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XXXIV ADEODATO TURCHI Siamo ben lontani dal negare l'importanza degli influssi stra– nieri, massime francesi, su la vita e il pensiero parmigiano del Settecento. Tuttavia l'autentico rinnovamento appare piu secon– dato che determinato dagli influssi estranei. La tendenza pro– gressista si manifesto quasi esclusivamente come pensiero e pra– tica riformatrice, avversa alla política ecclesiastica romana dei tempi dei Farnese; ma pensiero e pratica miravano a innovare senza staccarsi troppo dalla tradizione del mecenatismo farne– siano e volevano la trasformazione sociale e morale, non la rivo– luzione politica o lo scisma religioso. L'intellettualismo illumini– stico anglo-francese, come pure il dottrinalismo gallicano e gian– senista oltramontano appariscono percio temperati gia in par– tenza dall'equilibrio della moderazione italiana, la quale tendeva agli effetti immediati nel campo della vita civile, morale e religiosa. In realta tutta la vita italiana, nel secolo XVIII sembra per– meata da questo alito innovatore, teso al benessere sociale, alla riforma religiosa, all'educazione della coscienza nazionale, rifug– gendo pero da astrattismi. Giambattista Vico, Scipione Maffei, Lodovico Antonio Muratori, Antonio Genovesi, Pietro Giannone, Cesare Beccaria, Gaetano Filangieri, Pietro Tamburini, Eustac– chio Degola, Carlo Goldoni, Pietro Metastasio, Giuseppe Parini, Vittorio Alfieri e tanti e tanti altri ingegni seppero infatti im– primere al rinnovamento italiano un'impronta caratteristica, che al dire del Rota, ha un tono « eroico » nelle sue aspirazioni essen– zialmente morali e spirituali7. Non a torto percio il Natali, volen– do distinguere il moto innovatore italiano dall'illuminismo anglo– francese, che pure lo ha validamente secondato, parla di « pensiero civile riformatore », ma di « un pensiero pratico e attuoso, volto alla realta, all'attivita civile » 8 • Incastonato in questo quadro del rinnovamento italiano del Settecento, anche la figura del Turchi assume tosto dimensioni e colorito, mentre il suo orientamento religioso e morale, la sua attivita e le sue aspirazioni trovano la loro logica spiegazione. siero, sul quale di frequente hanno posto l'accento gli uomini del nostro secolo. Cosi, p.e., F. Magani (cf. Il primo centenario del dece.sso di mons. A. Turchi, in La Realta, 3) parla del Turchi come di un uomo « d'una precoce modernita anticipata d'un secolo »; V. Soncini (cf. Turchi oratore, ivi, 8) afferma che « egli appare al paragone di tanti altri un novatore, un'audace, che ha preparato la strada per rom– perla completamente con quanto non puo essere che inutile bagaglio del passato, a pregiudizio degli ingegni e delle attivita presenti »; « le sue prediche infatti - scrive il Salavolti - potrebbonsi recitare anche oggi, tanto seppe egli prevedere i tempi nostri sia ne' loro errori che nei loro gusti, diro cosi, letterari » ( cf. Cenni biografici, 9); ancora nel 1933 Paolo Lingueglia torna a ripetere che il cappuccino « fu realmente uomo di ~recoce modernita ne! senso buono » (ef. nota 1): e mentre il Santini (cf. L'eloquenza italiana, 198) scrive: « egli non e un retrogrado, che anzi da ai principi consigli per introdurre nuove riforme », Masnovo (cf. Encicl. ital. XXXIV, 534) insiste nel dire che nel suo pensiero si trova « forza e modernita >. 7 E. ROTA, Le origini del Ri1sorgimento, 353-613; cf. anche F. VENTURI, Illu– minismo italiano e illuminismo europeo, in La Cultura illuministica in Italia, s.n. [Torino 1957], 13-22. 8 G. NATAL!, op. cit., 252-355.

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