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180 LE OPERE « lo parlo ai grandi e al popolo; ma non so dirvi altro fuorché i vostri doveri con quella stessa semplicita con cui li trovo nelle divine scritture e nella tradizione della Chiesa. Ma e egli necessario sfoggiare con grande eloquenza per farvi conoscere i vostri errori? E parvi egli che convenga seminare di fiori, massime cosi lugubri e severe? Cercare gli ornamenti nella cenere e nel cilicio? E' ella questa un'accademia profana oppure una scuola di verita? Il bel– letto delle parole che rapisce lo spirito e egli molto capace di com– muovere il cuore?... Non cerchiamo nella stessa parola che le puerili bellezze di una vana eloquenza e dove queste ritrovansi, lo– diamo il predicatore e la predica, senza punto pensare ad uscire dal pericolo che ci sovrasta... Quando vi si parla dal pulpito col Vangelo alla mano, non e piu l'uomo che vi parla, egli e Dio stesso. Siamo poveri, siamo indotti, siamo di nascita oscura, non sappiamo le etichette della Corte, ma siamo ambasciatori di Gesu Cristo » 116 • La prosa del cappuccino, come abbiamo gia accennato, non ha artifizi, non classici paludamenti, non pompa di figure reto– riche, non tumulto di movimenti oratori, ma e pratica, cittadi– na, socievole. Manca, e vero, di senso poetico, d'immaginazione, di colorito. E' talora inquinata da francesismi 117 e spesso ha un periodare troppo conciso e insolito alla letteratura italiana. Ma in questo il Turchi si mostra uomo dei nuovi tempi. Un oratore che pensa e parla veramente per il suo secolo e che non prende a prestito da altri il linguaggio, come non prende a prestito la ve– rita. Si sforzo di essere moderno e possiamo dire che vi riuscl 118 • Del resto era impossibile ch'egli potesse pensare di persua– dere gli uomini del suo tempo con il linguaggio del Segneri. In lui era mutato l'animo dell'oratore cristiano e con l'animo anche la forma. Un conservatorismo puramente esteriore della lingua, senza conservatorismo nell'animo, non sarebbe stato che passi- 116 Op. compl. VIII, 24-26: Modo per trar profitto dalle prediche. - Veramente ammirevole e questa scioltezza e disinvoltura dell'oratore, che conosce la grandé e la piccola societa, e protesta: « lo non predico per adulare e pure sono ascoltato e questo forma il piu giusto ed il piu semplice elogio di chi m'ascolta » ( Op. compl. V, 159: Adulazione III). « Ma si predica con troppa liberta. Sl: ma e la pieta dei nostri sovrani che ci comanda di predicare con liberta » ( Op. compl. VIII, 32: Mudo per trar profitto dalle prediche). « Se io venissi su questa cattedra ad esporvi semplicemente la mia parola, come credete che avrei coraggio di parlar si alto e sl forte in faccia ai grandi della terra... io che in altri luoghi parto sempre dalla loro presenza col timore di aver detto troppo e solamente da questo luogo io parto eolio scrupolo di aver detto poco? » Op. compl. VIII, 26, ivi. 117 Un saggio sui f r a n ces is mi che si riscontrano nella predicazione del Turchi si puo vedere presso G. CANTU, Della lett. ital. 11, 678-686, e presso N. TOM– MASEO, Letture italiane, Milano 1854, 314-315. 323. 330-331; questi due critici rim– proverano all'oratore l'uso di parole, come regime, eroismo, condotta, lumi, influenza, ammirabile, Bublime, fatale, fluüre ... tutti neologismi, che oggi sono patrimonio co– mune ad ogni italiano. 118 « Altro e seguire il mal gusto ed altro accettare quanto vi ha di buono e di nuovo; perché la storia parla chiaro, ogni eta si atteggia a modo suo ed ha una propria fisionomía e non e bello rinnegarla. II Pass a van ti, il S avo na - rl o 1a , il Casi ni , il Tu r ch i predicarono bene per il tempo loro, quantun– que la loro maniera non sia in tutto la stessa, e chi si attenta di far contro a questa legge porta una pianta esotica in terreno non adatto », F. ZANOTTO. L'arte della sacra eloquenza, 60.

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