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INTRODUZIONE XXXV Nel nostro studio non ci siamo pero prefissi di vedere i rapporti del celebre oratore con questa o con quella corrente dot– trinale del suo tempo, ma il nostro intento fu di studiarlo nella sua totalita reale e concreta; penetrando fin dove ci hanno per– messo i documenti da noi sfruttati, nello sviluppo interno del suo pensiero, del suo metodo, delle sue preferenze, pur senza tra– scurare le vicende della sua vita, e dando una sommaria esposi– zione della sua dottrina ricavata dallo spoglio accurato e paziente dei manoscritti in relazione agli stampati apparsi in diversi tempi ,e luoghi, prima e dopo la sua morte; mettendo cos1 il lettore non gia in contatto con larve o con astratte entita dottrinali, ma con una persona viva e reale, impastata necessariamente di contrad– dizioni e di inconseguenze come il secolo in cui visse 9 • A lavoro compiuto, senza paura d'essere contraddetti, possiamo affermare che nessuno finora si era accinto a studiare il Turchi con una visione cos1 ampia. Le vecchie biografie del secolo scorso, da quella del Cerati a quella dell'Ugoni, del Pezzana, del Bozoli, del Bellini, dell'Allodi, pur contenendo nella loro maggiore o mi– nore estensione notizie d'indiscusso valore, mancavano di suffi– ciente informazione, oltre che essere críticamente difettose. Di poco o nullo valore storico sono risultate le opere apparse in que– sto secolo, miranti a sciogliere la questione giansenista in cui :appare compromesso il Turchi avanti l'episcopato. Lo studio .di Placido da Pavullo, Adeodato Turchi fu giansenista? 10 , non e che uno zibaldone di testimonianze favorevoli, avute tutte o quasi, di seconda mano 11 • Quello di Pietro Savio, Devozione di Mgr. 9 Dobbiamo pero affrettarci a riconoscere che in questa presentazione di un 'Turchi concreto e vivo, sono rimaste non poche ]acune, le quali non sono, almeno in parte, da attribuire tanto a nostra imperizia storiografica, quanto a carenza ,di documenti che offrano elementi utili circa la sua vita privata, i suoi rapporti intimi col proprio Ordine cappuccino, coi propri superiori. La scarsezza di tale materiale, senza dubbio di grande importanza per mostrare il Turchi come uomo ·privato e come religioso, ci ha costretti a servirci quasi esclusivamente delle testi– monianze dei suoi amici, uomini spesso laici e di mente assai affine alla sua. Cosi circa i rapporti tra i cappuccini e il moto illuministico e giansenistico, ,come pure sulle condizioni intellettuali dei cappuccini emiliani ne! secolo XVIII non .abbiamo trovato che pochi accenni. 10 Apparso prima in Boll. Stor. Bibliogr. Franc. 5(1933) 173-211, difl'uso poi largamente come estratto e infine come terza edizione accresciuta (Reggio Emilia, Libr. Ed. « Frate Francesco », 1933), questo saggio, come spiega chiaramente l'A. nel sottotitolo, e una Nota critiJco-storica intorno ad un certo libro di un anonimo [G,B. Simoni] intitolato « Non praevalebunt » (Padova 1932), che aveva definito il Turchi « fanatico apostolo del giansenismo » (p,174). S•ulle ripercussioni della po– lemica, cf. [PLACIDO DA PAVULLO], Consensi, in Boll. Stor. Bibliogr. Franc. 5(1933) 156-172; [I. Musr], Un servo inutile del Sacro Guare, Acquapendente 1934; inoltre la risposta del Simoni nell'opuscolo dallo stesso titolo dell'opera gia citata: Non prae– valebunt. Appunti storici sui nemici del Sacro Cuore ojferti e riservati al clero quale richicimo al « dovere della riparazione », Padova 1934. 11 Troppo benevolo ci pare percio il giudizio che il Jemolo ha dato su que– ·.st'opera (cf, Riv. Stor. !tal. 2[1933] 667-668), ove dice che !'A. « ha preso occasio– n.e dalla accusa... per illustrare la figura del Turchi... E lo ha fatto efficacemente, ,con un continuo ricorso a lle fonti, con la pubblicazione di nuovi documenti: racco– gliendo testimonianze rese sulla dottrina del Turchi in occasione della di lui no– mina a vescovo, la sua autodifesa del 1789, esaminando le sue omelie, cio che pen-

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