assai marcati, occhi arguti, un naso deciso, una bar– betta ispida e caprina 9 , in accordo con la zazzera lanosa sfuggente sulla nuca, in contrasto pero con le calvizie celate da un largo co– pricapo (tav. 1). 2. In questa tela del Callani, dei primissimi tempi d'episcopato del Turchi, puo riconoscersi il modello al quale Biagio Martini (1761- 1840) attorno al 1790 s'ispiro per il suo primo ritratto del vescovo di Parma (mezza figura, tela, cm. 85 x 70) di proprieta dei cappuccini di Reggio Emilia 10 • II Martini ha rappresentato il prelato su di un fon- 7 Confessiamo pero di non aver avuto la possibilita di consultare esaurien– temente la raccolta delle stampe della Biblioteca Palatina di Parma, comprendente ben 45.860 pezzi, di cuí 39.434 della « Raccolta Ortalli » (in 132 volL in folio). Né ci e stato possibile rintracciare un catalogo di Ritratti d'illustri parmigiani non che d'altri celebri uomini che in Parma per santa vita fiorirono, o per e·cclesiasti– che dignita, mss. in 4° posseduto gia dal conte Luigi Sanvitale, contenente 90 ri– tratti (con disegni), tra i quali quello del Turchi e con tutta probabilita anteriore al 1788, essendo detto catalogo finito in un fondo archivistico privato. 8 L'iscrizione che si legge sotto il quadro fa parte della cornice, non della tela: FR. ADEODATUS. TURCHI. ECCLESIAE. PARM. PASTOR. VERE. / / EVANGELICUS. SINGU– LARE. THEOLOGIS. ATTULIT. ORNAMENTUM. La quale leggenda pare indichi a sufficien– za, che il quadro venne forse commesso al pittore dal Collegio dei teologi dell'Uni– versita di Parma, nella cuí sede rimase fino a qualche tempo addietro. Cf. DAL. MONTE, Il Collegio dei teologi dell'Universita di Parma, Parma 1946. 9 Forse proprio per questa barba caprina, i malevoli allorché il Turchi fu fatto vescovo misero in ·circolazione un detto che era gia familiare al Du Tillot per altri individui: « II caprone ce l'ha fatta! ». Cf. A. PEZZANA, Memorie intorno la vita di Adeodato Turchi vescovo di Parma, f.266, mss. conservato nella Biblioteca Pala– tina di Parma. Del resto mons. Turchi fu noncurante delle prevenzioni del clero dio– cesano che avrebbe voluto vederlo senza barba (cf. notizie in PEZZANA, ms. cit.). Ilde– fonso Stanga (Maria Amalia duchessa di Parma, Cremona 1932, in tav. fuori testo tra pp. 89-81) :¡iubblicando una incisione con il vescovo di Parma, addita con meravi– glia la barba « pettinata » del cappuccino, « mentre tutti in quel tempo andavano sbarbati » ( e cosi scrive alludendo evidentemente al costume dei vescovi). 10 Tutta la documentazione che abbiamo potuto trovare su questo dipinto, co– me pure l'aspetto ancor giovanile del raffigurato, prova che il ritratto venne ese– guito anteriormente al soggiorno romano del giovane pittore parmigiano.

RkJQdWJsaXNoZXIy NDA3MTIz