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STILE 179 E' spiegabile, perc10, che delle Prediche a corte si sia potuto dire tanto bene e tanto male e che un confronto tra l'opera del Turchi e il Petit-Caréme del Massillon o il Quaresimale del Se– gneri, dovesse naturalmente concludersi in deciso sfavore del primo. I difetti, e grandi difetti, in una raccolta di prediche cosl vasta come quella dell'oratore parmigiano non potevano logicamen– te mancare. Ma se alcuni di essi possono essere imputati a cause esterne, altri sono indubbiamente da ricercarsi nello stile e nella formazione letteraria del loro autore medesimo. Non senza ac– ceso spirito di polemica Gesualdo da Bronte ha potuto cosl sinte– tizzare. le mancanze stilistiche notate globalmente nell'oratoria del Turchi: « Lo stile di lui e ineguale. Verissimo: ha comune col Cicerone e Bossuet questa magagna. Trascorre spesso al declamatorio inveire. Da Cicerone, dal Cristostomo e da Segneri apprese questo vizio, che il pastoral zelo e l'iniquita dei tempi rendeano in lui necessario e alla sua gregge giovevolissimo. Ha dei vuoti e si desidera nelle sue opere maggiori copie di Sacra Scrittura e dei SS. Padri: pecca in cio con l'eloquentissimo Massillon. Non ha il Turchi l'aurea purita del '300, né quel sapore e quell'armonia dolce e nativa che nel Segneri, nel– l'unico Segneri si altamente c'innamora, ci rapisce, c'incanta: il linguaggio del Turchi e quello del cittadino. Pur troppo vero. Ma il P. Andres volge in lode di Turchi questo difetto: - con concetti, espressioni e parole popolari, prese dall'uso comune della societa, tutto e pratico e popolare, tutte si sostiene senza bassezza ed abiezione, tutto e colto, animato, maestoso, sublime » 115 • II problema dello stile oratorio del Turchi va certamente affrontato con animo piu sereno; né puo essere abilmente eluso o appassionatamente confuso. Ci dev'essere qualche cosa di vero cosi nell'accusa come nella difesa ed e percio utile disimpegnare queste parziali verita dai pregiudizi che le imbrogliano. Infatti, se il cappuccino nelle Prediche a corte non schivo i difetti dei grandi oratori di ogni tempo, ne raggiunse pero di frequente le sublimi altezze. La rapidita e la robustezza dello sti– le lo differenziano chiaramente da tutti gli oratori del secolo. Ne lusinga con la sua parola la vanita e l'ambizione dei principi e dei potenti. Si sente gia in essa la suggestione franca e calda del genere omiletico, nel quale il Turchi, come vedremo a suo luogo, non teme competitori tra gli oratori moderni: 115 GESUALDO DA BRONTE, Cenno critico sulle opere oratorie di Monsignor Turehi, XIV. - Piu sereno e il giudizio di Ottaviano da Savona: « E di lui qua! porteremo giudizio? Fu sommo... Chi leggera imparzialmente i1 Turchi ammirera in lui una naturalezza di dire unica negli annali oratorii; una conoscenza profonda del cuore umano; una mente vasta e sempre retta; una fecondita senza esempio ne! comporre· tante prediche alla corte sopra soggetti aridissimi, né mai ne! loro maggior numero dai Francesi o dag!'Italiani .trattati. Ammirera, nella brevita, i piu ampi argo– menti solidamente provati: vedra zelo, rispetto e liberta insieme congiunti; e pesata imparzialmente ogni cosa, verra costretto ad esclamare: Turchi fu un genio ita– liano, sopra cui niuno ancor sorvolo ». Lezioni di sacra eloquenza I, 450-451.
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