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GIANSENISMO E AGOSTINISMO 183 menticarsi dei propri fratelli; tutte spender le ore nel culto di quell'Esser supremo e disprezzare intanto gli uomini, che sono opera della sua mano, vivere indifferente e misantropo col lusin– ghevole pretesto di non voler amare che Dio solo » 3 • Gia nel 1768 scriveva: « Una pieta, che non ha in vista che Dio e chiude gli -0cchi alle miserie degli uomini, non e che una vana e bugiarda pieta » 4 • E nel 1766 aveva elogiato don Filippo di Borbone che non era « di que' ciechi devoti che prendono un falso amore di Dio per pretesto di non amare nessuno, rimirano il rimanente degli uomini con aria di compassionevol disprezzo e si direbbe che non .s'innalzano alla divinita, se non per mettersi sotto de' piedi tutto il restante dell'uman genere » 5 • Attorno agli stessi anni critica acerbamente il Saint-Cyran che nella direzione spirituale della madre Francesca di Chantal fu « s'i indiscreto fino a caricarla -0ltremodo di rigidissime austerita » e a richiedergli con giura– mento « di ubbidire a lui solo e di non palesare ad altri gli affari ,di sua coscienza »ª. N é minore disprezzo mostra di nutrire verso quei pastori « vi z i os amente s e ver i » , i quali allontanano i fedeli dai sacramenti, aggravando tanto « le disposizioni necessarie a rice– verli, fin a dimostrarle quasi impossibili » 1 • Aborrisce da quel pessimismo tetro, che presenta la, morale « come nemica impla– cabile di tutti i nostri desideri e della nostra liberta, come una tiranna che tende a renderci schiavi e miserabili, come sotto un giogo che ci opprime e ci schiaccia, ne ci permette di respirare». Confondendo le idee, in tal modo si prendono « le sregolate pas– sioni per tutto l'uomo, i vizi della natura per la natura medesima, il corrompimento del cuore pel cuore stesso » 8 • Si scaglia contro la morale degli stoici e dei cinici, « r i g i di e b i l i os i ce n sor i <l e 11 ' u m a n a f r a g i 1 i t a » , che non ammettono gradazione nella scala del peccato9, che pretendono l'uomo senza alcuna debo– lezza e credono che non ci si possa mai divertire senza fare pec– cato1º. 3 Op. compl. V, 73: La morale e il grande oggetto della religionc. 4 Op. ined. IV, 202-203: Orazione funebre di Maria Leszczyñska. 5 Op. compl, IV, 147: Orazione funebre di don Fi,lippo di Borbone. 6 Op. ined. II, 102; Panegírico di S. Giovanna Francesca, di Chamtal. • Elogia invece S. Francesco di Sales e perché lascio al mondo « la piacevolissima idea d'una amabile santita » e perché « nelle sue decisioni, altrettanto giusto, che franco, guai ,che esageri d'un sol jota la cristiana morale, le dottrine del vangelo esponendo nel• l'amabil loro e natía semplicita senza far dire alla legge piu di cío che non dice, senza alterare i divini comandamenti, senza crescer di peso a chi e debole anche troppo! ». Ivi, 90: Panegírico di S. Francesco di Sales. 7 Cf. Sopra la frequenza dei sacramenti, in Op. compl. VIII, 5-18. « Riguardo poi al riceverli degnamente [i sacramenti], soffrire non posso, o signori, i1 rigor di certuni, che aggravan tanto le disposizioni necessarie a riceverli, fin a dimo– strarle quasi impossibili. Ci fidiam troppo di noi, e poco della grazia divina. Un sincero orrore al peccato, un abbandono totale alla divina misericordia: ecco le d,– sposizioni necessarie al cristiano; e per averle, basta chiederle a Dio, che non le nega giammai a chi le domanda di cuore... ». [vi, 12. 8 Op. oompl. V, 73: La morale e il grande oggetto della religione. 9 Op. eompl. XVIII, 31: Peccato del cristiano. 10 Op. compl. XVIII, 123-133: Divertimenti.

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