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156 LE OPERE la quale abbiamo gia parlato, rappresenta un saggio filosofico non strettamente oratorio. E nel periodo episcopale avremo l' Av– viso importante al popolo nelle presenti circostanze e, se si vuo– le, l'Epigrafe all'Italia: 1796, che allo stesso modo non appar– tengono direttamente alla cura spirituale delle anime 25 • Per ragioni di esame della evoluzione del pensiero del nostro oratore, abbiamo ritenuto opportuno trattare separatamente la produzione letteraria anteriore all'episcopato da quella posterio– re. Del resto anche la diversa forma esterna, lo stile, l'origina– lita e la natura stessa delle cose trattate imponevano decisamen– te una tale distinzione, che percio non e arbitraria e ingiustifi– cata o anche solo approssimativa. Tra le opere del Turchi nel periodo anteriore all'episcopa– to, cioe al 1788, occupano il primo posto le Prediche a corte, ap– parse postume in numerosissime edizioni ed abbraccianti un com– plesso di 141 discorsi26, nati dalla manipolazione del Quaresi– male degli anni 1750-1768 e dalla assidua preparazione degli an– ni 1768-1776. Accanto ad esse e contemporanei, poiché quasi tutti tenuti alla corte, si pongono i Panegirici (27 quelli editi)27, di valore pero inferiore, e le Orazioni funebri, rispettivamente di Filippo di Borbone del 1765, di Elisabetta Farnese del 1766, di Maria Leszczyiíska del 1768, di Maria Teresa del 1871 28 , le quali raggiungono invece una perfezione stilistica che gareggia e talora supera quella delle Prediche a corte 29 • A queste opere maggiori si devono ancora aggiungere due Discorsi sul terremoto di Lisbona del 1755, il Discorso sul segreto político del 1764, una Novena sul purgatorio, 5 discorsi morali occasionaliªº e infine Quattro discorsi sul teatro moderno, stampati ripetutamente in sua mano, e verosímilmente sua fattura. In fronte a questo sonetto pose [il Turchi] il titolo seguente: Si comanda a Luigi d'abbandonare l'orazione temendosi non ne moja per foco di carita. Ristampandosi la vita del Turchi si potrebbe pubblicare questo sonetto per dare un saggio del poco o molto suo valore poetico ». PEZZANA, Memorie (postillate) VII, 302. 25 La paternita di questi due scritti la tratteremo, percio, parlando dell'epi– scopato. 26 Le prime tre edizioni curate contemporaneamente in Parma da Luigi Mussi, 1805-1806, sotto il titolo generico di Opere, abbracciavano 67 prediche dette alla corte. L'edizione Remo n din i a na (Bassano 1806 e 1820) solo 52. Nel 1815 il cronista Garlo da Finale dava come smarriti gli altri scritti del Turchi. (Cf. Annali di Prov. V, f.344, mss. in APC). Un manifesto editoriale del 1817 annunciava pero l'esistenza di ancora oltre 50 prediche inedite (Modena, 31 maggio 1817. MEE, Mss. Campori, 11). L'edizione di Modena del 1818 (Opere inedite, ed. Soliani) dava infatti 70 prediche inedite. Si arriva cosl alle edizioni quasi complete di Foligno del 1820 con 137 prediche ed a quella veneziana del 1832 con 138, alle quali debbono aggiun– gersi tre discorsi raccolti nelle Opere inedite di !mola del 1839, per avere la rae– coita completa delle Prediche a corte edite. Complessivamente, pero, nella prima meta del secolo XIX abbiamo almeno 18 edizioni diverse delle Prediche a Corte. 27 Apparsi in Op. ined. II-V; e anche in Opere inedite, Napoli 1856. 28 A queste si dovra poi aggiungere I'Orazione funebre di don Ferdinando duca dJi Parma (cf. Op. ined. V, 11-24), ultimo scritto del Turchi rimasto appena ab– bozzato. 29 S. GATTI, Lezioni di eloquenza sacra, 52; A. LOMBARDI, Storia della lett. ita/. IV, 56; T. CONCARI, Il Settecento, 389. 30 In Op. ined. I, 3-128. 155-216; IV, 49-62; V, 3-10.
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