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450 ADEODATO TURCHI timi e cordiali lombardi agli altri scaltrissimi abitatori vale! lo non voglio abusare della vostra sofferenza... dell'italico sti- Di voi Prestant.mo Sig. Dottore Roma, 8 7bre 1788. Div.mo obbl.mo servidore ed aff.mo amico Gio. Batta Bodoni. 48. Mons. Turchi supplica la duchessa Maria Amalia, che oberata aveva chiesto la di lui mediazione, di esimerlo dal pwrlare di qu.estioni finan– ziarie con il duca Ferdinando di Parma. Parma, 25 aprile 1789. Auto– grafo. MBE, Mss. Campori, 12. Altezza Reale. Mi fa pena la situazione in cui trovasi l'A.V.R., e che si e degnata. manifestarmi con venerata sua lettera. Vorrei vederla a qualunque co– sto tranquilla, e se l'affare dipendesse da me, sarebbe opera del mo– mento. Ma che io parli al sig.r Infante di queste cose, la supplico quanto mai posso a dispensarmene, avendo io troppe, e troppe buone ragioni per non alterare il mio sistema, che e quello di non imbarazzarmi mai nelle piu piccole vertenze che non sieno strettamente legate a' doveri del mio impiego. · Quando avro l'onore d'essere ai suoi piedi, s'ella vorra degnarsí di parlarmi di questa faccenda, vedra come penso, e sono sicuro che approvera la mía maniera di pensare. Spero anche di poter suggerirle tale espediente, onde l'A.V.R. tutta sola, e senza mezzo di alcuno possa. nel tempo stesso e soddisfare alla sua coscienza, e ridonare al suo spi– rito la perduta tranquillita. · Questa doppia grazia le imploro dal cielo ogni giorno col maggior fervore, e sara per me la piu grande felicita, se saro una volta esaudito. Nell'atto di rassegnarle il mio profondo rispetto, e sincero attacca– mento ho l'onore di dirmi Parma, 25 aprile 1789. 49. A nome della duchessa Maria Amalia, mons. Turchi ha parlato, ma inutilmente, al duca Ferdinando circa la soluzione délla questione di cu{ al doc. 48. Minuta autografa. MBE, Mss. Campori, 12. La faccia d'ingrato non mi conviene. So tutto quello che debbo a V.A.R. e sono penetrato da una viva riconoscenza. Il primo segno pero della gratitudine mia sara sempre quello di dirle in ogni incontro la verita, e per soddisfare al mio dovere, e per non demeritare la di leí stima. Sappia dunque l'A.V.R., che né io mandai la sua lettera, né la mo– strai in modo nessuno al sig.r Infante, né ebbi da lui un'ombra sola di eccitamento a· disimpegnarmi. La sola ripugnanza che ho avuta, ed avro sempre a mischiarmi in affari estranei alle mie incombenze mi detto 1a risposta che le umiliai. Ora ch'ella mi ha replicato volendo as– solutamente che io parli, per ubbidirla ho superato me stesso, ed ho parlato. Inutilmente pero, giacché ho trovato il sig.r Infante affatto in-
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