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8 LA GIOVINEZZA (1724-1759) buendo efficacemente con progetti e piani di provvedimenti al- 1' opera del Du Tillot. E tutto cio non poteva avvenire se non in danno particolarmente del clero, la classe sociale piu interessan– te del vecchio feudo papale, la quale ci permette altresi di ta– stare immediatamente il polso al ducato e di capirne i mali reali e l'audacia dei rimedi tentati nella seconda meta del secolo. Gli ecclesiastici assorbivano, infatti, gran parte della ric– chezza nazionale, avevano moltissimi privilegi ed esenzioni, go– devano di tribunali propri, detenevano il monopolio dell'educa– zione giovanile e contribuivano poco e nulla agli oneri dello sta– to, aumentando, anzi, il disordine economico e ostacolando il go– verno nella soluzione di tanti problemi imposti ormai dall'incal– zare dei nuovi tempi2 4 • Da ·un'accurata statistica riferita dal Benassi, ma fatta sui libri della ragioneria del comune di Parma il 5 maggio 1759, risultava che sopra i monti e i dazi di questo, il clero parmigiano possedeva un reddito annuo complessivo di lire 429.796 e inol– tre, per indiviso coi laici, altre 46.369, mentre restavano di ragio– ne laica soltanto 272.992, meno cioe dei due quinti della somma totale, calcolata a meta la parte indivisa 2 '. Le comunita reli– giose, troppo numerose, possedevano i due terzi dei migliori beni del ducato e si potevano considerare « come una parte di pic– coli sovrani indipendenti dal loro principe legittimo, in rapporto ai beni egualmente che alle loro persone » 26 • Nella sola citta di Parma nel 1766 si contavano 19 istituti maschili regolari e 27 congregazioni laicali, senza contare le femminili, naturalmente, assai piu numerose 21 • Nella citta di Piacenza nel 1759 vivevano 815 preti, 674 chierici, 488 sacerdoti regolari, 200 religiosi con– versi, 478 monache coriste, 202 sorelle converse: ossia quasi il 10 per cento della popolazione cittadina 28 • Inoltre le condizioni di trascurata o mancata cultura di mol– ta parte della manomorta, la fiacchezza degli ordini monastici, l'ignoranza e l'oziosita, davano buone ragioni o pretesti e armi polemiche per attaccare il clero. Esso, del resto, non era moral– mente forte per sostenere la lotta, né abbastanza valida era in quel secolo la difesa da parte del papato, il quale continuava a provvedere le sedi episcopali di soggetti blasonati, ma non ab->t bastanza ricchi di zelo pastorale 29 • Sarebbe pero ingiusto, da questa ricchezza e da questa fiac– chezza generale, passare a credere che gli ecclesiastici del ducato 24 G. TONONI, Condizioni della, Chiesa V, 110-111. 26 BENASSI, op. cit. I, 89. ze BENASSI, op. cit. 1, 90. 27 Cf. Frati e monache n. 6, in ASP. 28 BENASSI, op. cit. l, 92. 29 Le sedi episcopali del ducato erano tutte di collazione pontificia. 11 conte Camillo Marazzani, discendente per via materna da un grande di Spagna, fu consa– crato vescovo di Parma da Clemente XI, che non aveva ancora compiuto 30 anni e . resse la diocesi per mezzo secolo da! 1711 al 1760. Cf. ALL0DI, Serie cronologica II, 334-378.

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