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126 ALLA CORTE DI FERDINANDO DI BORBONE II programma teoretico della politica ecclesiastica di don Fer– dinando era di ristabilire la concordia tra il sacerdozio e l'im– pero, con una massima che combinasse la liberta e le immunita ecclesiastiche, coi diritti dello stato e della giustizia, provveden– do insieme ai bisogni comunali e statali con equilibrio tra il braccio écclesiastico e quello civile 1 ª. Nella pratica il discepolo del Condillac rivelo pero spesso gli interni contrasti del suo ani– mo diviso tra il conservatorismo ecclesiastico e il riformismo dei filosofi da cui era stato educato. Cosi dal 1775 al 1781 vennero richiamati i religiosi espulsi, restituiti in parte i beni ecclesiastici incamerati, e venne restaura– ta perfino l'Inquisizione. Ma nel tempo stesso il disordine finan– ziario del ducato costringeva il duca alla soppressione delle con– grue, che doveva essere tutt'altro che provvisoria, come si pro– spettava in partenza. Anche la prammatica delle manimorte e l'editto di perequazione tributaria, ritoccati per ragioni di oppor– tunita pratica innegabile, vennero conservati in vigore per la loro necessita sociale ed economica 1 4, mentre alcune altre dispo– sizioni governative seguivano la stessa linea riformatrice della politica ecclesiastica del Du Tillot 15 • Occorre, tuttavia, confessare che queste innovazioni sfuggi– rono al naufragio della política riformatrice del Du Tillot, o fu– rono introdotte piu per forza superiore delle cose, che per una vera volonta progressista da parte di don Ferdinando, il quale in effetti non mirava che ad una intelligente restaurazione. Re– staurazione invisa pero alle potenze tutrici, quantunque solo nel 1779 rinunciassero in modo definitivo a dirigerla, stimandola ormai eccessivamente fervorosa e irrefrenabile. Non pertanto il governo di don Ferdinando nel complesso fu quello del migliore e piu popolare duca di Parma. II sentimen- s.n.t. Cf. anche Gazzetta di Parma del 18 gennaio 1774. Su questa conciliazione cf. A. THEINER, Histoire du pontifieat de Clément XIV II, Paris 1852, 415-422 (ove la pacificazione si dice dovuta alla mediazione di Giuseppe Moñino, ambasciatore spa– gnolo presso la Santa Sede e « probabilmente » a quella del vescovo Pettorelli; ivi, pero, tra l'altro, si suppongono insieme a Parma ancora ne! 1773 il Du Tillot e il Llano). 11 Pastor vorrebbe invece che il progetto del Moñino di evitare l'appa– renza di un baratto fra la soppressione della Compagnia e la restituzione dei ter– ritori pontifici, facendo fungere il Papa da mediatore nella cantesa tra !'Infante di Parma e Cario 111 di Spagna, fallisse per l'opposizione di Luigi XV di Francia. Cf. PASTOR, Storia dei Papi XIV/2, 229-234. - Circa la data della famosa lettera di Ferdinando di Parma a Clemente XIV (che il Pastor dice del 23 ott. 1773), cf. anche H. BEDARIDA, Les premiers Bourbons, 119-120. 13 Lettera del Sacco al conte Florida Blanca, ministro spagnolo a .Roma, del 29 maggio 1774, cit. da BENASSI, Guglielmo Du Tillot V, 371. 14 C:f. Diohiarazioni sulla p r a mm a ti e a del 1 giugno 1774 e dell'11 gen– naio 1775, in Raccolta di leggi, decreti, avvisi ed istruzioni coneernenti le Mani– morte, nn.24-25. Cf. anche i Decreti e rescritti del 17 giugno 1775, del 31 luglio 1777. Mss. in ASP. Cf. anche p.384 nota 62. 15 Anche le pratiche per un concordato tra la Santa Sede e il governo di Parma iniziate ne! maggio 1774 approdano soltanto ne! 1781, quando il papa il 6 aprile appone la firma al breve Exponi nobis, in cui concede la collettazione dei beni ecclesiastici alle comunita del ducato. Cf. Alfare di Rr>"na concernente il breve della collettazione, in ASP.

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